di Giovanni Catelli
In seguito all’articolo di Kim Willsher sul Guardian / Observer, riguardante le ipotesi formulate nell’articolo di Dario Fertilio sul Corriere della Sera del primo agosto, secondo cui l’incidente in cui Albert Camus perì nel 1960 fu dovuto ad un intervento del KGB sovietico, Olivier Todd e Michel Onfray, biografo e prossimo biografo di Camus, hanno espresso le loro opinioni sul caso.
Essendo in prima persona coinvolto nell’articolo di Fertilio, avendo divulgato le carte della biografia di Jan Zábrana in cui si parla dell’incidente di Camus, vorrei rispondere alle obiezioni espresse.
Olivier Todd afferma di aver avuto accesso ad un archivio del KGB di Mosca, e riferisce di non aver trovato alcunché riguardo al presunto attentato a Camus: aggiunge inoltre che: “se ci fosse stato qualcosa riguardo a Camus, lo avrei visto.”
Mi sembra abbastanza ingenuo pensare che il KGB permetta tranquillamente, ad un ospite francese, di esaminare carte riguardanti la possibile eliminazione di un premio Nobel francese al massimo della sua popolarità.
Penso che la debolezza dell’obiezione sia evidente.
Michel Onfray, dal canto suo, pur affermando che i sovietici all’epoca si sarebbero volentieri liberati di Camus, ritiene che lo avrebbero potuto eliminare in altro modo.
In effetti questo sembra confermare che la fermezza dimostrata da Camus su tutti i media mondiali contro l’intervento sovietico in Ungheria, potrebbe aver giustificato un intervento volto ad eliminare lo scrittore e a farlo tacere per sempre.
Onfray ricorda inoltre un fatto ben conosciuto: Camus, tempo prima, aveva deciso di tornare in treno, e aveva acquistato il biglietto, che portava con sé al momento dell’incidente; ma sappiamo con certezza da diverse biografie, e in particolare da quella di Todd, che sia Camus che i Gallimard avevano giorni prima della partenza fatto partecipi tutte le persone della propria cerchia, tramite telefonate, lettere e conversazioni, che sarebbero tornati insieme in auto: dunque, chi li controllasse avrebbe avuto facilmente conoscenza delle loro intenzioni.
La precisione di quanto riferito da Jan Zábrana è impressionante: a vent’anni di distanza dai fatti, nella Cecoslovacchia del 1980, stretta nel pugno sovietico dopo i fatti di Charta 77, sarebbe stato impossibile ricevere informazioni di tale precisione, se non da chi fosse direttamente coinvolto nei fatti; anche uno specialista potrebbe non ricordare che cosa aveva detto Camus, quando e contro chi.
Un amico professore universitario a Praga racconta come all’epoca fosse quasi impossibile ricevere dall’estero anche semplici testi universitari.
Il dibattito sul tema può continuare: consiglio a chi sia interessato di consultare quanto dichiarato dal regista Ales Kisil, che ha realizzato un film documentario sui diari di Zábrana: potrà confermare l’estrema accuratezza, serietà e precisione del poeta e traduttore, la cui figura gode in patria di enorme rispetto.
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Per rileggere il feuilleton sul caso Camus:
Prima puntata: Un complotto
Seconda puntata: Lourmarin
Terza puntata: La simmetria
Quarta puntata: Facel Vega
Quinta puntata: L’uomo di Praga
Sesta puntata: Il sogno
Settima puntata: Il Viaggio
Ottava puntata: La telefonata
Nona puntata: La partenza
Decima puntata: Zabrana
Undicesima puntata: La verità
Dodicesima puntata: L’onore e il destino
Tredicesima puntata: Le parole