Morte di un matematico californiano

Creato il 10 luglio 2013 da Chemako @chemako71

Il paradosso di Fermi e il mistero della formula dei numeri primi. La probabilità dell'esistenza di una  civiltà extraterrestre e l'ipotesi di Riemann. Enrico Fermi che scarabocchia la sua ipotesi su un tovagliolo in mensa a Los Alamos e i radiotelescopi del SETI che ascoltano l'universo. La possibilità di decrittare facilmente l'RSA e il milione di dollari messo in palio dal Clay Mathematics Institute. Sono tutti ingredienti della storia che vede coinvolto Martin Mystère nell'albo numero 326: Il paradosso di Fermi.

Luigi Mignacco è più castelliano di Alfredo Castelli. Crea un'appassionante avventura a partire da basi scientifiche e storiche solidissime e ottimamente documentate: il marchio di fabbrica del Detective dell'Impossibile, ciò che lo ha reso unico nel panorama fumettistico italiano e che ne ha decretato il successo. E in questo caso la scienze in questione sono la fisica e la matematica, ovvero discipline che, mal presentate, possono spaventare o, peggio, annoiare, tanto chi non le conosce, quanto chi le ha studiate a lungo. Appartenendo alla seconda categoria, non posso sapere se la storia sia stata apprezzata anche da un lettore che fa parte della prima.

Posso solo dire che la vicenda che si sviluppa dalla scomparsa di Lem Staniski, il matematico e fisico (suppongo) californiano, che ha intercettato un messaggio radio extraterrestre di natura artificiale contenente la soluzione della formula dei numeri primi, non banalizza assolutamente i temi scientifici. Riesce invece a renderli attraenti, a suscitare l'interesse, a porre interrogativi importanti. Senza mai dimenticare che il fine è quello di divertire il lettore. Direi di più. Si intuisce che si è divertito anche Luigi Mignacco, facendo propria la filosofia castelliana, espressa dall'autore milanese in un'intervista:

"..diciamo che a me piace molto imparare delle cose nuove e poi ritrasmetterle agli altri tramite il mio lavoro. Martin Mystère mi permette quindi di trovare l’occasione, o meglio la scusa, di imparare qualcosa di cui magari non mi occuperei mai, e poi di trasmetterla. È questo è il vero piacere del mio lavoro."
Una storia, quindi, da non perdere, nonostante qualche eccesso negli inseguimenti e nelle sparatorie (serviva proprio inserire la mafia russa oltre agli Uomini in nero?) e i disegni di Paolo Ongaro (non proprio il mio disegnatore mysteriano preferito).

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