Morire non mi piace per niente. È l’ultima cosa che farò.
Roberto Benigni
La morte (o, per un ateo, la fine della vita), è uno degli argomenti su cui si discute sempre pochissimo, probabilmente a causa della paura che tutti abbiamo dell’inesorabile avvicinarsi di quel momento… in genere si preferisce non pensarci fino a quando non è assolutamente necessario farlo… Niente di più sbagliato!
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Nella vita ci sono poche certezze, una di queste è che prima o poi finirà sicuramente… meglio rifletterci subito piuttosto che aspettare che sia troppo tardi e morire tristi rimpiangendo il passato.
Se la fine della vita è temuta da chi ha fede in Dio, nonostante gli si prospetti davanti un bel paradiso o una resurrezione-reincarnazione, figuriamoci quante difficoltà deve affrontare un ateo, che non crede ci sia alcun futuro dopo la morte.
Sia che si tratti della propria vita che volge al termine, sia che si tratti di un amico o parente che muore improvvisamente, come può un ateo elaborare il lutto?
Per il credente è tutto più “facile”, la morte non è una fine bensì il passaggio da questa vita “terrena” ad una vita ancora migliore, quella ultraterrena, con Dio. E nonostante questa felice convinzione, anche i più fedeli credenti piangono e si deprimono alla morte di una persona amata.
Purtroppo per un ateo l’anima non esiste, quindi con la morte l’attività elettrica dei neuroni cessa e con essa la persona che fino a poco prima era viva e poteva pensare e respirare finisce di esistere. Una volta fermati cuore e cervello, siamo morti e non c’è possibilità di ritorno.
È la dura realtà, è quello che la scienza dice e quello che tutte le prove mostrano: in fondo non siamo che animali ed esattamente come loro abbiamo una vita limitata nel tempo che dopo un po’ di anni termina. Pensare che proprio noi siamo l’eccezione a questa regola universale è un atto di estrema vanità ed egocentrismo.
Dobbiamo quindi piangere fin da ora la nostra breve e insensata vita?
Assolutamente no!
In verità vi dico (ho sempre sognato di citare Gesù parlando di ateismo, concedetemela), per fortuna che non siamo immortali!!!
Infatti la nostra vita ha un valore immenso solo perchè finisce, se fosse infinita non varrebbe nulla!
Pensate a come viene considerata la vita “terrena” da certi musulmani di oggi e dai cristiani di ieri (ad esempio nelle crociate): vanno tranquillamente a morire in nome di Dio in guerre sante assurde… perchè per loro valeva di più la vita ultraterrena, questa parentesi sulla Terra non significava nulla!
Essere consapevoli di essere mortali invece ci permette di assaporare ogni felicità, anche la più piccola.
Sapere che non saremo qui per sempre ci fa capire quanto sia assurdo sprecare il proprio tempo inseguendo a tutti i costi i soldi, il potere e il successo.
Ci sono persone che hanno vissuto con ritmo, che hanno completato il ciclo dell’esistenza passando dall’infuriare della giovinezza alle solide conquiste della maturità e al quieto e pacifico declino verso la morte. La gente di questo genere non teme la morte né lotta per sfuggirla giacché la vita è sempre stata completa, realizzata come un’opera d’arte. Non hanno mai temuto né negato la vita. Non accettano la morte per stanchezza o disperazione ma l’accettano perché hanno compiuto il ciclo con compiuta soddisfazione.
Louis Bromfield
Detto questo, come può un ateo razionalizzare la morte di una persona amata?
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Personalmente mi vedo come una piccolissima porzione di un pianeta, la Terra, il cui ecosistema resta in equilibrio dinamico e precario grazie alle interazioni tra animali, vegetali e l’ambiente che li circonda. Il ciclo della vita è una di queste interazioni, inevitabile e assolutamente necessaria al mantenimento dell’ecosistema.
Siamo come delle foglie che crescono su un albero: nasciamo di primavera e viviamo d’estate, ma prima o poi arriva l’autunno e dobbiamo necessariamente cadere perchè altre foglie possano crescere e rendere più forte l’albero… non è solo inevitabile, è anche auspicabile, altrimenti l’albero morirebbe e la vita smetterebbe per tutti, non solo per me.
Noi siamo parte di questo ecosistema (una volta morti torniamo a fonderci con esso) e solo comprendendo quanto sia importante il “tutto” possiamo accettare che muoiano le “parti” che lo compongono.
La morte è parte naturale della vita. Gioisci per coloro che intorno a te si trasformano nella Forza. Dolore non avere. Rimpianto non avere. L’attaccamento conduce alla gelosia. L’ombra della bramosia essa è.
Yoda ad Anakin Skywalker, Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith
E l’anima? L’anima è un’idea Cristiana che ha alcun riscontro nella realtà.
Ma, interpretandola metaforicamente, possiamo tranquillamente dire che lo spirito di un defunto consiste nell’insieme di relazioni che esso ha mantenuto in vita, gli insegnamenti che un padre dà a un figlio, l’amore che un marito dà ad una moglie, la felicità che si prova tra amici.
In fondo, questo “spirito” non muore mai: sarà il nostro piccolo, piccolissimo contributo alla storia dell’umanità, per sempre.
“Ora sono vivo, e da morto sarò morto”
“Non capisco, ma non hai paura?”
“Ma di che! Non sentirò più nulla! [...] E poi, chissà come sarà… o saprò di essere morto oppure no, se lo saprò vedrò il da farsi lì per lì, e se non lo saprò… ma che sto a preoccuparmene ora?”
Woody Allen: “Hannah e le sue sorelle”
Libro consigliato:
La vita eterna – Fernando Savater
Samuele su B-log(0), 2012. |
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