Mostra a Firenze su don Milani e altri “artisti di vocazione”

Creato il 25 marzo 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

“Il prologo di un tempo nuovo”. Questo il titolo della mostra che sarà inaugurata mercoledì a mezzogiorno presso l’Archivio Contemporaneo “A. Bonsanti”, nel quartiere Oltrarno di Firenze. Organizzata dal “Gabinetto Scientifico Vieusseux” e patrocinata dalla “Fondazione Balducci”, si protrarrà sino al 24 aprile. Un’esposizione che chiama a sé artisti – si potrebbe dire – “di vocazione” e che si fa sintesi di tre dimensioni: arte, poesia e fede.

Tre i territori toccati, tre i grandi nomi coinvolti nella mostra, legati più di quanto si immagini: ci saranno quadri inediti di don Lorenzo Milani, realizzati in giovane età, quando nella vita voleva fare il pittore (frequentò la prestigiosa Accademia di Brera), prima della vocazione che lo rese il sacerdote-formatore della scuola di Barbiana; ancora, poesie del giovane Ernesto Balducci, scritte in seminario prima di diventare presbitero; e infine, disegni e versi di Michele Ranchetti, scrittore, traduttore, nonché docente universitario di Storia della Chiesa nel capoluogo toscano tra il 1973 e il 1998. Insomma, tutti e tre avevano coltivato durante le proprie vite un intenso rapporto con il mondo cristiano-cattolico e soprattutto avevano energicamente agito in prima persona nel contesto fiorentino e toscano.

La mostra sarà costituita fondamentalmente da materiale d’archivio inedito e si articolerà tra quadri, disegni, manoscritti autografi e fotografie in grado di riportare alla luce la situazione sociale e culturale vissuta da Balducci, Milani e Ranchetti durante gli anni convulsi della guerra, tra il 1940 e il ‘43, prima cioè che ciascuno di loro si indirizzasse verso una direzione più definita.

Alcuni pannelli, abbinati ai documenti cartacei, fungeranno da ponti memoriali per  luoghi e momenti di particolare rilievo, rievocati anche grazie a commenti dei tre protagonisti su quel periodo, sul significato della propria vocazione e sulle incertezza e i dubbi suscitati dalla situazione circostante, quella dell’Italia fascista.

Emerge da questa esposizione una verità ben più che contingente e occasionale. È – invece – la risposta ad una gioventù difficile, l’espressione raffinata di personalità ancora oggi poco conosciute e scarsamente studiate, che tuttavia, finalmente, possono annoverare fra i propri indubbi meriti anche il riconoscimento di essere stati importanti nomi dell’arte italiana del XX secolo.

Articolo di Matteo Tamborrino.


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