Mostra del cinema: "Cose dell’altro mondo"

Creato il 08 settembre 2011 da Cinemaleo

2011: Cose dell’altro mondo di Francesco Patierno

 uscita italia: 3 settembre 2011  

 

Una fiaba apocalittica presentata al 68° Festival Veneziano.

Il film naturalmente ha suscitato polemiche (…e prima ancora che uscisse): presentare una società che rifiuta l’extracomunitario ma che se ne serve continuamente non poteva non dare fastidio a qualcuno… come a qualcuno dà ancora fastidio che argomenti seri e drammatici siano trattati in chiave caricaturale o comica.

Chi giudica negativamente il film per questi motivi, sbaglia e di grosso.

L’ostilità per il diverso è una delle piaghe della nostra epoca: l’Italia ne sembrava immune ma quanto accaduto negli ultimi decenni distrugge questa pia illusione e quindi onore alla nostra cinematografia che ha il coraggio di parlarne. Il parlarne poi col tono leggero della commedia non dovrebbe scandalizzare: spesso le denunce arrivano più direttamente al pubblico se affrontate sotto l’apparenza del sorriso (e gli esempi sono numerosi ed illustri, basti pensare a La vita è bella o a Train de vie…).

Lode quindi a Francesco Patierno (che da vari anni mancava dal grande schermo) nell’aver realizzato una commedia che propone uno degli argomenti più attuali e discussi. Il problema però è che Cose dell’altro mondo non appare un film riuscito. Il difetto maggiore è che vorrebbe essere, nonostante il tema, divertente: in realtà il film non lo è. La scarsa fantasia nella sceneggiatura (in novanta minuti accadono due o tre cose, non di più…), l’evidente difficoltà di collegare tra loro storie diverse, il ritmo lento, i personaggi senza spessore e non ben caratterizzati né motivati, la fotografia piatta e incolore, le situazioni più volte ripetute (e con qualche prolissità) tolgono al lavoro mordente e fanno scemare nello spettatore l’ interesse iniziale. D’accordissimo quindi con quanto scritto su MyMovies: “…il film si snoda come una fiaba, basata su un presupposto irrealizzabile ma che suscita profonde riflessioni. Lo spunto è nobile ed interessante, ma cinematograficamente la storia, con risvolti non proprio innovativi, è debole, la sceneggiatura fa acqua ed è a tratti incongrua (vedi lo sviluppo del rapporto tra l’ondivaga insegnante ed il poliziotto), la regia di Patierno è piatta e senza guizzi, i toni da commedia non sono avvalorati da memorabili trovate divertenti (a parte un paio di gag), il finale non ci strabilia per originalità” (Pepito1948).

Qualche perplessità desta il cast. Diego Abatantonio è molto bravo ma tende al ripetitivo, Valerio Mastandrea continua nel rifare se stesso (sarebbe ora che affrontasse ruoli diversi), Valentina Lodovini -nel personaggio meno definito del film- non persuade del tutto. Lode senza riserve a una rediviva Laura Efrikian (mostra un inaspettato talento fuori dal comune).

Cose dell’altro mondo ha ricevuto dalla critica accoglienze contrastanti (ma perlopiù negative): “Divertente commedia che affronta con intelligenza il tema dell’immigrazione (Giancarlo Zappoli), Cose dell’altro mondo si annuncia come uno dei migliori film italiani delle ultime stagioni, divertente senza mai essere banale” (Il Giornale), Patierno mette il dito nella piaga… ma il regista non affonda la lama affrontando la questione solo in modo superficiale (Movieplayer), “Passata la piacevole ora e mezza, però, ci si chiede se non sia proprio l’idea di base a trascinare il film su un terreno scivoloso, che esigerebbe un approfondimento e una serietà che non si scorgono” (Cinemadelsilenzio), “…lo script, al di là dell’originale idea di partenza, non risulta sviluppato a dovere” (FilmUp), “…il marketing è buono e il film meno. Molto, molto, molto meno… Non c’è un’inquadratura, un movimento di macchina, un’espressione intensa, un’immagine forte” (Badtaste).

p.s.

Scrive giustamente Roy Menarini: “Il fatto che alcuni film, come il fortunato blockbuster con Claudio Bisio e quest’ultimo tentativo con Abatantuono e Mastandrea, traggano l’idea del proprio racconto da opere pre-esistenti – rispettivamente Giù al Nord e Un giorno senza messicani – non fa che confermare la sete d’immaginario che ci affligge”.

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