La mostra inizia bene.
Sion Sono: Why Don't You Play In Hell? (Giappone)
William Friedkin: Il Salario Della Paura (Sorcerer) (Usa, 1977)
Per iniziare, pur conoscendo i classici L'Esorcista, Il Braccio Violento Della Legge, Vivere e Morire a L.A., il mio punto di riferimento è e rimane il recente - e splendido - Killer Joe, il quale (con una differenza d'età considerevole, 33 anni) mantiene ancora intatto l'impatto nichilista di Sorcerer. Inoltre, sarebbe interessante approfondirne l'analisi facendo un paragone illuminante con il film di Clouzot da cui è la pellicola è tratta.
4 uomini: un sicario, un terrorista, un uomo d'affari fallito e un rapinatore sono costretti a scappare dai rispettivi paesi e trovano rifugio in un villaggio miserabile del centramerica, lavorando per una compagnia petrolifera. Povertà, corruzione, malattia: le condizioni di vita sono pietose; una bomba fa saltare in aria il pozzo petrolifero e i 4 vengono scelti per trasportare nella giungla un grosso carico di nitroglicerina per soffocare l'incendio. Data l'instabilità della nitroglicerina, non si può usare l'elicottero, solo autocarri.
Non c'è bisogno di dirlo: Friedkin è grande. Il tono della sua direzione è nevrotica. I suoni sono quasi solo quelli dei motori, con musiche a tratti dissonanti. Il film si anima d'improvviso, e la tensione accumulata nella prima parte esplode di colpo nel confronto tra i protagonisti nella seconda. Indugia ostinatamente a torturare lo spettatore nelle scene più impegnative (l'attraversamento del ponte nella giungla). Friedkin è regista delle condizioni (di vita) impossibili, quelle della missione (attraverso la giungla: suicida in partenza) come quelle dei miserabili (tutti scarti umani condannati all'annientamento).
E non mi convince il (bellissimo) discorso che ha tenuto durante la premiazione: Ciò che ha espresso sul bene o il male nel suo cinema è secondario. Questo Friedkin, il Friedkin del passato, non sembra nutrire alcuna fiducia per l'umanità: in una scena durante un matrimonio, la sposa ha un occhio ammaccato dalle botte, e il prete traffica soldi con altri sacerdoti. I protagonisti muoiono, per puro caso (una ruota che scoppia?), e senza un perchè. Il vero protagonista del film è la morte. Per quanto voglia farci credere il contrario Friedkin è ancora un "maledetto" sadico, come si vede dal recente Killer Joe. Il finale - terribile - che li accomuna, lo dimostra.
S.U.