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Motociclismo: Nicola Dutto e il senso di libertà assoluto

Creato il 15 dicembre 2014 da Sportduepuntozero

motociclismo - nicola duttoNicola Dutto è stato torinese per poco. E’ “solo” nato nell’ex capitale del Regno, prima di trasferirsi a Beinette, piccolo comune poco distante da Cuneo. Sportivo a 360°, fin da ragazzino, ha provato diverse specialità prima di approdare a quella che gli ha cambiato la vita, il motociclismo: “La passione per la moto – esordisce Nicola – posso dire di averla sempre avuta, per il senso di libertà assoluto che si prova quando si è in sella. Ho dovuto lottare non poco per poterla curare come ho poi fatto perché in famiglia non era condivisa e non c’era nessun altro praticante”. Prima della moto lo sci alpino, “praticato fino ai 16 anni”, poi le arti marziali, “dai 16 ai 28”. Nick Dutto, con tanto di sito personale che ne racconta le imprese, non è un atleta comune. Campione di motociclismo nella categoria Baja (nata dall’unione tra le caratteristiche del rally e delle prove di enduro) si era districato benissimo tra asperità, avversari e cronometri fino al marzo del 2010 conquistando tra gli altri due titoli europei e due italiani prendendo il via nelle più importanti competizioni internazionali di settore.

Il 20 marzo di quel 2010 cambia radicalmente lo scenario del campione cuneese che in seguito ad un incidente a Pordenone diventa paraplegico. Nove mesi di ospedale, la riabilitazione, il ritorno alla vita e allo sport. Incredibile ma vero. Oggi Nicola ha ripreso a gareggiare e con i normodotati. I suoi risultati sono la fotografia della grandezza dell’uomo ancor prima che del campione. Una seconda vita sportiva voluta fin da quel giorno così nefasto oppure no?: “Dopo l’incidente – sottolinea Dutto – l’ultima cosa alla quale pensavo era di tornare in moto. Ad un anno dall’accaduto ho riacquistato l’equilibrio, completamente perso nell’immediatezza del post-incidente. Cambia completamente la percezione del baricentro. Così ha preso corpo l’idea del rientro. L’unica condizione era però riuscire a divertirmi ed ecco che la magia si è materializzata, dopo i primi 50 metri. La mia moto è come le altre, solo con i comandi degli arti inferiori trasferiti sul manubrio. In sella i problemi che ho nella vita quotidiana si cancellano. Conta il pilota. Non bisogna mollare mai, lo sport lo insegna. Sia a livello psicologico che fisico”.

Come sei stato riaccolto dal resto del gruppo?: “In modo magnifico, come un fratello. Nel nostro mondo l’avversario è il cronometro e possiamo definirci anche per questo una grande famiglia. E’ stato bellissimo, emozionante per me e per tutti”. Un sogno nel cassetto?: “Direi di no. Sono felice con quello che ho, soprattutto per essere riuscito a tramutare in professione una passione. In questo senso mi sento appagato”. Oltre allo sport?: “Non potrei prescinderne. Anche le altre mie voglie sono sportive”. In Italia se non si è calciatori si ha poco spazio, ne risenti?: “Il problema è che bisognerebbe cambiare la nostra mentalità. Amiamo più il personaggio della disciplina agonistica in sé. Pensiamo a Tomba e alla popolarità dello sci quando c’era lui. Così alla Moto GP con Valentino Rossi. Non succede così in altri Paesi, vedi la Spagna dove la passione per il motociclismo è tangibile”.

Parliamo dell’anno agonistico appena concluso. Come lo giudichi in termini personali?: “E’ andato discretamente bene. Mi ero posto l’obiettivo di correre due gare, la Baja 500 e la “Vegas to Reno”. La prima l’ho chiusa al 6° posto, la seconda non l’ho conclusa a causa di una rottura. Nel 2015 il programma ne prevede quattro, sempre Ironman, in America, Spagna e Marocco”. Intanto ci si allena: “Sarò in preparazione da gennaio, piscina e palestra”. Per l’inverno Nicola Dutto ha in serbo una nuova sorpresa, nel richiamo del suo primitivo terreno d’espressione sportiva, lo sci: “A Prato Nevoso, il 7 gennaio, avrò il primo appuntamento con l’ovetto. Avevo già fatto una prova l’8 dicembre del 2010 ma ero troppo fresco di lesione. Anche in questo caso, come successo in moto, proverò a capire se sarà un divertimento. In caso affermativo non escludo gare di settore. D’altra parte se riesco a gestire l’equilibrio dall’altezza di 1 metro, quella che separa la sella della moto da terra, perché non farlo dai circa 50 centimetri dell’ovetto?”. E così il pilota KTM continua la sua storia di atleta che fa parlare il mondo. Negli States e in altri Paesi è molto più conosciuto che da noi. Meditiamo anche su questo e tifiamo per lui, vera immagine di sportivo a tutto tondo.


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