Il 20 marzo di quel 2010 cambia radicalmente lo scenario del campione cuneese che in seguito ad un incidente a Pordenone diventa paraplegico. Nove mesi di ospedale, la riabilitazione, il ritorno alla vita e allo sport. Incredibile ma vero. Oggi Nicola ha ripreso a gareggiare e con i normodotati. I suoi risultati sono la fotografia della grandezza dell’uomo ancor prima che del campione. Una seconda vita sportiva voluta fin da quel giorno così nefasto oppure no?: “Dopo l’incidente – sottolinea Dutto – l’ultima cosa alla quale pensavo era di tornare in moto. Ad un anno dall’accaduto ho riacquistato l’equilibrio, completamente perso nell’immediatezza del post-incidente. Cambia completamente la percezione del baricentro. Così ha preso corpo l’idea del rientro. L’unica condizione era però riuscire a divertirmi ed ecco che la magia si è materializzata, dopo i primi 50 metri. La mia moto è come le altre, solo con i comandi degli arti inferiori trasferiti sul manubrio. In sella i problemi che ho nella vita quotidiana si cancellano. Conta il pilota. Non bisogna mollare mai, lo sport lo insegna. Sia a livello psicologico che fisico”.
Come sei stato riaccolto dal resto del gruppo?: “In modo magnifico, come un fratello. Nel nostro mondo l’avversario è il cronometro e possiamo definirci anche per questo una grande famiglia. E’ stato bellissimo, emozionante per me e per tutti”. Un sogno nel cassetto?: “Direi di no. Sono felice con quello che ho, soprattutto per essere riuscito a tramutare in professione una passione. In questo senso mi sento appagato”. Oltre allo sport?: “Non potrei prescinderne. Anche le altre mie voglie sono sportive”. In Italia se non si è calciatori si ha poco spazio, ne risenti?: “Il problema è che bisognerebbe cambiare la nostra mentalità. Amiamo più il personaggio della disciplina agonistica in sé. Pensiamo a Tomba e alla popolarità dello sci quando c’era lui. Così alla Moto GP con Valentino Rossi. Non succede così in altri Paesi, vedi la Spagna dove la passione per il motociclismo è tangibile”.
Parliamo dell’anno agonistico appena concluso. Come lo giudichi in termini personali?: “E’ andato discretamente bene. Mi ero posto l’obiettivo di correre due gare, la Baja 500 e la “Vegas to Reno”. La prima l’ho chiusa al 6° posto, la seconda non l’ho conclusa a causa di una rottura. Nel 2015 il programma ne prevede quattro, sempre Ironman, in America, Spagna e Marocco”. Intanto ci si allena: “Sarò in preparazione da gennaio, piscina e palestra”. Per l’inverno Nicola Dutto ha in serbo una nuova sorpresa, nel richiamo del suo primitivo terreno d’espressione sportiva, lo sci: “A Prato Nevoso, il 7 gennaio, avrò il primo appuntamento con l’ovetto. Avevo già fatto una prova l’8 dicembre del 2010 ma ero troppo fresco di lesione. Anche in questo caso, come successo in moto, proverò a capire se sarà un divertimento. In caso affermativo non escludo gare di settore. D’altra parte se riesco a gestire l’equilibrio dall’altezza di 1 metro, quella che separa la sella della moto da terra, perché non farlo dai circa 50 centimetri dell’ovetto?”. E così il pilota KTM continua la sua storia di atleta che fa parlare il mondo. Negli States e in altri Paesi è molto più conosciuto che da noi. Meditiamo anche su questo e tifiamo per lui, vera immagine di sportivo a tutto tondo.