Partiamo dal presupposto che a me leggere recensioni da cima a fondo un po’ m’accascia, figuriamoci scriverle. Che io al massimo leggo giusto le stellette e, se proprio stimo la penna di chi le ha assegnate, mi soffermo sulle sue elucubrazioni. Ma assai di rado. Insomma, se devo scegliere cosa acquistare/ascoltare non mi interessa l’aspetto letterario, altrimenti mi gusterei un libro di Nick Hornby o di Ross Alex, cosa che faccio volentieri, ma non quando tengo la fregola dell’acquisto musicale (ossia assai di frequente). Tra l’altro non sarei un fan di questo blog se non fossi interessato a QUALCOSA D’ALTRO, all’estetica del metallaro (per dirla alla Luca Signorelli, il Guru del metal scritto), alla sensazione che si prova, al percorso che porta una persona a consumare strani oggetti rotondi che riflettono la luce ed emettono note musicali, anziché a lanciarli al cane del vicino che magari la smette di abbaiare anche di notte. Insomma, quello che mi interessa di chi scrive di musica non è tanto il cosa ma il perchè.
Questa è la mia storia di oggi. La storia di un diciassettenne che ogni sabato pomeriggio si fa a piotte il percorso dall’Oratorio al negozio di dischi più metal di Bergamo (R.I.P. – oggi mi pare ci vendono maglioni in cashmere), ed ivi giunto, con le paghette che è riuscito a racimolare, saccheggia ogni musicassetta/ciddì (amore ex aequo per entrambi i supporti, chè il vinile, volente o nolente, è di un’altra generazione) di cui abbia memoria visiva per averne visto la grafica sulle pagine di Metal Hammer o Metal Shock. Finchè arriva quel giorno in cui il negoziante gli fa – “Senti un po’ questo, per me ti piace” e gli passa un paio di cuffie e un cd doppio, dalla copertina lo-fi e dal titolo misterioso: Timothy’s monster. La band ha il solito nome scippato ai film “tettonici” in bianco e nero di Russ Meyer, Motorpsycho. Mudhoney e Faster Pussycat son già stati opzionati. Ascolto. Il primo pezzo è una ballad sottovoce registrata in camera con chitarra acustica, basso e mellotron sovrainciso, che ripete il karma “It feels so good to feel again”. Carino, dico io, sembrano gli Smashing. Il negoziante fa segno di cacciarmi fuori dal negozio e, sorvolando sul mio commento, me li “piazza”. Li compro quasi per fargli un favore, tante sono le lodi sperticate. Sebbene lui sia della primissima ondata, quella che “Eh, ma adesso si sono ammorbiditi”. Poi l’album lo ascolto sì e no due volte e lo lascio lì vicino a Without a sound dei Dinosaur Jr che però mi garba di più.
Salto in avanti di quattro anni, periodo dell’università, rivoluzioni copernicane nell’aria. Passo il cd ad un amico fidato che ama l’alternative e quello, meno di 24 ore dopo, mi INTIMA di riascoltarlo con un ordine diverso, che lui stesso mi scrive su un post-it. Tra le prime della lista c’è questa. Mi immergo. Dipendenza istantanea. Tempo una settimana conosco l’album a memoria, ogni respiro, ogni stonatura, ogni meraviglioso cambio di stile, e soprattutto adoro quel caleidoscopio di generi che il trio riesce a mescolare senza mai sbrodolarsi addosso. Cerco anche di convincere l’amico a fondare una cover band dei MP ma lui ormai è passato a Manu Chao. Chiaramente recupero tutta la discografia presente e passata e comincio a seguire i tre nordici (Trondheim, Norvegia) dal vivo con un’assiduità che solo un fan dei Dead o dei Nomadi può capire, anche più volte all’anno, se capita. D’altronde vivere (e studiare) a Milano ha i suoi bei vantaggi.
Insomma, i norvegesi continuano a fregarsene di tutto e di tutti, seguono solo il proprio gusto e vanno per la propria strada. Ciò è degno di ammirazione. E se magari quel lick di batteria è un sonoro plagio dell’intro di un noto pezzo dei Maiden, loro mica lo nascondono, anzi gli rendono omaggio con un titolo degno dei Tenacious D. Tanta gigioneria, quindi, che di questi tempi, fa solo bene al cuore. Ah, per chi fosse interessato, Il tour 2014, anno in cui cui ricorrono i loro 25 anni di onorata carriera, farà tappa il 2 giugno a Trezzo sull’Adda, il 3 giugno a Roma, il 4 giugno a Torino e il 5 giugno a Cesena. Andate a vederli. A parte i volumi a livelli Lemmy-DeMaio, non ve ne pentirete.