la vita della quattordicenne Mouchette è l’esempio cristallino di quello che non dovrebbe essere l’infanzia e, per esteso, la giovinezza: cresciuta nella più totale miseria, è costretta a fare da vice-mamma al fratellino visto che la loro, di mamma, giace a letto gravemente malata; a scuola è ghettizzata e, per questo, cova un profondo rancore verso i suoi coetanei e la loro esibita diversità, che sfoga lanciandogli contro pezzi di terra; il padre è manesco e ubriacone e le parla solo per sgridarla. Mouchette non ha veramente nulla per poter trascorrere qualche momento di felicità, sembra che l’intero paesaggio umano in cui è nata e cresciuta non possa provare nulla più che sorda ed egoistica pietà nei suoi confronti.
II.livore (il Martirio rivisitato)
il taglio realista evita di scandagliare l’arbitrio individuale della ragazzina, trasmettendo l’immagine di un giunco trascinato dalla corrente del fiume e niente di più. l’ennesima figura di carne venuta a soffrire e morire nella valle di lacrime del signore. in questo, l’opera è profondamente permeata del nichilismo denigratorio della natura umana propria della versione cattolica del cristianesimo: solo e soltanto di dolore e privazione è costellato il percorso dell’essere umano. fa niente se, esplicitamente, non vengono fatti riferimenti al messaggio e al simbolismo religioso: la protagonista stessa, con la sua frustrazione e solitudine, è una figura tragica, esemplare, biblica, una madonna imbronciata: il che è una cosa che fa rabbrividire, se detta riguardo a una bambina. il letto del fiume diventa l'ultimo abbraccio vivo di un mondo che non sembra aver mai voluto bene alla ragazza, un mondo così crudele da toglierle anche l’unica figura dalla quale avesse mai ricevuto amore. timidamente ma perentoriamente, il suo addio al mondo è un'elogio al nulla di cui è pieno il presente.