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Mozambico /Il Governo ha in progetto un nuovo porto sull'oceano

Da Marianna06

Per quanto l'economia del Mozambico di questi tempi è notorio che non goda di certo di un buono stato di salute, il Governo continua  a coltivare speranze di ripresa.

E probabilmente non sbaglia.

Il Paese è giovane e può ,volendo, riuscire a farcela e uscire definitivamente dalla crisi che l'attanaglia.

 

 

Mz-map

 

Infatti, la scoperta di una nuova miniera di carbone in località Tete, ha dato l'input in sede decisionale alla progettazione di un nuovo porto fluviale sullo Zambesi,idoneo a trasportare merci fino all'oceano Indiano.

Esso dovrebbe  avere lo scopo, ad estrazione e trasporto avvenuti, di convogliare nella zona costiera del Paese tutto il carbone e il minerale ferroso di Tete, la città dove è avvenuta la recente scoperta, su mercantili diretti poi  alla volta dell' India.

E si tratterebbe di qualcosa come , secondo stime attendibili,  all'incirca di  30-40 mila tonnellate e forse più tra carbone e minerali ferrosi.

Questo nel corso degli anni a venire. Ovviamente.

L'India, inoltre, è interessata all'esportazione di carbone mozambicano anche perché la ditta appaltatrice dei lavori del porto è il gruppo indiano Essar-Ports.

L'India, come il Brasile, è noto che è considerata attualmente un'economia emergente e il carbone è indispensabile in prospettiva  per lo sviluppo industriale del sub-continente.

La notizia è trapelata attraverso fonti portoghesi.

Il Portogallo, infatti, è  anch'esso interessato alla ripresa economica del Mozambico perché molti giovani portoghesi guardano al Mozambico, come del resto anche all'Angola, altra ex-colonia, per poter trovare eventuali possibilità d'impiego nel mondo del lavoro.

E questo a causa della situazione di crisi occupazionale, che investe un po' tutta l'Europa e, in particolare quella del Sud.

Tentativi, da ogni parte e in qualunque modo, per creare sviluppo dunque e quindi lavoro.

Chiamiamole pure sinergie in atto, anche se forse il termine, per la modestia dell'impresa, non è proprio uno dei più appropriati. 

 

   A cura di  Marianna Micheluzzi  (Ukundimana)

 


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