Il signor Walter Black soffre di una forma acuta di depressione: in pratica, è un corpo senza più volontà, un uomo vuoto.
Il castoro è tutto ciò che egli non è ma vorrebbe essere, se avesse la volontà/il coraggio per farlo. Riprende in mano la sua azienda, riempiendola di soldi e successo, torna a casa e dedica il suo tempo al figlioletto, fa l'amore con sua moglie. Tutto questo, con il castoro attaccato al braccio. La sua terapia contro la depressione, là dove ogni medico ha fallito.
Mr. Beaver ha una personalità forte, decisa, e Walter non è in grado di dire e fare nulla se non attraverso il pupazzo. Esso diventa la parte dominante di Walter, ma che è anche la parte egoista, la parte che anela al successo e che per raggiungerlo rinuncerebbe ad ogni cosa. E quando il signor Black sta per perdere ancora la sua famiglia, dovrà scegliere tra tagliare via Mr. Beaver e lottare contro la sua depressione una volta per tutte o farsi guidare ancora ed ancora come una marionetta, da una marionetta, senza più avere accanto le persone più care.
Questo film parla proprio di questo, anche attraverso la storia secondaria di Porter Black. E anche di come possano essere diversi e fragili i rapporti padre-figlio, o al contrario di quanto possono diventare forti se si decide di non seguire solo il proprio ego ed il proprio orgoglio. Parla di una lotta quotidiana che ognuno può trovarsi ad affrontare e che non sempre ha un lieto fine, o per lo meno non il lieto fine che ci aspettiamo.
Un film da vedere, e che lascia a ciascuno indizi diversi per farsi interpretare, ma che a tutti lascia indistintamente da riflettere.
Nota di merito a Mel Gibson, che non sempre riesco ad apprezzare, ma che è stato davvero di una bravura assurda, calandosi nel suo personaggio, o nei suoi personaggi, al meglio.
-Miss Hyde-