Mr Ciak #13: La notte del giudizio, Now you see me, 20 anni di meno, Passion
Creato il 15 luglio 2013 da Mik_94
Cari
amici, buongiorno e buon inizio di settimana! Oggi, dopo qualche
settimana di latitanza, ritorno a vestire i panni del mio alter-ego,
Mr Ciak. E, in quattro brevi recensioni, vi parlerò di alcuni tra i
film più degni di nota visti recentemente: una garbata e divertente
commedia francese, un thriller erotico sfortunatamente ancora inedito
da noi, uno spettacolare film d'azione che – in questi giorni –
sta facendo furore nelle sale italiane, un cattivissimo horror che
approderà da noi il primo agosto. Fatemi sapere quali v'ispirano.
Non potevo, comunque, non spendere due parole su due morti improvvise
che, solo ieri, hanno sconvolto il mondo dello spettacolo. Il
doppiatore Tonino Accolla e la giovane star di Glee,
Cory Monteith. Leggendo la notizia della morte dell'attore che, per
quattro stagioni, ha interpretato il simpatico Finn Hudson sono
rimasto... pietrificato. Ho sempre considerato Glee
una
grande, rumorosa e allegra famiglia e, adesso, mi sento come se fosse
venuto meno un cugino o un fratello. Il mio pensiero va a Lea
Michele, fidanzata di Cory anche fuori dal set. In serata, ieri, ho
visto una foto di lei accasciata sulla sua bara. Alla fine non ho
retto nemmeno io. Nonostante la notevole somiglianza, però, si è
trattato di un “falso”. Quella foto straziante e bellissima
ritraeva Ashley Edens, la moglie di un soldato caduto in Afghanistan.
Un bacio a tutti! Tonino e Cory, riposate in pace :')
Casa:
il posto in cui tutti si sentono al sicuro, o quasi... Dopo averci
parlato di una famiglia alle prese con i demoni dei loro antenati, di
bambini mortalmente vittime di incubi senza fine, di serial killer
senza volto, i produttori di Paranormal Activity, Insidious e
Sinister ritornano a spaventare i loro fan, seguendoci ancora una
volta fino alla porta di casa. The Purge - La notte del giudizio
riprende la più consolidata delle storie nella tradizione del
mondo del cinema horror, ma sa rinnovarsi dall'interno, scegliendo
come scenario un'inquietante America distopica e un preoccupante
futuro, tutt'altro che lontano negli anni. Nel film scritto e diretto
da James DeMonaco, tra appena dieci anni, gli USA vivranno una
sorprende ripresa – economica, politica, sociale. E' abolita la
violenza, sono stati per sempre cancellati furti, povertà, crimini.
Tutti vivono in pace, in equilibrio, senza disparità. Ma non si può
negare la natura animale dell'uomo, una bestia a sangue freddo. Una
notte all'anno, quindi, per dodidi ore, le persone potranno dar sfogo
ai loro istinti, alla loro rabbia cieca. Tutto è concesso, ma solo
dal tramonto all'alba. La famiglia Sandin – una delle più
facoltose del loro quartiere – è al sicuro nella loro casa
perfetta. La loro villa è una fortezza inespugnabile. Ma quando il
figlio minore, mosso da pietà, farà entrare in casa un uomo ferito
e in cerca di un rifugio, tutto precipiterà nel caos più totale.
Fuori dalla loro porta, inquietanti ragazzi mascherati, con fucili e
mannaie tra le mani, reclamano la loro vittima... La
notte del giudizio è un esempio
di film intelligente. Ha una manciata di attori – nel cast,
infatti, spiccano principalmente i sempre bravi Ethan Hawke e Lena
Headey -, un budget ridottissimo, una trama che più semplice non si
può. Però ha il coraggio di proporre qualcosa di nuovo, almeno
nelle intenzioni di base. Ci sono rimandi evidenti ad Arancia
Meccanica, Funny Games, The Strangers, Them,
ma ciò che viene aggiunta è una motivazione a tutta quella violenza
infernale, cosa che negli altri film mancava del tutto. C'è un
briciolo di razionalità anche in mezzo al caos. Inoltre, non c'è
l'ombra di lentezza che caratterizzava i film sopracitati. E' breve,
spietato, crudele e ha l'impianto di un serrato film d'azione. Pur
non lesinando con gli effetti splatter, è violento soprattutto per
il plot disturbante. Una riflessione, anche se scomoda, nasce
naturalmente: tu, al posto della famiglia Sandin, cosa
faresti? Nonostante le diverse
critiche negative ricevute negli USA, il sequel è già in
programmazione, visto il successo lampo della pellicola. Aspetto
quello e, soprattutto, Insidious 2 – il
primo rimane uno degli horror più affascinanti visti negli ultimi
anni!
Vecchia
storia. Lo sapete già. A me i film d'azione non piacciono.
Inseguimenti in automobile, scene al rallenty, rapine e combattimenti
a colpi di effetti speciali e macchine in fiamme mi annoiano
mortalmente. Preferisco evitare. Però quando mi imbatto in un film
come Now you see me – I maghi del crimine non posso non
manifestare il mio entusiasmo. Entusiasmo che, nel corso della
visione, è volato alle stelle. Dopo il bel Danny The Dog, il
discreto L'incredibile Hulk e il forse più celebre, ma meno
degno di nota, Scontro tra titani, il regista francese Louise
Leterrier torna in grande stile con, a mio parere, il migliore dei
film da lui diretti. Prendendo apparentemente le mosse dalle truffe e
dagli intrighi dei vari Ocean's Eleven, con un cast stellare
su cui fare affidamento, Now you see me fa di una rapina in
banca il più spettacolare e coinvolgente gioco di prestigio di
sempre, in cui il trucco c'è, ma – fino alla fine – non viene
rivelato. Intelligente, divertente, veloce, ben recitato, surreale,
magico, è un intrattenimento senza eguali. Non c'è violenza, non ci
sono parolacce, ma tutto è pervaso dall'atmosfera rilassante e
rilassata e dall'intrigante mistero di un ottimo film per famiglie
che non rinuncia a niente: amore, avventura, azione e sanissimo e
necessario stupore. Effetti speciali sorprendenti, numeri da
capogiro, scene che strappano un brivido e un sorriso, location che
vanno da New York a Parigi, da New Orleans a Las Vegas. Luci, cascate
di dollari fruscianti, vendette e giochi, personaggi incisivi e ben
riusciti. Graziosa e adorabile Isla Fisher (I love shopping) –
ma quanto è bella? -, simpatica canaglia Woody Harrelson (Hunger
Games), nerd e leggermente saccente come sempre un Jesse
Eisenberg dalla pettinatura particolarmente brutta (The Social
Network), agile e vivace il fratellino meno conosciuto di James
Franco, Dave (Warm Bodies). A braccarli come un segugio è il
burbero e bravissimo Mark Ruffalo (Se solo fosse vero), a
subire i loro “magheggi” sono nientepopodimeno che Morgan Freeman
(Million Dollar Baby) e Michael Caine (Sleuth, The
Prestige). Colpi di scena assicurati e un finale con il botto.
Letteralmente. Un affascinante gioco di prestigio lungo un film.
Divertente,
garbato, romantico, intelligente, attuale, diretto ed interpretato
con gusto e sobrietà. Vent'anni di meno è una simpatica
commedia francese che, sulla scia di quelle americane, gioca con il
tema del toy boy e coi mille problemi che la differenza d'età
può comportare, in amore. Una lei, con una carriera brillante e una
figlia a carico, di quasi vent'anni più grande del suo lui, uno
studente universitario ingenuo e sbadato. Ma l'amore, come si dice,
non ha età... Il film, giocato su riuscitissimi dialoghi e su gag
simpaticissime che non scadono assolutamente mai nel volgare,
nonostante la semplicità di una trama riproposta un mare di volte,
risulta vincente per lo spirito rigorosamente francese che lo pervade
e per l'ottima scelta dei due protagonisti: Virginie Efira e Pierre
Niney. I due, che nella realtà hanno poco più di dieci anni di
differenza, sono semplicemente perfetti. Lei – bellissima e piena
di charme – è la Katherine Heigl d'oltralpe. Lui – magrissimo,
con il naso aquilino e il volto spigoloso – risulta simpatico alla
prima occhiata: lontano dai bellocci hollywoodiani, trasmette
familiarità e una ventata di normalità. Zac Efron e compagnia bella
hanno un po' scocciato! Estivo, frizzante, scorrevole e leggero,
lontano dalle vedute panoramiche della spettaculare Tourre Eiffel e
vicino a un mondo più internazionale di feste, impegni e moda, si
classifica come una pellicola decisamente adorabile, che rivedrei
volentieri senza mai stancarmi un attimo.
La
classe non è acqua, non c'è che dire. E anche a settant'anni
inoltrati, Brian De Palma si conferma un maestro di eleganza, stile
ed eros nel suo discussissimo Passion, presentato tra fischi e
applausi allo scorso festival di Venezia. Fischi non inspiegabili,
ma, a mio avviso, del tutto ingiustificati. Nonostante l'età, dirige
le sue attrici con mano ferma e sicura, costruisce immagini sensuali
e patinate, regala sequenze eleganti e intramontabili, cita sé
stesso e suoi illustri colleghi, ammalia pericolosamente. Il regista
di Femme Fatale, Vestito per uccidere, Omicidio a luci rosse, ma
anche degli Intoccabili e di The Black Dahlia, dopo
anni di assenza dal grande schermo, ritorna, audace e provocatorio
come sempre, con un thriller dalle venature erotiche, la cui
ambiguità è affidata alla coppia Rapace-McAdams, i cui baci saffici
e i cui intrighi senza fine, costituiscono l'anima corrotta,
ossessionata e nera del film. Rachel McAdams, dolcissima e perfetta
in commedie romantiche come Le pagine della nostra vita e La
memoria del cuore, risulta bella e fatale come non mai, dando il
suo sorriso candido e i suoi lunghi capelli dorati al personaggio
della subdola Christine. Svestendo i panni della ragazza della porta
accanto, inquina la sua bellezza pura, rendendola conturbante e
trasgressiva. Insaziabile, sexy e viziosa, è l'esigente datore di
lavoro di Isabel, interpretata dalla sempre brava Noomi Rapace.
Mentre la McAdams gioca splendidamente con le movenze sensuali e la
crudeltà della celebre Catherine Tramell di Sharon Stone, la Rapace
– alternando momenti di forza e debolezza, attimi di lucidità ad
attimi di delirio – ha i panni di un personaggio fragile, ingenuo,
corruttibile. Il suo capo, tra sfilate di moda, tacchi alti,
confidenze segrete e baci lenti, la seduce, la inganna, la porta
sulla soglia della follia e dell'ossessione. La prima parte del film
– remake, tra l'altro, di un giallo francese inedito da noi: che
novità! - offre un ingresso panoramico sul mondo marcio e bramato
del business europeo. La seconda, forse la più debole e nebulosa, ma
anche la più degna di nota, nonostante qualche falla evidente nella
sceneggiatura, è il mondo di De Palma, nudo e crudo, puro. Dedali di
scale a chicciola, colori intensi, maschere, omicidi, scene che
cozzano meravigliosamente tra loro con la tecnica dello split screen.
E chi la sa padroneggiare meglio di lui... La colonna sonora,
affidata al sempre fidatissimo Pino Donaggio, è grande. Eccellenti e
nostalgici i consueti rimandi ad Hitchock e i movimenti della
telecamera, che, a tratti, ricordano il migliore Argento. Un altro
regista che tanto deve alle innovazioni introdotte dal bravissimo
Brian.
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