Mr Ciak #14: Byzantium, Blue Valentine, Aftershock
Creato il 07 agosto 2013 da Mik_94
Ciao
a tutti, amici lettori! Oggi, in una giornata caldissima, torno a
vestire i panni di Mr Ciak e a parlarvi di tre film che, in maniera
diversa, meritano decisamente la vostra attenzione. Solo uno dei tre - l'ottimo Blue Valentine - è
stato distribuito in Italia e, in quanto agli altri, arriveranno mai da
noi? Mentre i cinema proiettano horror scadenti e blockbuster dal
successo facile, mi sarebbe piaciuto trovare in sala anche due film
come Byzantium e Aftershock. Il primo su tutti: ritorno di un grande cineasta internazionale con un cast davvero,
davvero straordinario. Augurandovi buona lettura – e magari buona
visione – vi abbraccio tutti. M.
Vedendole
per strada, probabilmente, penseresti a due sorelle. La più grande,
che mostra appena un venticinque anni, seduce a ogni sguardo: le
gambe lunghissime, i capelli corvini, il seno prosperoso, la pelle
diafana. La minore, di circa sedici anni, è ancora una bambina: lo
sguardo sperduto, gli occhi bassi, un cappuccio rosso calato sui
capelli biondo cenere per non dare troppo nell'occhio. Sembrano
giovani, sembrano sorelle. Ma hanno duecento anni e sono madre e
figlia. Non sono umane, non più. Nessuno conosce la loro storia
senza tempo, ma la piccola e fragile Ella, ogni tanto, la affida a
parole che si perdono nel vento e ad anziani sofferenti che non
supereranno la notte. Sono due vampire senza casa: costantemente in
fuga, costantemente in pericolo. Vittime di uomini che le hanno
sfruttate, ferite, sedotte e abbandonate, uccise. La seducente Clara
uccide molti dei suoi amanti per ripagarli con la loro stessa moneta
e utilizza il suo fascino mozzafiato per sopravvivere... e nutrirsi.
Da quando, appena bambina, agli inizi dell'800, fu costretta a
prostituirsi da un uomo crudele e senza scrupoli, fa il lavoro più
antico del mondo e gestisce una ex pensione diventata una casa di
piacere. L'insegna sbiadita e tremolante riporta il nome di una città
antichissima, come lo sono lei e sua figlia: Byzantium, Bisanzio. I
loro inseguitori, tuttavia, le hanno raggiunte attraverso una lunga
catena di misteriosi delitti ed entrambe sono in pericolo, proprio
come lo è il fragile amore di Ella, per la prima volta dopo duecento
anni, innamorata di un umano che conosce il suo segreto più oscuro.
Diretto da Neil Jordan, acclamato regista di film come il controverso
La moglie del soldato, Byzantium è il ritorno dietro
la macchina da presa di un grande professionista che non ha mai
perso il suo tocco e il ritorno al cinema di vampiri malinconici e
dannati come quelli di Intervista col vampiro. Le atmosfere
tetre e caliginose dell'horror tratto dal best-seller di Anne Rice
sono in ogni inquadratura, proprio come in ogni scena ci sono il
sottilissimo erotismo, la violenza celata, i perfetti salti temporali
e i rapporti morbosi così profondamente presenti anche tra i Lestat
e i Lous di Tom Cruise e Brad Pitt. Il film ha un ritmo tutt'altro
che frenetico, ma offre quasi due ore che scorrono senza che lo
spettatore se ne accorga, ammaliato da una storia tanto strana,
eppure tanto vera. Un velo nero da tragedia greca sembra premere sui
personaggi e i numerosi flashback, in maniera efficace e delicata, ci
trasportano in un passato remoto di innocenza perduta, cascate di
sangue, superstizioni e isole maledette.
Nonostante la presenza di
ottimi interpreti maschili, tra i quali spiccano i bravi Sam Riley e
Johnny Lee Miller, questo è un film di sole donne e narrato da donne
sole. Donne forti, come lo sono tutte per la potenza della loro
stessa natura: madri, figlie, amanti, vittime, vampire. Unite contro
il resto del mondo, per un'eternità che è una condanna perpetua e
non voluta; una maledizione. Straordinarie, dunque, sono le
interpreti femminili. Saoirse Ronan cresce ad ogni film, fisicamente
e professionalmente: è di una bravura indiscutibile, emoziona,
commuove e, con i suoi occhi azzurri senza fine, incanta e disturba.
Ancora una volta, la sua è una prova che meriterebbe di essere
premiata. Se lei, tuttavia, è una conferma, Gemma Arterton è una
folgorante e inaspettata sorpresa: bravissima. E poi, quant'è
bella? Tanto, e in questo film sfoggia tutto il suo sex appeal, il
suo carisma e il suo talento, in una prova struggente e toccante. Le
due si rubano la scena a vicenda, fanno a gara a chi è più brava,
litigano e si feriscono a suoni di egoismo e rivalse. Saoirse, per
una volta, vorrebbe soltanto restare. Gemma, per una volta, vorrebbe
essere soltanto una madre – apprensiva, fastidiosa, affettuosa –
come tante. E, come tante mamme prima di lei, è alle prese con il
compito più ingrato: lasciare che la sua bambina, dopo duecento anni
insieme, voli via, libera come l'aria. Trascinante la colonna sonora,
ben dosati i pochi effetti splatter, affascinanti le ricostruzione
storiche e i dialoghi, perfetta la costruzione del dramma. Per me, è
un gran film. Un gran dramma umano, prima di essere un gran film sui
vampiri. La classe (e il sangue) non è acqua e Byzantium è
uno di quei film che meriterebbe la giusta attenzione e un'ottima
distribuzione. Come sempre, per il momento, in Italia ce lo siamo
lasciati sfuggire e lo stesso discorso vale per il Passion di
Brian De Palma, che – tra l'altro – ho trovato un tantino
inferiore a questo. E' originale, è oscuro ed è umano, oscillante
tra horror indipendenti come l'ottimo Lasciami entrare e
storie forti e intense, come il conturbante romanzo di Alma
Katsu, Immortal. Da vedere.
Un
film fragilissimo, che si basa su una trama fragilissima e sue due
personaggi fragilissimi. E' lento, logorante, statico, disarmante. Ha
l'impianto atipico di un film indipendente, con riprese talora
tremolanti e una colonna sonora ridotta all'ossa, ma al suo esordio
dietro la macchina da presa l'acclamato Derek Cianfrance ha a
disposizione due attori semplicemente mostruosi. Semplicemente
immensi. Ryan Gosling e Michelle Williams – per questo ruolo,
candidata giustamente anche agli Oscar. Scelta geniale, vincente,
azzardata. Due
delle star più belle di Hollywood, simbolo per eccellenza del
melodramma e della commedia romantica, vengono scelti per un film che
si crogiola nel dramma più duro e che uccide i sentimenti.
Ingrassati leggermente, imbruttiti, stanchi di fingere e di vivere,
Ryan e Michelle sono bellissimi ugualmente, insieme. Il film narra
due storie parallele. L'inizio e la fine di un amore. Non ci sono
lieto fine. Vediamo i protagonisti dieci anni prima –
innamoratissimi, folli, giovani – e poi li vediamo adesso – con
una bambina, segreti sospesi, problemi grandi e piccoli.
L'amore li ha resi più brutti, più cinici, più cattivi. Brutta
bestia davvero i sentimenti umani. Ryan Gosling viene proiettato dal
romanticismo spettacolare e commovente di Le pagine della nostra
vita su un set che ha come sfondo una squallida e spenta
periferia. Con i capelli o stempiato, bello o brutto, felice o
depresso, lui è la stessa anima buona e romantica che aveva fatto
innamorare tutti i giorni la Rachel McAdams della trasposizione
cinematografica del bestseller di Sparks. Si sacrifica, accetta
l'onta ma non rinuncia all'amore, cerca di rucire a suoni di poco
convinti Ti amo quello che ormai è perduto nel fuoco. Fa
pena, fa commuovere, fa sorridere mentre – giovane e stonato –
canta una canzone d'amore alla sua anima gemella. Michelle Williams
ha la parte più difficile. Verso di lui scatta la compassione, verso
di lei l'odio. E' spietata, stronza, dura, realista. Lei è l'adulta,
lui è il bambino che – per far ridere sua figlia – mangia la
pasta con le mani o inventa fantasiose scuse per nascondere il più a
lungo possibile la morte del loro cane. Lui è un personaggio a cui è
facile volere bene, lei è facile da detestare. Eppure la vita è
così. Certe strade sono fatte per separarsi per sempre. Blue
Valentine è una storia come tante, ma di cui poco il cinema ha
parlato. E pensare che ci sono voluti tre anni affinché fosse
distribuito – male, tra l'altro – da noi... Perché la
verità è brutta e, a volte, lo spettatore vuole solo dimenticarla.
Un film bello, ma da vedere una volta e basta. Non credo reggerei
alla seconda. Non credo che, fino alla fine, riuscirei a fare a meno
di pensare a un epilogo diverso. Più fasullo, anche se più felice.
Con
la Dimension di Piranha 3D e Scream a produrre ed Eli Roth
nel cast e anche nelle vesti di produttore ufficiale, mi aspettavo
che Aftershock fosse un horror tutto da ridere. Uno di quegli
splatteroni talmente esagerati da essere perfino divertenti, con
protagonisti appena abbozzati, situazioni assurde e trash, effetti
truculenti a gogò. Il trailer americano, rigorosamente vietato ai
minori, avvalorava decisamente le mie ipotesi. Sesso, alcol, droghe,
aperitivi, ragazze in minigonne succinte, divertimento ed incubo
sullo sfondo di uno scenario affascinante ed esotico: il Cile. La
prima mezz'ora del film non mi ha fatto ricredere: tutt'altro. Tutto
filava come da copione, se non per il fatto che le battute e i
personaggi fossero leggermente più simpatici ed intelligenti di quelli
degli horror standard. Un cast internazionale – con attori
americani, spagnoli, ucraini e cileni – ben diretto dal giovane
Nicola Lopez, perfettamente amalgamato ed inserito in un contesto
scanzonato, ma lontano dagli eccessi e dalle volgarità più ovvie.
La vera svolta arriva quando i protagonisti, impegnati sulla pista da
ballo e in disastrosi tentativi di rimorchio, si trovano prigionieri
dell'inferno. La terra trema, il mondo crolla, la violenza del
terremoto si abbatte sul Cile. Era il 2010 e, nonostante numerose
licenze, il film s'ispira a fatti realmente accaduti. Pensarlo mette
i brividi e vedere i disastri della tragedia resi attraverso effetti
speciali realistici ed interessanti ti rende parte di quello scenario
di palme rigogliose, sangue, follia passeggera, tensione. Lo spirito
iniziale – da commedia sopra le righe e un po' trasgressiva –
cede il posto a un dramma umano sconvolgente, impressionante,
profondamente emozionante. Come
nello splendido The Impossible (guardetelo!), i protagonisti
si trovano a dover combattere una battaglia persa in partenza con
madre natura. Ma, tra strade disastrate, macchine accartocciate,
gente nel panico, nessuno ha fatto i conti con il pericolo più
grande. Perché alla furia della natura si può sopravvivere, ma non
a quella umana. Dalle carceri ormai distrutte, la peggior feccia di
galeotti si è riversata per le vie. Lo splatter viene utilizzato per
mettere in evidenza la loro crudeltà, le loro malate voglie, il
sangue di cui hanno sete. Per molti dei personaggi sopravvissuti al
terremoto non ci sarà scampo. Il regista, attraverso uno splendido
lavoro, ce li mostra mentre si scontrano con una violenza
inenarrabile e mentre, da vittime, si scoprono anche capaci di essere
carnefici. I fan del genere come me apprezzeranno certamente il
realismo del tutto e l'originalità e l'efferatezza di alcune scene
mostrate. E' un survival horror classico, efficace, ma è anche
attento al dramma e ai colpi di scena. Cattivo, ignobile, terribile,
cinico e realista, non risparmia lo spettatore neppure quando tutto
sembra essere giunto alla fine. Accanto a Eli Roth - simpatico,
disponibile e convincente -, un plauso obbligatorio per altri due
membri del cast. Il primo, Nicolas Martinez, grassoccio, imbarazzante
e rumoroso, mi ha ricordato inizialmente il mitico Alan di Una
notte da Leoni, per per poi scoprirsi anche un comprimario
ottimo, sensibile ed umano. L'altro complimento va alla bellissima
Andrea Osvart, un'attrice ungherese, ma che consideriamo italiana di
adozione dopo la sua partecipazione a Sanremo e a fiction Rai come La
donna della domenica, Le ragazze dello swing, Pompei. Un inglese
pressoché perfetto, un volto angelico ed acqua e sapone che buca lo
schermo, un'espressività eccellente. Davvero notevole. Purtroppo,
l'avevo sottovalutata. Come questo film.
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