Mr Ciak #32: Divergent - Il film

Creato il 31 marzo 2014 da Mik_94
Ciao a tutti e buon inizio di settimana! Brevissimo appuntamento di Mr Ciak, oggi, con una recensione un tantino più lunga del solito, ma mi perdonerete. Quando parliamo di trasposizioni, i paragoni con il libro si sprecano. Eh, lo sapete anche voi. Vi parlo, infatti, dell'attesissimo Divergent, che ho visto ieri in lingua. Il 3 Aprile potrete vederlo tutti nei cinema italiani. Al momento, ho in lettura il terzo capitolo della saga e, in settimana, avrete la mia recensione. Che settimana “Veronica Roth” sia, dai! Ditemi qualcosa anche voi. Un saluto, M.

Ho Allegiant sul letto. L'ho acquistato l'altro giorno e il segnalibro è fermo a metà. In questi giorni, ho pensato spesso alla saga della Roth. A perché mi piaceva. Perché mi piaceva? In Insurgent ho perso di vista la domanda e, senza sbilanciarmi troppo, posso dire che nemmeno con il terzo capitolo è amore puro. C'era qualcosa, prima, che ora manca. Un entusiasmo che è andato scemando. Un anno fa, avrei piantonato i cinema della mia zona come solo un vero fan(atico) fa. Adesso è da un po' che i trailer e le pubblicità della trasposizione cinematografica di Divergent mi lasciano freddo. Ho visto il film in lingua, senza aspettare. Avevo l'impressione, tanto, che non ne sarebbe valsa la pena. Invece Divergent mi è piaciuto e mi ha ricordato perché Divergent mi era piaciuto. Una trasposizione rispettosa e con i tempi giusti, coinvolgente, scorrevole, fresca. Giovane. La Roth mi piaceva così, come Neil Burger mostra il suo mondo: impavida, ribelle, leggera come l'aria. Si capisce subito che non siamo al cospetto del nuovo Hunger Games: non c'è particolare struggimento, non c'è paura, non c'è quel nodo che ti lega stretto stretto ai personaggi. Ma dov'è scritto che un distopico debba darti il dormento a tutti i costi? Divergent mi ha lasciato addosso una sensazione incredibilmente positiva. Mi ha dato carica, energia, vigore. Ti contagiano i protagonisti - con la loro euforia, il loro entusiasmo, la loro giovinezza. Dà adrenalina, qualche brivido, fervore. Come un buon action movie. Come un salto nel vuoto. La storia l'ho rivalutata col tempo e così audace, effettivamente, non è. Ha un messaggio – almeno – che ancora devo cogliere. Le introduzioni apportate dal romanzo sono riproposte al grande pubblico, da regista e sceneggiatori, anche con una certa intelligenza. Non ti sommergono con effetti visivi senza utilità. E' fisico, immediato, senza trucchi. Ricrea quella Chicago avveniristica così come la immagini: i treni, il Covo, la ruota panoramica, il momento della Scelta. Scelta di un destino - di un futuro - che ha ricordato al Michele di oggi il Michele dell'anno scorso. In balia di grandi insicurezze, incerto: più del solito. Divergent è l'adolescenza che ti mette alla prova e ti chiede di diventare grande. Prendete quelle generazione intere di medici, ad esempio. Poi arriva un figlio che vuole fare il poeta. Generazioni di operai, e poi arriva un figlio che vuole studiare. Questa mi è sembrata la mia storia, e lo sembrerà ai lettori e agli spettatori che – prima o poi – conosceranno la famiglia Prior. Prove su prove, decisioni su decisioni: quello è crescere. Avevo scritto qualcosa di simile nella recensione del romanzo. Lo so. Be', mi ripeto. Il film mi ha fatto pensare alle stesse cose. Pensieri semplici, comuni, ma che mi erano “piaciuti” e che mi sono “piaciuti”, essenzialmente per questo motivo. Prima che la Roth rendesse le cose troppo adulte, troppo posticce, troppo seriose. I comprimari potrebbero risultare un tantino compressi, ma è un difetto che il film eredita direttamente dal romanzo. La Roth, per me, non ne ha mai creati di straordinari o memorabili. Ma la storia prende subito e il cast è all'altezza – nonostante i miei ragionevoli dubbi. Eppure adoro smentirmi; eppure ho detto più volte che detesto a pelle Shailene Woodley. Traumi da Vita segreta di una teenager americana, suppongo. Lei non è una bellezza, non è una maestra di carisma, ma è una Tris che convince. Si scopre più volitiva, forte, caparbia insieme al suo personaggio. Acquisisce un temperamento che cambia la luce nei suoi occhi e la rende stranamente bella, a tratti. Il suo Quattro è Theo James – volto televisivo, visto in Golden Boy e Bedlam. La differenza d'età tra i due non si percepisce e lui è il solito Quattro che conosciamo tutti: taciturno, scontroso, burbero. Il film non vuole essere la loro storia d'amore – mai – e non ci sono inutili dilungaggini, inutili abusi di zucchero e miele. L'intimità è in un gesto: lui che le sfiora la mano in treno, di nascosto, mentre tutti sono sotto simulazione. Ci sono gli allenamenti, i riuscitissimi scenari della paura, e la tanto mostrata scena dei tatuaggi – con la brava Ellie Goulding che canta in sottofondo – dura il giusto. Neil Burger limita le risatine, i commenti delle ragazzette giulive di turno, i tipici movimenti da fandom. Ashley Judd è bellissima come sempre, nonostante gli anni passino per tutti; Kate Winslet è una cattiva algida, carismatica, senza sbavature; Ansel Elgort – prossimamente con la Woodley in Colpa delle stelle – ha un ruolo piccolo, ma una naturalezza che non è da tutti. L'uso del travelling e l'interessante colonna sonora mettono l'accento sui momenti migliori e il finale, ovviamente aperto, è appagante come pochi. E' la fine di un film, quella che vedi, non del singolo episodio di un serial magari lunghissimo. Procede spedito, dunque, come un treno in corso. E non come uno di quelli della nostra Trenitalia. Non conosce cos'è la noia, nonostante la durata sfori di qualche minuto le due ore. Carica, soddisfa, convince. Non è una storia che farà storia, ma intrattiene ad hoc. Non ha poi tanta sostanza, ma grossomodo è quello che penso anche del romanzo, a cui il film si attiene in tutto e per tutto. Mi ha divertito, e questo è l'importante. Potrebbe anche mettere pace tra la Roth e i suoi lettori più invipetiti, chissà. Non dico che, per tornare a casa, la settimana prossima, salterà direttamente dal treno, ma – al posto dell'ascensore – sceglierò di farmi qualche rampa di scale a piedi. Ero un Intrepido, a fine visione, sì. E' l'effetto Divergent? (7-/10)

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