Mt 4,4 molto più di un tozzo di pane

Da Gio65 @giovanniparigi

Ho spesso considerata sciocca la domanda che mi ponevo circa la prima tentazione che Gesù subì nel deserto. Infatti mi chiedevo se non fosse più naturale avere sete più che fame dopo quaranta gioni di deserto. C'era insomma qualcosa che non mi tornava. Adesso, forse, credo di aver capito perchè si parla di fame. L'ho capito riflettendo sulla risposta di Gesù:"Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4).

L'uomo di oggi, come quello di ieri, ha il terrore della fame e non a caso, dunque, si parla di spettro della fame. L'esigenza primaria dell'umanità è riempire la pancia e per far questo l'uomo è disposto a tutto, anche e soprattutto a vendersi cosciente o meno che sia di farlo. Il ricorso al potente, al partito, al prete è pratica diffusa, ma pochi sanno che potrebbea anche capitare che quel posticino che si occupa ci obblighi a rendere il favore. Pochi sanno che quando siamo a "libro paga" qualcuno potrebbe chiederti il contraccambio e questo potrebbe consistere in una calunnia verso un tuo prossimo, ad esempio, magari amico. 

La difesa del nostro benessere, allora, diverrebbe la via alla nostra perdizione, perchè farsi strumenti di una calunnia, seppur pronunciata con le lacrime agli occhi, ti dà la misura dell'abisso dove sei caduto. Quando ci sono di mezzo i figli diviene impossibile non fare quello che ci viene imposto. Se fosse per te rinunceresti al lavoro, ma non puoi decidere sulla vita delle tue creature e accetti il marchio, divieni uno schiavo disposto a servire il tuo padrone, che poi, in questi casi, è uno solo: satana. Tutto questo per il nostro benessere, che sarebbe più giusto definire male-essere perchè siamo divenuti esseri maligni.

Ecco allora che la tentazione del pane è molto di più perchè in ballo c'è la capacità di salvaguardia di una coscienza libera, volta al bene e alla verità. Un'indipendenza assoluta dal maligno che vorrebbe farci, con un po' di pane, suoi schiavi, marchiarci a fuoco come suoi. La tentazione del pane ci parla, più che dello stomaco, della nostra libertà che non passa dalle armi, dalla rivoltà, dalla rivoluzione ma dal superamento della nostra paura animale: la fame. Sembrerà strano dire oggi che il Vangelo semba suggerirci che il superamento della nostra carnalità, della nostra bestialità non consiste nell'istruzione, nelle arti, nell'educazione, ma nell'ignorare ciò che vorrebbe imporci lo stomaco, il benessere. 

La tentazione del pane è dunque la pagina de Vangelo che più di ogni altra l'uomo di oggi dovrebbe meditare, perchè noi abbiamo in cima alla lista delle priorità il benessere nostro e dei nostri figli (io non ne ho, nè sono sposato) e non sempre ce lo procuriamo in maniera lecita, certi che potremmo sempre obiettare a Gesù giudice;"Ma io dovevo mangiare", ma ignari della Sua risposta: "Anch'io dopo quanranta giorni di deserto, ma non mi è sembrato carino vendere l'anima al diavolo per un tozzo di pane".

Mi fermo qui perchè quello che volevo dire l'ho detto, anche se ci sarebbe molto da dire (vedi ad esempio Gv 6,26; Gv 4,32; Mc 8,17)


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