E’ ufficiale: Mt.Gox in bancarotta. Depositata dalla società giapponese la richiesta di bancarotta protetta per passività di 47 milioni di euro.
Le autorità di Tokyo hanno confermato che la società ha presentato istanza di bancarotta protetta per un accumulo di passività nette di 47 milioni di euro (6,5 miliardi di yen).
In un’intervista alla TV pubblica giapponese, la NHK, l’amministratore delegato Mark Karpeles, ha rassicurato gli investitori sul fatto di trovarsi ancora in Giappone e di lavorare duramente con i soci per cercare di risolvere la situazione nel migliore dei modi, invitando la stampa a non rivolgere alcuna domanda ai dipendenti di Mt.Gox, poiché questi hanno ricevuto l’ordine di non rilasciare interviste.
Gli ammanchi.
Le indiscrezioni sulla Mt.Gox in bancarotta parlano della scomparsa di 850mila Bitcoin: 750mila degli investitori e 100mila della società, pari al 7% delle unità complessivamente in circolazione e ammontanti ad un valore di 345 milioni di euro circa. Tali voci sono state nei fatti confermate dalla stessa società, che ha presentato una denuncia penale per i furti online, dovuti presumibilmente ad un attacco di hacker.
Cosa accadrà agli investitori.
Il problema è che la procedura della Mt.Gox in bancarotta protetta non si configura formalmente come un processo di liquidazione della società, bensì di riorganizzazione. Per questo, le domande di restituzione dei Bitcoin depositati saranno automaticamente respinte. A questo punto, infatti, i debiti societari saranno rimborsati sulla base di un ordine preciso: prima i creditori garantiti, poi i dipendenti, poi ancora i fornitori ed infine, tutti gli altri, tra cui appunto gli investitori-clienti.
Il sito di Mt.Gox era inaccessibile da giorni e dal 7 febbraio erano state sospese le contrattazioni, impedendo agli investitori di potere entrare in possesso dei Bitcoin da convertire in dollari o altre divise.
L’accaduto rappresenta il danno d’immagine più grave da quando la moneta digitale è stata inventata nel febbraio del 2009 in Giappone. Si teme una fuga degli investitori dalle altre piattaforme, anche se dopo la reazione iniziale di panico, pare che la “criptovaluta” stia resistendo anche a questa crisi.