C'è un nome da rivalutare, e lo grida ad ogni pellicola più forte! E' quello di Matthew McConaughey, associato quasi sempre alle commediole zuccherose americane, in cui in coppia con Kate Hudson ha fatto scintille, ma che da qualche anno, ha iniziato a cambiare il suo percorso artistico, scegliendo pellicole impegnate e ruoli scomodi.
Il buon Matt ha saputo stupire tutti, infatti, nell'interpretazione perfetta di un assassino senza remore o morale in Killer Joe, riuscendo a lasciare il segno anche in un film da me detestato come Magic Mike, dove metteva in mostra i muscoli e l'atteggiamento vanesio di un capo spogliarellisti. In attesa di vedere la sua altra trasformazione fisica in Dallas Buyers Club, rieccolo a regalarci un altro antieroe, un sognatore romantico a suo modo incallito, nell'ultimo film di Jeff Nichols.
Mud cambia decisamente rotta rispetto al semiapocalittico Take Shelter, virando per un film di formazione che a tratti ricorda l'indimenticabile Stand by Me. I protagonisti sono infatti due ragazzini che, per caso, in un'esplorazione di un isolotto deserto, incontrano Mud, fuggitivo nascosto che sta aspettando la sua donna e il momento giusto per sparire. Ellis, oltre ad avere parecchi problemi famigliari da risolvere -con i genitori in fase di divorzio e la sua casa galleggiante che sta per essere demolita- si affeziona subito all'uomo, vedendo in lui il padre più maturo e capace di comprendere l'amore che a conti fatti non ha. L'amore, però, non è certo semplice, soprattutto se la donna, o la ragazza, di cui ti innamori è una per niente facile da una parte quanto troppo dall'altra, che chiama solo per essere soccorsa facendoti finire nei guai.
Come un grande parallelismo o un cerchio senza fine, le vicende passate di Mud si ripresentano anche nella vita di Ellis, tra rapporti complicati e incidenti di percorso, ma lo scontro con uomini armati, che esplode in una notte dove tutto sembrava per finire, cambierà per sempre, ancor più del loro incontro, la vita dei due.
Con grazia e maestria, Nichols ci immerge ancora in un'America desolata, periferica e quasi simile alle baracche conosciute in Re delle Terra Selvaggia, lasciando però ampio spazio alla natura, infida e amica, che si amalgama ai personaggi. In un luogo quasi dimenticato dove la giustizia del singolo sembra avere la meglio, i due protagonisti si stagliano per il loro modo disincantato e speranzoso di vedere il mondo, con il romanticismo che deve però fare i conti con una realtà più dura e cruda.
In un finale che non lascia nulla in sospeso (forse unica pecca), tenendo aperte le porte alla speranza, il risultato che ne esce è di quelli che appassionano e sanno commuovere con poche scene, con semplici sguardi che Matt regala e dosa.
Oltre al superbo McConaughey, anche Tye Sheridan (visto anche nel veneziano Joe, per il quale ha vinto il Premio Marcello Mastroianni) si staglia con una bravura che, si spera, avrà ancora tanta strada da compiere, e pure la rediviva Reese Witherspoon torna in un ruolo piccolo, sì, ma non per questo meno importante o secondario, a comporre un film solido e maturo che la nostra programmazione ancora ignora.
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