Mud e C'era una volta l'estate: romanzi di formazione del 2013

Creato il 15 ottobre 2013 da Pianosequenza

Mud
(Mud)
Jeff Nichols, 2012 (USA), 135’

C’era una volta l’estate
(The Way Way Back)
Fat Naxon, Jim Rash, 2013 (USA), 103’
uscita italiana: 5 dicembre 2013

Che noia i romanzi di formazione. Dopo essere evasi dall’adolescenza, l’ultima cosa che si vuole fare è riviverla attraverso gli occhi di qualche eroico protagonista, letterario o cinematografico che sia. Eppure ci sono casi in cui il fascino di una storia ben concepita, così come di personaggi credibili e originali, è sufficiente a superare il comprensibile pregiudizio verso il Bildungsroman che alberga nell’animo dei più cinici. Mud e C’era una volta l’estate (The Way Way Back) sono esempi di come questo genere eterno possa regalare ancora soddisfazioni, anche nel millennio che probabilmente vedrà la definitiva uscita di scena della cara vecchia celluloide.

Mud, di Jeff Nichols, è un piacere per gli occhi. La sua fotografia ambrata e polverosa (firmata da Adam Stone), restituisce in modo estremamente efficace una squallida ambientazione senza tempo, fatta di baracche sul fiume Mississippi e di paesini del sud profondo degli States dimenticati persino da Dio. Qui la celluloide c’è, e si vede: una scelta forse ormai anacronistica, ma in grado di regalare colori e sensazioni ancora ineguagliati dalla tecnologia digitale. Il ragazzo pronto a diventare uomo si chiama Ellis (Tye Sheridan), di modeste origini e ancora più modeste prospettive, e si trova ad affrontare per la prima volta la vita (e il mondo) grazie all’incontro con un fuggitivo (Matthew McConaughey) in cerca del suo amore perduto (Reese Witherspoon). Nichols segue l’odissea del giovane protagonista, un vero “duro in miniatura”, raccontandone quotidianità e dilemmi senza scadere mai nel melenso; non manca nulla, dalla difficoltosa relazione padre-figlio fino alle prime delusioni sentimentali, passando per onore, amicizia e redenzione. Ciò che rende Mud efficace, dal punto di vista narrativo, è però il curioso rapporto che nasce tra Ellis e il suo nuovo amico dal passato burrascoso (interpretato da un McConaughey mai così convincente, nonostante il consueto minutaggio a torso nudo):  una complicità clandestina che offre al ragazzo la possibilità di sbirciare nel mondo degli adulti senza filtri né protezioni; saranno proprio queste esperienze a fargli finalmente apprezzare il ritorno all’adolescenza spensierata della sua nuova vita.
Pur adoperando un registro ben diverso, quello della commedia, C’era una volta l’estate racconta una storia molto simile. I colori sono vivaci, le immagini in perenne movimento, i movimenti di camera sorprendono: si entra insomma nell’era del digitale ma la dinamica del coming of age resta la stessa. Con una spietata sequenza iniziale, gli autori Nat Faxon e Jim Rash ci presentano il protagonista, Duncan (Liam James), in tutta la sua infelicità: viaggia in macchina verso una desolata località turistica dove dovrà trascorrere tutta l’estate ed il nuovo compagno della madre (Steve Carell) sta distruggendo ciò che resta della sua autostima. Siede in fondo ad una buick che sembra immensa, distante dalla mamma (Toni Colette) che, inconsapevole, dorme appoggiata ad un finestrino. In una sola inquadratura è condensato il senso del film: un figlio smarrito che dopo la separazione dei genitori si sente solo al mondo, senza punti di riferimento – significativamente la sequenza finale sarà una “negativo” di questo spiazzante incipit. Quando tutto sembra perduto ecco che, insieme ai titoli di testa, arriva Sam Rockwell: gestisce uno scalcinato acqua park ed è palesemente vittima della sindrome di Peter Pan. Come McConaughey, anche lui è un adulto non esattamente raccomandabile che riesce a riconoscere un ragazzo in difficoltà, poiché ha vissuto quella esperienza sulla sua pelle. Per Duncan rappresenta una vera e propria ancora di salvezza perché dietro l’apparente immaturità nasconde tratti di quella figura paterna che tanto manca al ragazzo. Siamo nell’ambito della commedia e dunque il mondo degli adulti sembra un po’ meno desolante ma non per questo più facile da accettare: menzogne, amori, tradimenti, ipocrisia e rivalità, ancora una volta il pacchetto completo.
Pur non raggiungendo la qualità cinematografica di Mud, anche il film di Faxon e Rash è animato da quella carica di originalità che spesso si trova nei film prodotti fuori dal circuito delle grandi major, ed ha il merito di sfruttare appieno una ambientazione particolarmente funzionale allo sviluppo della storia. Ciò che certamente accomuna questi "romanzi di formazione" datati 2013 è l’escamotage che li rende interessanti, rappresentato dai personaggi interpretati da Rockwell e McConaughey: padrini insospettabili che più o meno consapevolmente restituiscono alla vita due piccoli adulti un po’ meno infelici.


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