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Mummies, Bones and Ancient Pathogens”, il convegno dell'Università di Sassari, David J. Kelvin spiega la sua ricerca sulla SARS

Creato il 18 ottobre 2012 da Robertoerre

// Anna Vittorio 

 

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A Stintino, in Sardegna, si è svolto il convegno internazionale “Mummies, Bones and Ancient Pathogens”, organizzato dall’Università di Sassari, in occasione delle celebrazioni per i 450 anni dalla sua fondazione e dalla rivista internazionale “The Journal of Infections in Developing Countries”. Il 7 e 8 settembre scorsi si sono incontrati scienziati e studiosi provenienti da tutto il mondo: umanisti, genetisti, immunologi, patologi e specialisti di biotecnologie, con il compito di presentare i risultati di ricerche condotte da equipe multidisciplinari. Strumentazioni di ultima generazione e indagini diagnostiche, utilizzate dalla clinica medica moderna, sono state applicate a reperti umani di varie epoche. Da Ötzi alle mummie faraoniche di Hatschepsut, Tutankhamon e Amenophi IV, da centinaia di corpi sepolti in Sardegna per varie epidemie, a membri di nobili famiglie – De’ Medici, d’Aragona, d’Angiò, Cangrande della Scala - ad antichi reperti botanici trovati in un villaggio nuragico. Seriazioni del DNA, studi su antiche patologie, vere e proprie autopsie, banche dati genetiche: così dall’antichità sono scaturite molte informazioni utili anche per la medicina moderna . David J. Kelvin, ricercatore canadese responsabile di ricerche internazionali nel campo dell’immunologia, e delle ricerche sperimentali sulle patologie infettive, spiega la genesi della SARS e del suo lavoro.

 

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David J. Kelvin è uno scienziato e ricercatore, senior scientist della Divisione di Terapie Sperimentali dell’University Health Network a Toronto, Canada.

Lei pensa che malattie virali come la SARS (Severe Acute Respiratory Syndrom) possano dare una sorta di “insegnamento” al mondo in cui viviamo?

 “La SARS ha permesso molti insegnamenti importanti. Prima della sua comparsa molti i paesi, non ritenevano preoccupante l’ipotesi di una pandemia globale. Sanitari e scienziati, avevano annunciato un’epidemia di influenza virale, ma nessuno aveva ipotizzato che sarebbe apparso un altro virus, in grado di uccidere fino al 30% delle persone infettate. Tutti sono rimasti sconcertati dalla rapidità con la quale il virus della SARS si è propagato. Dal novembre 2002 al febbraio 2003 era stata riferita una misteriosa polmonite in Cina, nella provincia di Guangdong, In quella zona il Il dottor Liu Jianlun si è infettato nel febbraio del 2003 a Hong Kong. Qui aveva contagiato diverse persone, che tornate ai loro paesi d’origine hanno poi diffuso la malattia. Una signora anziana colpita dalla SARS, tornata a Toronto in Canada, aveva contagiato il figlio che a sua volta aveva trasmesso il virus agli operatori sanitari di un ospedale Così si è costituito il focolaio della malattia a Toronto, ed è iniziata una battaglia durata quattro mesi per controllare l’epidemia. Nel marzo 2003  - spiega    David J. Kelvin -   un virus fino ad allora sconosciuto, diventa la causa di sostanziali cambiamenti esistenziali per i canadesi, cambiando la gestione ospedaliera, perché gli ospedali sono chiusi al pubblico e vengono garantite soltanto le operazioni di chirurgia d’urgenza. Tutti gli staff, me compreso, dovevano portare particolari maschere di protezione perfettamente ermetiche, che rendevano difficile il respiro. Eravamo sottoposti a continui controlli sull’espettorato e sulla temperatura. Le misure sanitarie sono riuscite a limitare la diffusione del virus, che ora è scomparso. La velocità del contagio è stato un altro importante insegnamento. I nostri moderni mezzi di trasporto, impacchettati sugli aerei, favoriscono la diffusione di pericolose malattie. Alcuni scienziati pensano che siamo stati fortunati, perché la SARS non si è diffusa facilmente tra la popolazione, ma rimane la preoccupazione che un virus di più facile trasmissione possa causare epidemie molto serie. La lezione l’abbiamo imparata, ma non sono sicuro che ricerca e livello di guardia siano rimaste sul profilo più alto, in modo da permetterci di acchiappare al volo un nuovo virus al suo primo apparire, ancor prima che possa iniziare diffondersi”.

 

E’ stato il laboratorio di Kelvin a Toronto ad identificare nuovi protocolli per la diagnosi e la cura della SARS, ed è la sua equipe ad occuparsi anche di altre pericolose patologie infettive, come HIV, Influenza Aviaria, il Virus del Nilo occidentale. Per la sua esperienza ora è anche “Senior scientist” all’Institute of Infections and Immunity di Shantou in Cina, nella provincia di Guangdong, proprio lì dove era iniziato il focolaio della SARS e dell’Influenza aviaria.

 

Abbiamo pensato che fosse necessario condurre ricerche in questa regione, per comprendere come le condizioni ambientali nella Cina sudorientale permettano ai virus di svilupparsi. In collaborazione con il professor Guan Yi, e con gli scienziati dell’University Medical College di Shantou, grazie alla sovvenzione della Fondazione Li Ka Shing, abbiamo fondato l’International Institute of Infections and Immunity. Questo istituto ha fatto molte scoperte importanti nello studio dell’influenza e di malattie infettive emergenti. Per quella che è la mia esperienza in Cina tutti hanno un’assistenza sanitaria; ovviamente le strutture private offrono standard migliori di quelle pubbliche, ma pagando l’assistenza è eccellente, non diversa da quella dei paesi occidentali, Canada e Italia comprese ”.

 

Kelvin

 

Il convegno di Stintino ha delineato la storia di antiche epidemie, ricostruite attraverso le fonti documentarie e studiate attraverso le emergenze archeologiche di fosse comuni e deposizioni multiple in affollate cripte. Ritiene che nel nostro tempo ci siano maggiori capacità di fronteggiare queste eventualità con un network informativo globale di salute pubblica?

 

Penso che la nostra arma più potente nel combattere l’emergenza di nuove epidemie sia la comunicazione. Internet ci consente lo scambio immediato di una grande massa di informazioni: report medici, casistiche individuali, sequenze del DNA di nuovi virus, ma anche la semplice spedizione della foto di un esantema. Scambiare informazioni con colleghi esperti ci consente di prendere decisioni con maggiore consapevolezza, ma anche allertare la popolazione informandola su potenziali pericoli sanitari. L’informazione da sola non risolve i problemi. Abbiamo bisogno di una rete di esperti in loco, in grado di non farsi sfuggire nessuna informazione su potenziali minacce per la salute. Molti paesi però non dispongono di tali mezzi. Oltre a questo abbiamo bisogno di un sistema politico in grado di prendere decisioni per fronteggiare emergenze e pericoli sanitari imminenti, mentre molti governi non possiedono le competenze specializzate per decidere consapevolmente”.

 

Un network informativo diffuso deve essere capillare. Vede in futuro la possibilità di ingenti investimenti finanziari per lo sviluppo della telemedicina?

 

Alcuni mesi fa il Wall Street Journal ha dato ampio risalto alla forza dirompente che avrà per la medicina 'l’età digitale' Esistono diverse applicazioni che tramite cellulare sono di grande aiuto nella gestione della salute e delle malattie infettive nei paesi in via di sviluppo. Questi dispositivi aprono percorsi nuovi di comunicazione e sono di grande aiuto nello scambio di informazioni mediche e nella prestazione di servizi in regioni remote, povere di risorse o sprovviste di presidi medico sanitari”.

 

Quale può essere il sogno o il desiderio di uno scienziato?

 

I bambini di tutte le parti del mondo, che nelle prestazioni sanitarie sono sottoposti a diseguaglianze perfino nella stessa città, nella stessa regione, nella stessa nazione, possano in breve tempo avere a disposizione cure mediche adeguate avvantaggiandosi tutti dei risultati delle tecnologie più avanzate.”

La sua esperienza scientifica nel campo dell’Immunologia, della Virologia e delle Terapie Sperimentali, tutta la sua vita e i suoi lavori sono rivolti al futuro, usando le tecnologie più avanzate della ricerca. Come ha potuto lo studio dell’antichità diventare parte di tutto questo?

 

L’apparire e la diffusione delle malattie infettive sono processi complessi che durano anni o centinaia di anni prima di svelarsi. La Peste Nera, causata dal batterio Yersina pestis, è ben nota nei suoi effetti in Europa alla metà del XIV secolo; epidemie periodiche durarono per altri trecento anni e poi misteriosamente la Peste si estinse. Sappiamo molto poco dell’impatto di queste malattie sul genere umano, e della loro conformazione genetica. Trovo molto interessante lo studio del primo apparire delle malattie infettive, e gli studi storici possono dirci molto su questo tema. La peste, il vaiolo, il colera, sono solo alcune delle cause di devastanti epidemie e pandemie, La conoscenza dettagliata della sequenza del DNA del genoma di queste patologie e degli esseri umani che hanno vissuto nella stessa epoca di queste malattie è molto importante, perché ci consente di analizzare a fondo durante un’epidemia l’evolversi in contemporaneità sia delle patologie che degli uomini. Abbiamo la tecnologia per andare indietro nel tempo, ed indagare queste malattie mortali. Avere la chiave dei loro segreti nel provocare la morte può essere d’aiuto per insegnarci come combattere future malattie infettive ed effetti di future epidemie sulla popolazione umana. Sono felice di avere molti amici e colleghi archeologi e storici, che pazientemente mi hanno parlato delle loro discipline, guidandomi verso indicazioni importanti per risolvere gli enigmi delle malattie del passato”.

 

In altre parole: come e dove ha incontrato il passato?

 

Mi sono sempre interessato di storia ed archeologia. Penso che il passato in qualche modo mi abbia atteso ad un certo punto della mia vita per afferrarmi e portarmi verso di sé. Posso sbagliare, ma credo che in passato gli esseri umani siano stati vittime di molte malattie infettive emergenti, alcune delle quali sono ancora tra noi, mentre altre sono estinte da tempo. Spero che l’analisi di antiche patologie focalizzata su epidemie e pandemie del passato possa guidarci nella comprensione delle pandemie del futuro”.

 


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