Lo diceva Somerset Maugham: anche nell'atto di farsi la barba c'è una filosofia. Figurarsi se si tratta di correre, in allenamento o in gara non importa, correre perché correre significa misurarsi con se stessi prima con gli altri.
Se non ci credete è il caso di leggere L'arte di correre di Murakami Haruki, sì, l'autore di libri quali L'uccello che girava le viti del mondo, Norvegian Wood, L'elefante scomparso, che è uno che non macina solo parole, ma anche chilometri, uomo che ogni giorno si infila le scarpette di corsa e parte.
Quando corro, dice Murakami, semplicemente corro. I pensieri lo assalgano, lo attraversano, lo lasciano. Come nuvole che vagano nel cielo. Ospiti di passaggio, qualcosa che esiste e al tempo stesso non esiste.
Correre, scrivere. Anche scrivere implica pensieri che arrivano e se ne vanno. Parole come passi. Ritmo da mantenere.
E' un libro sulla corsa, questo. Ma con premesse così diventa lo straordinario autoritratto di un uomo e di uno scrittore. Murakami racconta anche il momento preciso in cui decise di mettersi a scrivere. Fu a una partita di baseball, non a una maratona. Però poi quanta strada.