THE
2ND
LAW
Il disco si presenta un po' autoreferenziale, ma con qualche bella trovata. Devo dire però che nel complesso è un disco calante, molto più confuso di The Resistance ed indeciso sulla via da prendere; contaminando vari generi i Muse si sono divertiti a sperimentare, ma se in qualche caso hanno trovato soluzioni vincenti, in altri hanno fatto solo un gran casino.
Supremacy
Si apre con chitarra distorta e batteria martellante. Chiare influenze degli U2 era Zooropa (Hold me Thrill Me Kiss Me Kill Me), ritmo di marcia sul cantato, echi di james bond, apertura sul ritornello molto tipica dei Muse, voce distorta similmente ai primi album, atmosfera funerea. Un tentativo di apertura album solenne e ad effetto, che però tradisce debiti con canzoni precedenti e risulta in definitiva trascurabile.
Madness
apertura dubstep sorprendente, perfetta imitazione vocale di Bono e in generale U2 dello stesso periodo precedente, più coeso del primo brano, atmosfera da cocktail lounge per discotecari, originale commistione tra disco, synth-pop e cori soul. Apertura armonica da manuale; la canzone è costruita sul modello di Undisclosed desires, ma più con un approccio power-ballad che brano danzabile.
Panic Station
inizia a picchiare duro come l'incipit della prima, ma i toni sono quelli della disco-music anni '70 aggiornati ai moderni sintetizzatori. Il brano più ballabile del lotto, con un chorus che ricorda molto Superstition di Stevie Wonder ed in generale può richiamare anche Fame di Bowie nella sezione ritmica e nella chitarra. Un brano leggero e divertente fatto per ballare, uno dei migliori dell'album.
Prelude-Survival
Un breve preludio pianistico con il classico mood struggente di Bellamy introduce il brano olimpionico che già conosciamo. Il maggior debitore del sound bombastic dei Queen, impostato sul classico crescendo con entrata progressiva degli strumenti e cori apocalittici che però rischiano di sembrare più ridicoli che monumentali. La chitarra imita sfacciatamente Brian May. Finale bruttino.
Follow Me
Gruppo d'archi con canto funereo all'incipit. Classica canzone sentimentale dei Muse, ce n'è sempre almeno una nei loro album. Chorus distortissimo, sommerso dai sintetizzatori: i Muse mirano ad una specie di inedito epic-synth-pop-rock. Si presterebbe a molti remix da discoteca. Malgrado l'eccentrico arrangiamento, non è dissimile da altre ballad del gruppo. Breve.
Animals
Classico brano inspido da metà album, serve a tirare il fiato e riposare l'orecchio, ma difficilmente sarà proposta in sede live. Poggia su un tappeto sonoro dimesso sul quale anche la chitarra indugia con melodie in staccato senza mai approdare a qualcosa di compiuto se non nell'ultima parte del brano; il canto a registro basso di Bellamy è l'unico vero protagonista del pezzo. Funzionale, ma accessorio. Idealmente è uno spartiacque fra la prima e la seconda metà del disco.
Explorers
L'unica vera e propria ballad del disco, nello stile di Unintended ma soprattutto di Invincible, di cui ricalca le progressioni melodiche. Anche qui l'accompagnamento musicale è totalmente asservito al canto. Bellamy riesce a controllare bene la voce senza sbilanciarsi nei suoi soliti acuti. Coretti alla Beatles non necessari. Non è fra le ballads migliori che abbiano fatto perchè è un po' ripetitiva, ma è da apprezzare il contegno (musicale, vocale) che non eccede in enfasi.
Big Freeze
La mia preferita. Perfetta imitazione degli U2. A livello vocale Bellamy riesce ad imitare Bono a tutti i registri, e dimostra di avere acquisito negli anni una bella voce profonda che spero continui ad usare in seguito anche su questi registri bassi; cmq il ritornello si apre con un bel senso di grandiosità e di batteria picchiata con sentimento. la sezione ritmica è uguale a molte canzoni del gruppo irlandese (in particolare l'incipit ricorda Mothers of the Disappeared), anche se l'arrangiamento complessivo rimane totalmente Muse. Bel dialogo tra tastiera e chitarra. Finale un po' brusco.
Save Me
a sorpresa, almeno per chi come me non lo sapeva, questa e la prossima canzone sono cantate e composte dal bassista Chris Wolstenholme; questa è una specie di ballad fintamente acustica all'inizio che poi progredisce in un pulsare ossessivo di basso e tastiera mentre il canto si fa sempre più filtrato da riverberi elettronici nel chorus. Si lambisce l'atonalità, non si capisce se per scelta o per incapacità di trovare uno sviluppo melodico decente. La voce ovviamente è meno incisiva e personale di quella di Bellamy, perciò la si altera in modo da renderla più interessante.
Liquid State
A contrario del precedente questo è un brano veloce, quasi per testare le abilità vocali del bassista sui due fronti. E' più convincente del brano precedente, forse perchè programmaticamente non ricerca grandi melodie e si concentra sull'incalzante sezione ritimica in cui il basso la fa da padrone. Tuttavia nel chorus rallenta, ed è un peccato perchè così si perde un po' di ritmo. Non è certo un capolavoro ma è un brano gradevole con cui terminare le prove vocali del gruppo. Sì perchè le prossime due sono solo strumentali con voci pre-registrate.
The 2nd Law: Unsustainable
Apertura di violini esagitati, seguiti da tamburi e cori apocalittici. L'atmosfera da fine del mondo è data anche dal testo pesudo-scientifico recitato asetticamente dalla voce femminile, finchè non entra in campo una voce elettronica da discoteca che apre ad un pastiche di sintetizzatori impazziti, che piano piano si raccolgono attorno ad un minimo centro melodico dato dai violini, su cui poi interviene anche Bellamy con qualche vocalizzo. L'impressione è quella di un brano fatto per stupire, un brano da colonna sonora sci-fi, ma piuttosto inorganico e pasticciato. Una roba che non ci si mette ad ascoltare al di fuori dell'album. Finisce improvvisamente.
The 2nd Law: Isolated System
Inizia con un solo di piano malinconico; subentra poi una pulsazione ritmica costante sopra cui si sentono spezzoni di registrazioni radio, poi di nuovo il piano (questo frammento sembra un po' influenzato dal lavoro di Reznor fatto per la colonna sonora di The Social Network), nell'ultima parte entrano anche gli archi, poi il tutto si dilegua in un brodo sonoro che si dissolve lentamente. Anonimo.
In conclusione, in ordine di apprezzamento:
Le high-lights del disco sono 2: Madness e Big Freeze, che risultano le più fresche del lotto. Panic Station è anch'essa una riuscita contaminazione fra generi diversi. Survival è in pieno stile Muse, anche se con qualche cedimento enfatico. Explorers è la canonica ballad, ben fatta ma già sentita. I due brani cantati dal bassista, uno lento e uno veloce, a parte il fatto che è lui a cantare e non Bellamy, non offrono cose nuove, pur restando gradevoli da ascoltare. Follow me è un tentativo un po' maldestro di conciliare la canzone romantica con i timbri da discoteca. Supremacy è un brano insipido che fallisce in una cosa che i Muse erano sempre riusciti a fare, cioè piazzare una memorabile opening-track. La suite finale in due parti The 2nd Law non è nemmeno paragonabile ad Exogenesis, è solo un pastrocchio elettronico che si poteva evitare.
Promossi comunque Matt (che usa la voce in modo finalmente più composto e studiato) e Chris (che si cimenta in territori per lui nuovi con risultati discreti); il batterista Dominic invece è da bocciare: non offre alcuna traccia di inventiva nella sua batteria, che già di per sé non è mai stata il massimo di originalità, ma era ben più variegata negli album precedenti; qui per il minimo sforzo che fa tanto valeva metterci una batteria elettronica!
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