Museo archeologico del Vaticano (3)

Creato il 12 settembre 2010 da Elton77

-terza parte-

Sempre nello stesso museo, un oggetto molto interessante e bello, raro nel suo genere, è un tempietto cilindrico, che invita a riflettere per la sua forma inconsueta e per il concetto doloroso che porta inciso:

Pelasgo-Etrusco

Albanese

Italiano

     

LA

lanë

lasciarono

ROI

roi

di vivere

THANKH

tanë

tutte (le)

FILUS

fillus

reclute

MASH

mosh

in età

NIAL

dial

giovanile

Oggi in albanese il plurale di la diventa lanë. Nell’antichità evidentemente non sempre se ne teneva conto. Del resto non mancano esempi anche in lingue più recenti di verbi al singolare in luogo del plurale, sopra tutto con riferimento a pluralità collettiva della stessa specie.

Un semplice spezzone di pietra reca incisa questa breve iscrizione:

Pelasgo-Etrusco

Albanese

Italiano

     

ARNO

Arno

Creatore

LA

la

lasciò

ROAL

roi-plotjen

il pieno della vita

Oggi noi diremmo: Dio mio, ci hai lasciati nel pieno vigore della vita! Un grido di disperazione che la mente non spiega e la ragione rifiuta.

Invece del consueto LA ROI (lasciò di vivere), in questa incisione e nella seguente si ha LA ROAL. Il suffisso -AL esprime certamente un valore di superlativo o di intensificazione, cosi come in LARTHAL (altissimo) rispetto a LARTH (alto). Questo valore oggi non si può rendere con una sola parola, né in albanese né in italiano, in un caso come questo che riguarda il concetto di “vita”, per cui si può tentare di interpretarlo con una espressione intensificativa, come appunto il pieno della vita.

Vediamo ora la seconda lastra recante la parola ROAL, classificata sotto il numero 20712:

Pelasgo-Etrusco

Albanese

Italiano

     

LA

la

lasciò

RIS

risi

gioventù

LA

la

lasciò

ROAL

roi-plotjen

il pieno della vita

La parola RIS, che lo abbiamo trovato al museo di Tarquinia sottoforma di RISIA, è equivalente alla parola RINÌ incontrata al museo di Chiusi: RISÌ = gioventù, RISÌA = la gioventù, come RINÌ e RINÌA.

Un'altra pietra reca ben nota la parola CAE che qui si presenta chiaramente al plurale CAINE:

Pelasgo-Etrusco

Albanese

Italiano

     

CAINE

qajnë

piangono

I RAMO

i ramë

il caduto

Infine, questa lastra rivolge ad ARNO un breve messaggio, che purtroppo non si può leggere per intero a causa della frantumazione della pietra.

Pelasgo-Etrusco

Albanese

Italiano

     

ARNOA

(nga) Arnoia

dal Creatore

CAES

qaesh

sei pianto

Come abbiamo visto anche al museo di Viterbo, il termine CAE, in questo caso coniugato alla seconda persona singolare dell’indicativo presente passivo CAES, ha un significato molto più ampio e profondo del semplice pingilo.

Se ne renderebbe meglio il senso interpretandolo, senza tener conto delle parole intermedie mancanti:

dal Creatore hai misericordia, benevolenza, compassione.

Tratto dal libro L’etrusco lingua viva dell’autrice Nermin Vlora


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