Museo Novecento, Firenze 18-04-2015

Creato il 20 aprile 2015 da Maxscorda @MaxScorda

20 aprile 2015 Lascia un commento

Per molti versi e’ comprensibile che una citta’ immersa nella storia come Firenze abbia potuto fare a meno per tanti anni di un museo del 900 e dell’arte contemporanea che l’ha caratterizzata. Ugualmente per ovvia vicinanza cronologica ma anche per proseguo con la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, a sua volta pensabile come continuo degli Uffizi, era un  museo che andava realizzato per completezza e per dovere nei confronti di un percorso totale nell’arte.
Inaugurato meno di un anno fa, esattamente nel Giugno 2014 e inserito complesso dello Spedale delle Leopoldine in Piazza Santa Maria Novella che piu’ centrale di cosi’ non si puo’, a 5 minuti a piedi dalla stazione dei treni, puo’ e deve essere una meta imperdibile all’interno della visita cittadina e chiusura di un itinerario che la citta’ sa offrire e che abbraccia piu’ di 1000 anni.
Grande sforzo e’ stato fatto da Firenze ma non di meno in aiuto sono giunte donazioni e sponsorizzazioni per un progetto che offre molto e che puo’ offrire ancora di piu’ in futuro.
Diciamo subito, e’ un museo che si fa amare sin dall’ingresso.
Forte dell’identita’ cittadina, punta sui propri gioielli e quando una delle prime sezioni ci si sofferma sulle produzioni multidisciplinari di "Collettivo Zona", Superstudio, il fotografo Gianni Melotti, Maurizio Moretti e ancora di piu’ Archizoom, Giancarlo Cardini  e tutta quella generazione che negli anni ’70 volle riorganizzare ogni forma d’arte per fini ideologici percio’ sociali e politici, non posso che sentirmi a casa. Anche grazie a discrete eppure efficaci installazioni sonore e multimediali, l’immersione e’ totale e l’impatto notevole.
Si prosegue sempre sull’onda di movimenti artistici fiorentini e gruppi sorti nel decenni 60 e 70 con al centro il disastro dell’alluvione del 1966, anno che raccolse forze da tutto il mondo e che convoglio’ energie di artisti e gallerie che anche attraverso l’arte vollero dare il loro contributo che oggi ritroviamo nelle sale del museo. Tra iniziative pubbliche e collezioni private si prosegue per tutto il secolo e i nomi sono quelli grandi che e’ inutile elencare o c’e’ bisogno di dire Casorati, Vedova, Sironi, Severini e Guttuso, De Pisis e De Chirico.
Invito per questo a visitare il sito ufficiale del museo per farsi un’idea esatta delle opere e degli artisti.
Il pregio del museo, oltre al valore intrinseco delle opere e’ la capacita’ di affermazione del territorio pur restando in un respiro internazionale, cio’ che ad esempio non ha saputo fare il MAMbo bolognese, oltre naturalmente a proporre un’idea di percorso originale, variegato eppure coerente e molto piacevole.
Molte le opere ma si puo’ fare di piu’, o forse e’ il desiderio di vederne ancora ed ancora.
Il museo e’ giovanissimo e puo’ ancora crescere e per quanto abbiamo visto, la partenza e’ gia’ col piede giusto.

Sito ufficiale


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