Eccomi qua, dopo una pausetta dovuta alle connessioni, neanche i francesi sono perfetti tuttavia. Si sa che tutta la zona della Cote d'Azur è stata meta privilegiata per gli artisti degli ultimi due secoli. E come potrebbe essere diversamente, basta rimanere solo un attimo a sentire questa luce incredibile che avvolge la costa e l'arrière pays e ne rimani avvinto anche se sei una zucca vuota come me, figurati un grande artista. Li avevano condotti qui sul finire dell'800, proprio quelli che nella luce e nel plain air ricercavano la loro ispirazione prima, poi l'ondata successiva. Alla fine della della guerra, nel 46, c'era anche Picasso.
Chissà come doveva essere straordinaria quella parte di costa, ancora intonsa dall'orda turistica che arriverà qualche decennio dopo. Ci si fermò un po' di tempo e per un paio di mesi rimase qui a castello di Antibes a lavorare. Non era la sua stagione migliore, secondo me, tuttavia, in questa ricca collezione che ha lasciato dentro le antiche mura, leggi la sua ansia di ricerca, in quelle linee, gettate sui fogli con iterazione concitata, più opere ogni giorno, con piccole varianti alla ricerca di nuova espressione nella raffigurazione dello spazio sul piano. È il periodo dei fauni e della mitologia, ma anche delle centinaia di ceramiche, che forse la vicina Biot, con la sua tradizione, gli ispiravano.
Dalle decine di piatti che ricoprono le pareti, ridono facce che ti immagini tracciate con un rapido colpo di dita, scene di corrida e ancora fauni ed animali. Qualche nudo e tanti segni alla ricerca di una nuova forma femminile, quando ormai il peso della materia cubista sta cedendo lo spazio alla linea pura, che già stava trovando il suo trionfo privo di colori in Guernica. Il pezzo più bello secondo me, uno splendido disegno di una capra, dove la spettacolare tecnica di tratto di cui aveva padronanza infinita, compone un' opera davvero magistrale. Se passate di qui fateci un salto prima di andare a fare il bagno. 6 euro intero, 3 gli anziani.