Nel 1975, l’idea di José Antonio Abreu è apparsa visionaria, irrazionale. Al tempo l’economista, appassionato di matematica, che decise di seguire la musica, forse incantato dalle note della Quinta sinfonia di Tchaikovsky – la sua preferita – un giorno ebbe un sogno. Come Martin Luther King: «Inondare di musica il Venezuela». Lui ha creato dal nulla El Sistema, un metodo educativo che insegna la musica ai bambini dei barrios, strappandoli alla violenza, al crimine, alla povertà. E regalando loro una nuova vita: lo strumento.
Otto governi lo hanno appoggiato nel suo lavoro – alla determinazione. Il risultato è un personaggio, conosciuto in tutto il mondo, come un uomo che sta sopra il bene e il male, ammirato da stelle della musica odierna come Simon Rattle, Barenboim, Plácido Domingo o Claudio Abbado, cercato da istituzioni come le Nazioni Unite e acclamato con premi e riconoscimenti internazionali.
Se a Caracas però l’educazione musicale è ormai un diritto costituzionale, lo si deve soprattutto agli insegnanti de El Sistema. Sono loro a girare i quartieri e bussare alle porte. A parlare coi genitori, a volta per mesi, a visitare i ranchos per far capire l’impegno da loro richiesto. Si comincia coi bambini di due o tre anni, si dà loro uno strumento in mano. Poi, quando l’allievo entra a far parte di un’orchestra, riceve uno stipendio e la musica conquista il suo valore reale anche nei conti di casa
Ma ne El Sistema non si studia solo Beethoven o Mahler. C’è il ritmo che esplode strappando i giovani alle bande criminali, li ha riscattati da una situazione di miseria materiale e spirituale e ha insegnato loro a vivere.
FONTE: http://www.linkiesta.it
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