Musica ed ecologia a Portici: i Rio in concerto

Creato il 08 aprile 2015 da Vesuviolive

Domenica 29 marzo alle ore 21:00 i Rio sono stati ospitati al Fabric Hostel Club a Portici per una serata musicale sulle note delle loro “melodie ecologiche”. Questa band che nasce nel 2001 ha pubblicato cinque album e ha partecipato all’opening di concerti come quelli di Ligabue ed Elisa collaborando anche con Fiorella Mannoia e Paolo Rossi. L’ispirazione che seguono nella musica è il loro amore per la Terra, la loro passione per il pianeta che ci ospita e che ogni giorno deturpiamo sempre di più. La voce del gruppo, Fabio Mora, ha rilasciato un’intervista esclusiva.

Da cosa nasce questo profondo interesse per l’ecologia?

“Perché siamo emiliani, siamo molto legati alla nostra terra che è fatta soprattutto da campagna. I nostri genitori lavoravano con questa terra e abbiamo questa tradizione che ci è stata tramandata. Viviamo vicino il fiume Po, quindi vicino i boschi, pioppeti, fiume … siamo molto legati alla terra e questa cosa è cresciuta diventando grandi e rendendoci conto di quello che è stato fatto con l’inquinamento. Abbiamo capito poi che c’era l’opportunità di mandare un messaggio, qualche riflessione. Siam convinti che la musica non cambi il mondo ma  che possa aiutarlo a riflettere come un buon libro poi dopo sta ad ognuno di noi cercare di far qualcosa … noi facciamo così cerchiamo di far riflettere le persone e qualcuno magari comincia a reagire in modo diverso con cose molto semplici che possono fare tutti perché essere ecologici comporta molte spese”.

Cosa vi spinge a venire qui a Portici? Qual è il vostro rapporto con il territorio napoletano?

“Ovviamente la pizza di Michele! Ma oltre quella … noi abbiamo avuto la fortuna di girare il mondo e siamo legati ad ogni posto perché ogni singolo posto ci ha donato tantissimo della sua cultura ed è per questo che i Rio vanno avanti. Le nostre canzoni sono fatte dei suoni dei pensieri delle persone che incontriamo e questo è successo anche con Napoli. Il bagaglio musicale, storico e artistico che ha Napoli; il suono della città, la cultura, il cibo e il carattere. Io reputo i napoletani gli emiliani del Sud,  siamo molti vicini e siamo molto legati alla città”.

Avete mai pensato di comporre un pezzo sulle Terra dei Fuochi?

“Noi ci occupiamo più generalmente del pianeta, per raccontarla una cosa così bisogna viverla. Per quanto mi riguarda la devi sentire, la devi conoscere non riuscirei mai a raccontare una cosa così anche se ti tocca socialmente, senza averla veramente vissuta, mi sembrerebbe disonesto. Potrei raccontarlo, far riflettere con un pensiero o una frase ma prima di scrivere una cosa voglio viverla realmente”.

Cosa rappresenta invece il Gigante? Questo essere che così tante volte viene citato nel pezzo con Fiorella Mannoia?

“ Il Gigante è stata la prima canzone a soggetto sociale che abbiamo scritto, è stato un trampolino verso l’esterno. E’ per noi davvero importante questo pezzo perché abbiamo collaborato con un associazione che si occupa della deforestazione, la Life Gate , e da allora nel 2007-2009, portiamo avanti questo rapporto di solidarietà. Il gigante rappresenta l’inquinamento, il meccanismo che aumenta di anno in anno se non si hanno certe attenzioni … rappresenta l’industria e tutto quello che può danneggiare il nostro pianeta. Ci sembra assurdo conoscere e voler andare su un altro pianeta quando abbiamo già questo da salvaguardare”.

Secondo voi cosa manca veramente alla gente che non agisce concretamente e rimane a guardare con le mani in mano lo sfacelo del nostro pianeta? E i cittadini napoletani che deturpano non solo l’ambiente ma anche i propri monumenti che possono in qualche modo garantire anche un certo circolo economico?

“Io penso che sia un problema di sicurezza generale, qui non si parla di musica o di politica ma di responsabilità del singolo: ogni persona è una goccia e ogni goccia può formare una marea. Ma se nessuno prende l’iniziativa per primo … certo ci sono state persone che singolarmente hanno contribuito, hanno fatto il loro nel tempo, negli anni e spesso anche con dolore. Chi ha avuto veramente attenzione ha fatto cose molto forti e ha dato una voce molto forte. Se guardiamo prevalentemente l’ecologia sembra una cosa che non debba toccare mai nessuno. Ci vuole solo la voglia di qualcuno di cambiare le cose, una persona forte che possa coinvolgere tutti quanti. Prevalentemente è dunque un fattore di sicurezza o di paura quello che ferma la gente o anche di menefreghismo: ovvero il pensare <<lo fanno loro>> quando invece dovremmo farlo davvero tutti. L’ignoranza di non conoscere le cose uccide l ecologia e il senso civico del singolo”.


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