Musica nazionale obbligatoria in radio

Creato il 18 ottobre 2013 da Molipier @pier78
Ivan Lagrosa vedi altri articoli 18 ottobre 2013 12:01

In un recente spot di una nota multinazionale giapponese, produttrice di autoveicoli, compare un simpatico e bizzarro signore di mezza età che, davanti ad una folla di persone, sostiene che d’ora in avanti potranno ascoltare una sola canzone, per il resto della vita. Un giovane ragazzo tra la folla alza quindi la mano e chiede il perché di questo strano obbligo. Lo spot termina qui ma la domanda rimane. Perché?!

Calandoci nella realtà, è di pochi giorni fa un comunicato dell’associazione Amici della Musica in cui si chiede a gran voce che il Parlamento italiano approvi una legge che imponga alla Rai (da estendere poi anche ai privati) di prevedere “una quota del 40% di musica italiana prodotta in Italia all’interno di programmi Radio e Tv”. Perché?!

La domanda trova risposta nel comunicato stesso: il settore delle Attività Musicali italiane, si legge, ha un giro di affari annuo pari a 3 miliardi e impiega circa 400 mila addetti.

Un tale provvedimento avrebbe però un esplicito carattere protezionista e non di semplice “sostegno” come indicato nel comunicato. Lo Stato sostiene infatti le aziende in crisi con agevolazioni fiscali e con lo strumento della cassa integrazione, non imponendo che una quota di mercato sia riservata ad una determinata azienda, perché proprio di aziende stiamo parlando. Nel comunicato stesso viene infatti sottolineato che nel settore musicale italiano sono coinvolte circa 123 mila piccole e medie imprese.

Qualcosa di simile però, a onor del vero, esiste già. In Francia, infatti, nel 1994 venne approvata una legge (liberticida) che prevede l’obbligo, per le emittenti radiofoniche, di trasmettere musica francese “DOC” per il 40% del totale delle opere trasmesse dalle 6 del mattino alle 22 di sera.

Seguire i francesi su questa strada del nazionalismo potrebbe però risultare pericoloso. È infatti recentissima la legge francese anti-Amazon (azienda statunitense) che vieta ai venditori di libri on-line di offrire la consegna gratuita. Questa mossa ha l’intento di difendere le piccole librerie indipendenti, ovviamente francesi. È anche apparsa, sempre in Francia, una proposta che prevede una tassa su tutti i dispositivi connessi ad internet per finanziare prodotti televisivi made in France.

Nazionalismo e libertà individuale fanno fatica a coesistere. Dobbiamo solo decidere cosa scegliere.

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