Musica.Rock Legends: programma radio

Creato il 02 febbraio 2012 da Ufficiostampa @gucci_antonella

Ho conosciuto anche Gianluca Merlin tramite social network e devo dire di essere stata davvero fortunata a trovarlo tra miriadi di persone. Grande conoscitore della musica e della storia del rock in particolare, mescola sapientemente i nomi degli artisti che hanno fatto la storia con gli emergenti italiani. Il suo programma, ascoltabile anche in streaming, è assolutamente da non perdere. Tante curiosità, tante band “dimenticate” ingiustamente, adatto sia ai nostalgici che ai giovani curiosi e desiderosi di farsi una cultura davvero rock! Lascio la parola a lui:

Chi è Gianluca Merlin, in arte Jeanluc? Da dove nasce la passione per la musica?

La passione nasce tanti anni fa, credo nel 1979: di solito l’imprinting di un bambino lo si ha dai 5 ai 6 anni e a me è successo proprio così, per un convergere di 2 situazioni: la prima è stata l’ascolto della radio ogni giorno da parte di mia mamma e la musica che ne usciva era davvero meravigliosa. Nonostante fosse l’era del punk ricordo che si sentivano gli Chicago, gli America e i Pink Floyd, inoltre alla tv la domenica davano sempre Superclassifica Show e ogni volta mia mamma girava sempre per guardarlo. Inoltre mi regalò a 6-7 anni un mangiadischi e i suoi vecchi 45 giri degli anni ’60 che conservo come cimeli preziosi sin da allora. E sono partito per un viaggio musicale tra varie ere dell’epoca (l’epopea da ragazzino degli anni ’80 me la sono sorbita tutta) fino al ricongiungimento con il rock tra il 1989 ed il 1991. E da lì ho scelto di rimanere su queste coordinate. Sono stato fortunato: ho avuto modo nel corso degli anni di vedere numerose trasmissioni musicali in tv presentate con molta competenza da vari esperti come Dario Salvatori (Rock notes sulla vecchia Telemontecarlo), Mixo (Rock devolution sul vecchio canale videomusic) , Ezio Guaitamacchi (Good Vibrations sulla vecchia tele +), che registravo negli anni ’90 e che credo di avere ancora nelle videocassette dell’epoca.

-Come è nata l’idea del programma Rock Legends?

È stata una esigenza maturata nel mio approdo a Radio RCS quasi per caso. Già da alcuni anni avevo provato a fare qualcosa e a propormi ma invano, poi sono entrato a fare parte del cast di un programma di Heavy metal dove ero uno degli ospiti semifissi. Un giorno le cose hanno iniziato a degenerare e ho sentito il desiderio di fare un programma per conto mio dove le cose fossero prese più sul serio, dove poter ospitare band anche non heavy metal e dove si potesse viaggiare nel rock del passato.

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-Cosa proponi nel tuo programma?

Forte delle esperienze di ascolto di cd, letture di libri sul rock ed ore e ore passate a riguardarmi filmati su filmati, ho iniziato a proporre una rubrica musicale dove si potessero ascoltare brani rock storici e meno noti in modo da poter dare un servizio a chi ascoltava mettendo tra un brano e l’altro delle info e curiosità sulle band e canzoni proposte. Siccome in Italia siamo sempre in questo frangente al “gatto che si morde la coda”(cioè ascoltiamo sempre le stesse cose e se non è famoso non lo conosco) il mio obiettivo è quello di far conoscere anche band e generi musicali stranamente messi da parte nella musica. Oltre a ciò ho iniziato ad ospitare gruppi musicali intuendo dopo un po’ che bisognava darsi da fare per la musica emergente dopo una mia visita ad una edizione del MEI di Faenza. Ho pensato subito che bisognava darsi da fare perché il lavoro era tanto e mastodontico..e non è ancora finito! Si parla tanto di cd che non vengono venduti, che non vengono ascoltati più, della loro morte, e allora nel mio programma, quando possibile , ospito formazioni rock di vari generi (e qualche artista solista) che abbiano un’ottima qualità ed un disco Full lenght (in parole povere il disco completo, non gli ep) ufficiale da presentare, ovviamente non per telefono ma rigorosamente nello studio radiofonico principale dell’emittente a Casaleone (VR).

-Quali sono i tuoi obiettivi professionali?

Credo nessuno, dato che è solo una grande passione e tale deve restare, anche se ovviamente se il nome di Radio RCS L’onda veronese, del programma e del sottoscritto si espande e viene apprezzato fa solo che piacere. Sicuramente un obiettivo è quello di poter accontentare appassionati di rock orfani di un programma dove non si senta la solita musica e dove la mente possa essere accesa e la persona possa emozionarsi all’ascolto di canzoni “nuove” anche se magari hanno 50, 40, 30° 20 anni. Altro obiettivo è quello di far conoscere la musica emergente italiana (con qualche special guest straniero, mi è capitato anche se di rado ma fa piacere) e i dischi delle rock band emergenti, con ampio spazio all’ascolto di più canzoni e domande sul disco o la band, importanti a far conoscere la medesima. Sto lavorando da sempre per poter guadagnare sempre più ascoltatori via etere e steaming per poter dare il maggiore servizio possibile.

-Cosa consiglieresti agli emergenti per “sopravvivere” oggi?

Tenacia, umiltà e tanta voglia di non fermarsi ai soliti ascolti, bisogna lavorare durissimo anche quando le avversità ti mettono ogni possibile bastone tra le ruote. Vedo in molti ragazzi disorientamento, voglia di emergere in fretta e poca voglia di darsi da fare tutto il giorno per poter far conoscere la propria band, spesso delusi dal fatto che c’è disinteresse. Vedo anche tanto egoismo soprattutto in sede live, dove si collabora pochissimo e sempre tra le stesse band oppure c’è invidia o poca professionalità nello star sul palco per poter coinvolgere la gente. Non è certamente questo lo stile rock, non bastano le corna alte al cielo. In molti non sanno che anche i grandissimi, prima di diventare qualcuno, hanno sgobbato per anni rischiando di fare la fame, cosa che se la proponi oggi ad un ragazzo ti guarda male. Fare il musicista, farlo di professione, è una vita durissima che ti obbliga a fare anche alcune rinunce e sacrifici immani. Poi ci si stupisce che molte band si sfaldano nel giro di uno o 2 dischi o che le formazioni cambino continuamente elementi quasi ogni anno. Purtroppo non esiste in Italia , o esiste solo in limitata parte, un percorso formativo che porti una persona ad apprezzare la musica nel corso di una vita, col risultato che in molti, dopo una certa, età pensino che fare musica è roba da bambini: poi ci stupiamo che all’estero le band inglesi, svedesi e tedesche ecc.. sfondano e da noi, nonostante l’ottima qualità (non abbiamo da invidiare nulla a nessuno e anzi ci apprezzano molto all’estero), rimangano confinate nel nostro territorio oppure qualcuno sia costretto ad emigrare all’estero in cerca di fortuna o magari anche solo per essere ascoltati. Si tratta di un argomento molto delicato che va affrontato con un lungo discorso e soprattutto si devono porre rimedi, non solo a parole. Oltre a questo consiglio alle band emergenti, nel caso realizzino un disco, di promuoversi attraverso un ufficio stampa indipendente o di una etichetta valida, oppure di frequentare un corso su come capire le strategie della promozione, perché in molti trascurano questo lato pensando sia superfluo, ma fa una gran differenza se chiedete le cose con educazione e professionalità invece che con toni poco ortodossi. Inoltre fare tanti live, non pensate, se siete formati da poco, di trovare i red carpet davanti a voi, non pensate subito ai soldi perché obiettivo primario è farsi un nome, soprattutto interpretando pezzi propri. Se potete, infine, non chiudetevi in un mondo vostro ma guardate in ogni dove, sia a livello promozionale (internet ed i social network aiutano moltissimo) che a livello live: sperare di diventare una house band vi brucia in partenza e vi fa credere di essere arrivati e non lo siete. Serve un percorso di maturazione lungo e di selezione se si vuole anche solo farsi un nome nel panorama indipendente: anche avere enormi risorse che ti aprano le porte immediatamente non vuol dire avere la popolarità in tasca, anzi..ti bruci nel giro di poco… Le Major ed i canali più importanti, del resto, hanno deciso di chiudere a tripla mandata agli emergenti di qualità, perché il loro obiettivo è quello di promuovere solo artisti “usa e getta” che possano far fare loro un po’ di soldi, finché va ancora bene nel mercato musicale.


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