Mutazioni del linguaggio

Creato il 27 aprile 2011 da Mcnab75

Breve post che funge come add-on di quello di stamattina. Ah, innanzitutto grazie per i commenti, tutti molto interessanti e pieni di spunti che meriterebbero piena visibilità.

Proprio grazie a ciò che qualcuno di voi ha scritto volevo aggiungere quello che ritengo un mutamento – ma non necessariamente una regressione – del linguaggio: il progressivo accorciamento della comunicazione in forma scritta.

Glauco citava Youtube come il sito più visitato in assoluto, e in particolari dai giovanissimi. Non a caso si tratta di un servizio che diffonde video di breve durata, nonché in continua espansione per quel che concerne i contenuti. Facile saltare di filmato in filmato, senza nemmeno vederne uno per intero. Del resto è un media pieno di input.

Per quel che concerne la parola scritta, sono i social network e – seppur parzialmente – i blog fanno da controparte a Youtube. Facebook e Twitter si basano su un sistema di scambio rapido di impressioni e pareri. Non a caso da qualche tempo ci sono esperimenti riguardanti romanzi nati su questi social network. Non ne ho mai letto uno, ma ne posso immaginare lo stile: asciutto, colloquiale, molto scarno.

Sui blog esistono da tempo esercizi di scrittura a puntate, come il Survival Blog o Nomade Pastoralis. Ma in realtà è nei post non narrativi che si nota ciò che funziona e ciò che allontana i lettori. Non parlo di contenuti, bensì di struttura. Per esperienza noto che gli articoli che funzionano meglio sono quelli di media lunghezza. Quelli lunghi ottengono molte hit se si tratta di dossier articolati che contengono, per esempio, molti titoli di libri o di film (come il mio dossier sulla narrativa postapocalittica). Post più lunghi sono invece più ostici e meno cliccati.

Come lettore, per esempio, non amo affatto le recensioni “autoptiche” che eviscerano un romanzo dalla A alla Z, analizzandolo attraverso articoli lunghissimi e ridondanti di citazioni. Trovo molto più funzionali delle recensioni chiare, essenziali e senza digressioni infinite.

A questo punto sorge anche un interrogativo riguardante l'editoria digitale. Qual è, se esiste, la lunghezza ideale di un ebook?

In termini del tutto intuitivi ho sempre pensato al formato novel (racconto lungo/romanzo breve) come perfetto per i libri digitali. Testi scorrevoli, privi di blocchi monumentali (men che meno di saghe infinite), magari supportati da una grafica accattivante e da contenuti supplettivi.

Se la capacità di concentrazione del cervello umano va mutando, occorre forse adeguare gli input a sua disposizione.

Che sia un bene o un male è un discorso diverso e più complesso. Magari ne riparleremo.


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