Mutui, con il rialzo dei tassi si ripropone il problema del tasso fisso e del tasso variabile. Istruzioni per l’uso. (Seconda e ultima parte)

Da Mrinvest

L’Euribor, il parametro di riferimento che misura il costo del denaro a breve termine e che serve per determinare i tassi variabili dei finanziamenti (e le rate), era cresciuto da alcuni mesi. Per cui la decisione della BCE (Banca Centrale Europea) di aumentare il tasso dello 0,25% era già prevista e anticipata dai mercati. Oggi l’Euribor a un mese è dell’1,24%, rispetto allo 0,75% di inizio anno. Saliti anche tutti gli altri indici.
Come dicevamo nell’articolo precedente, chi ha un mutuo a tasso variabile ventennale di 100mila euro si troverà a pagare circa 20 euro in più al mese. E’ un incremento abbastanza basso, ma si aggiunge a quello di ottobre dell’anno scorso, e purtroppo questi aumenti non saranno gli ultimi.

La domanda è spontanea: vista la previsione di ulteriori aumenti dei tassi, a quanto potranno arrivare le rate dei mutui, e, soprattutto, conviene ancora il tasso variabile?
La previsione a un anno è quella di un rialzo dei tassi dell’1%, arrivando quindi

al 2,25%. Per cui, in base alle tabelle di Mutuionline, la rata, sempre considerando un mutuo a tasso variabile di 100mila euro per venti anni, aumenterebbe di circa 90 euro al mese, comunque al di sotto dei picchi toccati nel 2007 e 2008. Chi ha in corso un mutuo e chi sta per stipularlo potrebbe essere giustamente preoccupato.

Che alternative ci sono? La sicurezza della rata certa è data da due strade da seguire, ma dal punto di vista finanziario, alle condizioni e alle previsioni attuali, non sono convenienti.
La prima è il tasso fisso. Se oggi fosse ancora ai livelli di settembre 2010, attorno al 4%, il problema non esisterebbe, perchè sarebbe molto vantaggioso. Ma purtroppo, considerando gli spread, i mutui a tasso fisso, visto che l’Euris (parametro di riferimento per determinare i tassi fissi) è del 3,96% per i mutui a 20 anni, sono arrivati a costare attualmente intorno al 5,50%, con una rata superiore a quella del tasso variabile di circa 140 euro. Sicuramente offre più tranquillità, ma a caro prezzo. Per cui, se le previsioni sono di leggeri aumenti, in questo momento sono ancora da preferire i mutui a tasso variabile.
La seconda strada è quella dei mutui con cap, cioè con il tetto massimo. Le condizioni offerte da questi mutui sembrano però aver perso l’appeal che avevano prima, in quanto le previsioni sono che il livello massimo di protezione salirà al 6%. Considerando che lo spread è più alto rispetto agli altri tipi di mutui ed è obbligatoria la sottoscrizione di polizze accessorie, sono da stipulare solo per avere la massima tranquillità e non per la convenienza.