Mutui, i benefici prodotti dal taglio del tasso Bce operato da Mario Draghi è annullato dagli spread applicati dalle banche

Da Mrinvest

Qualche giorno fa Mario Draghi, appena insediato alla guida della Bce (Banca centrale europea), ha abbassato il costo del denaro portandolo all’1,25%, sorprendendo tutti. Il taglio di 25 centesimi porterà ad una diminuzione solo delle rate dei mutui agganciati al tasso Bce, per cui i mutui indicizzati all’Euribor, che sono la maggior parte, non avranno questo beneficio.
La riduzione della rata per chi ha scelto a suo tempo il tasso variabile arriva alla fine di questo anno che ha visto un lieve incremento dei tassi di interesse, al contrario delle previsioni che davano invece aumenti rilevanti.
Purtroppo però, in pratica, complice la tensione sui mercati finanziari, il vantaggio del taglio del tasso è completamente annullato dalla politica che le banche stanno attuando. Infatti la continua crescita dello spread (differenziale tra i bund tedeschi e i Btp decennali italiani) ha come conseguenza l’aumento dei costi degli

istituti di credito, creando quindi una sempre maggiore scarsità di liquidità sul mercato interbancario.
Questa situazione ha portato le banche ad alzare progressivamente gli spread, saliti ormai ad una media superiore al 2,5% sia per i mutui a tasso fisso sia per quelli a tasso variabile. Per cui gli spread applicati dalle banche annullano gli effetti positivi che la riduzione del tasso Bce produce sulle rate dei mutui.
Nel contempo, come dicevamo, le banche si trovano con minore disponibilità liquida ed hanno quindi ridotto l’erogazione dei mutui. Gli spread elevati e la minore disponibilità delle banche hanno come conseguenza quella di un progressivo rallentamento dell’intero settore, sia come erogazioni sia come flusso di nuove richieste. E per adesso non si prevedono possibili soluzioni, almeno nel breve termine.
La normalizzazione ed il rientro degli spread e della liquidità saranno in previsione graduali e legati anche all’evolversi della politica in Italia. Per il 2011 si prevede una chiusura di anno con un valore di erogazione complessivo in calo di oltre il 10% rispetto allo scorso anno.

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