Mutui ipotecari: c’è chi si lecca le dita (le banche) e chi le ferite (i clienti)

Da Valgi @valgi

“Bono ‘sto tasso!”, avrebbe detto ironicamente qualcuno – fino a qualche tempo fa – di fronte a uno spread del 2.50% applicato su un mutuo ipotecario.

Fino al 2011, infatti, il margine di guadagno delle banche su questo genere di operazione, oscillava tra l’1 e il 2 per cento, con rare eccezioni (in positivo o in negativo).

Il 2.50% veniva applicato saltuariamente e solo dagli istituti di credito capaci di finanziare al cliente fino al 100% del prezzo di acquisto dell’abitazione (a volte anche oltre, comprendendo pure le spese legate all’acquisto e all’intestazione dell’immobile stesso).

A guardarci oggi, non sembra neanche vero. Quello che allora era uno spread riservato a mutui subprime, oggi è un miraggio per la maggior parte di clienti che varcano la soglia di una banca.

Leggendo l’ultimo aggiornamento sui tassi effettivi globali medi, emesso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze lo scorso 21 dicembre, si legge che di questi tempi gli istituti di credito erogano mutui a tasso variabile ad una condizione media del 4.06%.

Se a questo numero sottraiamo il costo del denaro (cioè la percentuale che paga la banca quando si approvvigiona di denaro presso le banche centrali), vale a dire lo 0.75%, ecco che emerge il risultato finale: 3.31%, cioè il margine di guadagno medio delle banche italiane. Caspita!

Due o tre anni fa uno spread del genere non si applicava nemmeno a operazioni spazzatura, oggi sono la normalità (e non certo per esclusiva responsabilità delle banche, ma qui il discorso si farebbe lungo). Ma allora, conviene o no acquistare casa con un mutuo? Per la risposta vi rimando al prossimo post.

Chiudo però con un augurio: finanziamenti che fino a qualche anno fa parevano normali sono diventati subprime o in certi casi spazzatura, speriamo che la stessa cosa non accada anche a noi italiani: sarebbe spiacevole svegliarsi una mattina e scoprire che, per il nostro Caro Stato, siamo diventati “cittadini subprime”.