è il lavoro dell'Accademia degli Artefatti che porta in scena il testo dell'autore contemporaneo . In cui si uniscono due sue opere "My Arm" ed "An oak tree". La peculiarità degli scritti di Crouch è che i suoi testi non si limitano a dire ma a raccontare una realtà che produce la finzione e, viceversa, una finzione che produce la realtà.
Inizio decisamente "spiazzante" che porta subito a familiarizzare e ad entrare in un ottica diversa di fruizione della scena, dello spettacolo ma soprattutto nell'ascolto della storia in sé.
La paradossale vicenda è quella del protagonista che all'età di 10 anni decide, " un po' per noia e un po' per non morire " di compiere un gesto all'apparenza banale, tenere un braccio sopra la testa. Una piccola, insignificante azione che muterà per sempre la sua esistenza e quella delle persone che lo circondano.
"Avevo dieci anni ed ero l'unico bambino che aveva scelto di andare a senso unico"Il fatto, per quanto assurdo, potrebbe trarre spunto da una situazione reale, e parla soprattutto dei propri limiti e la voglia di sfidare il proprio corpo. Questa sfida, questo voler sfidare il limite fisico (ma che in automatico sfida anche la forza della mente) porta il protagonista a diventare da "un caso curioso, a un caso clinico fino a un caso artistico".
Infatti il suo braccio diventa un oggetto di studio di artisti e di installazioni contemporanee fino anche dopo la sua morte.
"Quei nove mesi furono l'inizio della mia vita. Nove mesi giusti, una gestazione e il quadro terminato fu la mia rinascita."Momenti comici, tragici, ironici e dolorosi si alternano senza strascichi ne sfumature, ma sono raccontati con la naturalezza di questo bravo attore che entra ed esce dalla storia con un modo quasi "stropicciato", quasi "grunge", che ci fa sentire i suoi diretti interlocutori.
In questo modo, come spiega la compagnia:
"[...] prendendo a prestito dagli spettatori foto, chiavi, accendini che raffigurano luoghi o personaggi cui però non rimandano affatto si ricostruisce un teatro ulteriore, un mondo e un linguaggio ulteriori che raccontano una storia tanto vera e per questo impossibile, manipolando la realtà e mettendola a servizio di una rappresentazione che però non ha nulla da raccontare, se non se stessa".
Niente lieto fine, niente lezioni di vita, ma solo la semplicità di una storia e la sua forza rappresentativa.
Se siete curiosi di vedere cosa succede a sfidare i propri limiti, questo è lo spettacolo che fa per voi.
Written by Cristina Zanotto