My Kingdom for a Ticket
Il 22 agosto 1485 la battaglia di Bosworth Field segnava la fine della Guerra delle due Rose e l'inizio della dinastia Tudor: la vittoria ha comprato la pace consegnando l'ultimo sovrano degli York Riccardo III alla memoria di un ritratto infedele e artefatto, ingiustamente eppur magnificamente pennellato da Shakespeare come il prototipo di una malvagità mascherata, machiavellica e codarda all'occorrenza.Biasimare il Bardo per l'increscioso equivoco non sarebbe corretto: la leggenda dell'indole e della fisicità mostruose di Riccardo (beffato fino alla fine da un'indecorosa sepoltura sotto un parcheggio a Leicester) erano già parte del folclore molto prima che Shakespeare nascesse e la cara Regina Elisabetta I, diretta discendente dell'ultimo Erede dei Lancaster, non avrebbe potuto godere di una versione della storia più gradita alla sua Casata.
Ciononostante, fare pace con un ritratto propagandistico come quello offertoci dal Richard III e proteggere le mie simpatie per il personaggio storico dalla devastante villania del suo gemello letterario è stato più difficile del previsto. Quale miglior occasione per fare ammenda di un'esperienza unica in teatro con uno dei miei attori preferiti?
MY SUMMER OF NO DISCONTENT
La prima volta in cui metti piede in un Teatro Londinese non si scorda mai: tornare una seconda volta nella Capitale in così breve tempo (ero già salita in aprile, per una vacanza molto più invernale e rinfrescante) era già una grande impresa, ma quando ho scoperto di poter addirittura prendere i biglietti per il Riccardo III diretto da Jamie Lloyd( in scena fino al 27 settembre) con Martin Freeman come protagonista la gioia si è trasformata in pura incredulità: dato che avere i biglietti nelle mie mani non era abbastanza, in perfetto stile San Tommaso ho dovuto attendere il fatidico 2 agosto per realizzare finalmente, una volta trovato il mio posto e gettato lo sguardo al palcoscenico, ciò che sarebbe accaduto di lì a pochi minuti( UN VERO SPETTACOLO! IN UN VERO TEATRO BRITANNICO! CON UN VERO MARTIN FREEMAN! SU UNA VERA OPERA DI SHAKESPEARE! IN UNA VERA LONDRA! Tranquilli, non troverete urla estatiche nel paragrafo seguente, credo).
The Calm before before The Storm
Pur essendo sedute abbastanza in alto( I was with my sister, for the Record), date le ridotte dimensioni del locale (molto più piccolo di quanto pensassi) i Trafalgar Studios ci hanno dato non solo l'opportunità di godere di un'ottima visuale ( rendendo di fatto non necessario l'ausilio del leggendario binocolo da teatro di mia nonna prestatoci per l'occasione) ma anche di entrare immediatamente in sintonia con la scena, grazie a un'atmosfera che non avrebbe potuto essere più intima e raccolta.The Office UK
In attesa che tutto inizi, ci soffermiamo sulle scenografie e sul contesto storico i cui si muoveranno i personaggi: travolto da un'ondata di proteste e radicata insoddisfazione, il "Winter of Discontent" del 1979 fu gravato fra le altre cose anche dalla minaccia di un colpo di stato ( le accuse non vennero mai provate, ma la questione è ancora oggi oggetto di dibattito) ai danni dell'inconcludente Primo Ministro di allora Harold Wilson, sintomo allarmante di un malcontento che sarebbe presto sfociato nella vittoria della Lady di Ferro Margaret Thatcher; il destino di York e Lancaster si decide dunque sul pavimento a scacchi di un ufficio, gli schieramenti spezzati da due ingombranti scrivanie disposte l'una di fronte all'altra insieme a altri oggetti di arredamento vintage.Bigger on the inside, sort of
Stimolante e azzeccata per catturare l'empatia del pubblico ma senza dubbio rischiosa e poco pratica, la scelta di disporre alcuni posti a sedere addirittura alle spalle della scena sembra destinata a sacrificare ulteriormente lo spazio d'azione disponibile: difficile immaginare come la Battaglia di Bosworth Field possa prendere vita fra piantine d'appartamento e sedie da studio verdognole, ma bastano i primi caotici minuti per smentire le incertezze e imporre una visione determinata a camminare sulle rigide spalle dell'attualità piuttosto che della storicità del Dramma.PROGRAMS!
Le luci si abbassano, il silenzio inghiotte il teatro e tutti ci guardiamo intorno immobili e sospettosi, certi che la quiete del momento verrà fragorosamente interrotta a un nostro minimo accenno di distrazione: in un attimo due televisori situati ai lati del palcoscenico si accendono al massimo volume bombardandoci con rumorose e caotiche immagini di guerra, biglietto da visita di un equilibrio di poteri tenuto in piedi con gli spilli in un clima di terrore e paranoia.Nel profondo, qualcosa di pericoloso e oscuro rimane però paziente in attesa: sotto il peso delle responsabilità, del rimorso, di una cieca e ritrovata ambizione personale, l'eccezionale straordinarietà del singolo trova modi imprevedibili per manifestarsi, pendendo pericolosamente fra bene e male e annullando ogni ragionevole discernimento.
Con un braccio inerte e una gobba posticcia sotto l'ingombrante uniforme militare, questo Riccardo di Gloucester si muove sicuro e inflessibile nella nuvola del suo ambizioso disegno, senza disdegnare inflessioni di amara e tragica ironia assecondate al meglio dal lavoro di Freeman: è la concreta ascesa al Trono di Riccardo a dare all'attore l'opportunità di abbandonarsi all'ira di una performance fortemente dinamica e fisica, forte di efferati omicidi e duelli mozzafiato.
Dopo una lunga e meritata Standing Ovation, gli attori si congedano dalla scena e inizia l'attesa, ahimè del tutto vana, per la Stage Door: avrei voluto dire a Martin con quanta ammirazione seguo il suo lavoro e quanto sia stato emozionante poterlo finalmente vedere in carne e ossa in un simile contesto, avrei voluto dire a Gina che è una splendida attrice a aver recuperato in tempi recenti il suo Wonderland non ha fatto altro che confermarlo, ma purtroppo non è stato possibile.
say hello to the stage door
Ad ogni modo, it doesnt' matter: ho avuto l'opportunità di assistere a uno spettacolo divertente, sanguinoso, spaventoso ed emotivamente devastante, di assaporare l'ebbrezza di vedere Shakespeare in un teatro britannico e di tremare per l'efferatezza della messa in scena e la violenza degli effetti sonori, di vedere uno dei miei attori favoriti guidare una splendida Compagnia con un ruolo problematico e terribilmente attuale, di fare pace con il Riccardo III di Shakespeare e con le distorsioni, marcate dal pettegolezzo e dall'interesse, di un uomo che ebbe la colpa di cedere alle debolezze dell'umano sentire tanto quanto i suoi successori e predecessori.IT REALLY HAPPENED
Ps: un carissimo saluto a Elena, amica twittera che ho avuto il piacere di conoscere personalmente in quest'avventura. Alla prossima! :)