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My sweet orange tree– Festival internazionale del film di Roma– Alice nella città

Creato il 20 novembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Regista: Marcos Bernstein

Paese: Brasile

Anno: 2012

Durata: 99’

Genere: Drammatico

My sweet orange tree– Festival internazionale del film di Roma– Alice nella città

Premio meritatissimo quello assegnato dalla Giuria di Alice nella Città, come Miglior Film del Concorso Young Adult (oltre alla gloria, 10.000 euro!) alla pellicola brasiliana ‘My Sweet Orange Tree’ (Meu Pé de Laranja Lima)diretta da Marcos Bernstein, sceneggiatore, attore e regista di origine ebraica nato a Rio de Janeiro. Molti ricorderanno il suo nome per aver firmato la sceneggiatura del bellissimo Central do Brasil (insieme a João Emanuel Carneiro) diretto da Walter Salles.

I temi sono gli stessi: l’infanzia e la povertà, l’amicizia possibile, i difficili rapporti col mondo adulto, la fantasia ed il raccontare storie come riscatto e salvezza per non soccombere. Zezè è un bambino vivacissimo – di lui dicono che ha ‘il diavolo’ in corpo – che abita nelle favelas della zona mineraria di Minas Gerais, tanto bella naturalisticamente parlando quanto dura per vivere, poiché lasciata indietro dal tumultuoso sviluppo del Brasile industrializzato ed urbano. Il padre ha perso il lavoro e si è lasciato andare completamente all’alcol ed alla rabbia cieca derivante dalla miseria, e spesso, anche senza un vero motivo, riempie di botte Zezè, il più sensibile e ribelle dei suoi numerosi figli. Ma il bambino si è costruito, nel boschetto di bambù dietro le baracche, un mondo/luogo fantastico, popolato di amici immaginari, animali dello zoo, aeroplani improvvisati e di un piccolo albero di arancio che parla (‘Minguinho’), e vi si rifugia appena può, insieme al fratellino più piccolo, per sentirsi meno solo ed appagare la sua sete di vita ed avventure. Zezè però, nonostante la sua cattiva fama e le marachelle che combina per reazione al mondo insensibile e spesso ottuso degli adulti induriti dalla vita, quasi tutti incapaci di amarlo ed apprezzarlo (solo la sorella più grande lo difende), è generoso, coraggioso e bravo a scuola, felice di imparare a scrivere ed avere l’apprezzamento della maestra. L’incontro e l’amicizia con il burbero Manuele Valadares, un benestante ‘straniero’ (portoghese perciò detto Portuga) che lo porta in giro in macchina, gli regala dolci ed a poco a poco lo considera come un nipote, cambieranno per sempre la sua vita, dandogli fiducia e tenerezza e spalancando a Zezè le porte di un possibile futuro diverso, dove il suo talento nel raccontare storie potrà essere apprezzato e trasformarlo in un vero scrittore.

L’atmosfera del film è resa magica sia dalla fotografia sgranata dai colori vintage di un mondo che va scomparendo (il padre troverà alla fine un lavoro in una fabbrica di città e l’intera famiglia dovrà trasferirsi), sia dall’interpretazione del piccolo Joao Guilherme de Avila, il protagonista Zezè, capace di offrire un incredibile ventaglio di sfumature ad un personaggio/bambino complesso e vitale, desideroso di amore, accettazione e redenzione. Sospeso tra bellezza e sofferenza, immaginazione e crudeltà, luci calde e fredde oscurità, sogno ed incubo, questo delizioso film che ha conquistato la giuria ed il pubblico, ha ricevuto la seguente motivazione al conferimento del premio: ‘per il perfetto equilibrio tra poesia e intrattenimento, che ne fa un film tecnicamente elegante senza essere inaccessibile. La forte emotività dei contenuti si fonde con una fotografia suggestiva e dal taglio personale.

La fantasia è resa protagonista grazie a scene che rappresentano l’immaginazione del piccolo personaggio Zezè <…> senza nulla togliere alla veridicità ed alla profonda intimità del legame tra i personaggi’. Di sicuro uno dei premi più meritati del Festival di Roma, nella speranza che il film venga distribuito e che ‘Alice nella Città’ sia riammessa l’anno prossimo all’interno della kermesse festivaliera (quest’anno non erano presenti neppure titoli e sinossi dei film in cataloghi e libretti), cui appartiene a pieno titolo.

Elisabetta Colla 


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