ROMA – Nadja Swarovski ha attraversato il red carpet del Festival Internazionale del Film di Roma più sfavillante che mai, con flash abbaglianti e luci tutto intorno. Ma Nadja ai luccichii ci è abituata. Non potrebbe essere altrimenti per chi porta il cognome Swarovki, la famiglia che vanta la più originale, geniale brevettatissima nonché segreta lavorazione dei cristalli.
Cristalli che splendono come fossero veri diamanti, ma sono alla portata di tutte le donne. Quella fabbrica che potrebbe essere chiamata “la Disneyland dei gioielli” ha sede a Innsbruck ma quei cristalli sono famosi ed importati in tutto il mondo. Se c’è una pochette, un abito, una scarpa o un gioiello la cui luce è visibile a metri di distanza, non si scappa: c’è lo zampino del marchio Swarovski.
Ma Nadja Swarovski non produce solo gioielli ma è anche presidente e produttore esecutivo della Swarovski Entertainment che ha prodotto il film “Romeo & Juliet” che, in occasione della prima italiana a Roma, ha avuto un grande successo di critica e pubblico. Scrive su il Messaggero:
“La Swarovski Entertainment che ha coprodotto la pellicola, è ora una sua creatura. Sua l’idea di comunicare attraverso il grande schermo. Sua la decisone di esordire con uno dei capolavori del teatro di Shakespeare, che a più di quattrocento anni dalla nascita è capace ancora di far battere cuori e tenere col fiato sospeso una platea di teenagers e adulti. E capace di ispirare delicati gioielli che parlano d’amore. Esce infatti con il film, una collezione di quindici monili Swarovski ispirati a quelli che appaiono nelle scene del film. Hanno come simboli il cuore, la spada, la rosa, la croce, l’arco. Il pezzo iconico è l’anello Knot, Nodo, che riproduce il pegno d’amore che Romeo offre alla sua amata”
Intervistata da Paola Pisa per il Messaggero, Nadja Swarovski si è raccontata parlando d’amore, di romanticismo e del film:
Da cosa nasce la scelta di una grande storia d’amore? Crede che in questo momento ci sia bisogno di romanticismo?
«Sì, c’è sempre bisogno di romanticismo, soprattutto ora che viviamo circondati da tanta violenza e i valori stanno crollando».Crede che le donne siano ancora romantiche?
«Certo, è nella nostra natura. Lo dico da donna della mia generazione, in una epoca in cui i ruoli tra uomo e donna sono molto cambiati. Anzi, c’è sempre più bisogno di romanticismo».Lei è una donna piena di interessi, dall’arte alla moda, al cinema, come fa a conciliare il lavoro con la vita privata? Il marito e i figli?
«Ci sto ancora provando. Non posso rifiutare tutti i progetti molto interessanti che mi vengono proposti. Sostengo che con il giusto appoggio in ufficio e a casa si possa fare tutto».Facile la scelta, come sceneggiatore e coproduttore, di Julian Fellowes, Oscar per Gosford Park, autore celebratissimo della fiction Downton Abbey?
«E’ un amico di famiglia, appena ha scoperto il mio nuovo progetto mi ha proposto di collaborare. Ho assoluta fiducia in lui».Cast anglo-americano con i due giovanissimi Douglas Booth e Hailee Steinfled. Ma il regista Carlo Carlei è italiano. Italiani sono i costumi di Carlo Poggioli. Consulente visual è Milena Canonero. Una forte compagine che fa capo al nostro Paese.
«Sono rimasta molto colpita dalla passione e dalla bravura di queste persone. Il film è tutto girato tra Verona, Roma e altre location meravigliose. Sono molto contenta di aver iniziato la mia avventura qui».Molti abiti di questo film, ambientato nel Rinascimento anziché nel Medioevo, hanno lavorazioni preziose e tessuti intrecciati con cristalli che brillano. Ce ne sono mezzo milione sparsi tra i magnifici costumi del film.
«Abbiamo girato a Cinecittà, quando siamo scesi dall’aereo a Fiumicino avevamo interi sacchi pieni di preziosi cristalli».La moda è un’altra delle sue passioni. A Londra è stata amica di Isabella Blow, che era una delle icone del fashion system mondiale. La Blow ha collaborato con lei per dare una immagine ancora più attuale ai gioielli Swarovski. E l’ha introdotta nel mondo della moda d’avanguardia. E’ diventata amica di stilisti come Alexander McQueen e Philip Treacy. Ha lavorato con tanti altri. Ha in mente una produzione cinematografica con la moda come protagonista?
«Proprio così. La prossima tappa della Swarovski Entertainment potrebbe essere un film in cui i designer raccontano, con filosofia e passione, se stessi e il complicato processo creativo che li porta alla realizzazione di una collezione, troppo spesso sottovalutato da chi è esterno a questo mondo».