Stroncato all'età di 80 anni da un'infezione polmonare, Nagisa Oshima (大島 渚) lascia il ricordo di uno stile che sapeva essere a seconda dei casi scioccante o gelido, pacato o intransigente.
Definito spesso dai benpensanti come un "pervertito con la macchina da presa", Nagisa Oshima ha il grande merito di aver portato come nessun altro in Occidente l'immagine di una cultura giapponese in perenne conflitto con la propria storia e con le proprie contraddizioni. E' tra l'altro un peccato che questo blog, tra i tanti post scritti finora, non abbia mai trovato il modo di parlarne prima. La promessa è quella di rimediare, presto o tardi, a questa lacuna, dedicando un po' di spazio ai suoi capolavori. In questo piccolo spazio, riempito frettolosamente, mi limiterò a ricordare il suo film più celebre e controverso: Ecco l'impero dei sensi (愛のコリーダ: Ai no Korīda).
Presentato al Festival di Cannes 1975 (dove l'organizzazione fu costretta ad allestire in fretta e furia una serie di proiezioni supplementari) e assurto in breve al rango di capolavoro del cinema erotico, In the Realm of the Senses è la storia (ispirata a un fatto di cronaca avvenuto negli Anni 30) della travolgente passione fisica tra il titolare di una pensione e una cameriera, una vera ossessione che annulla ragione e convenzioni sociali, e si fa sempre più estrema fino al drammatico epilogo.Il film suscitò naturalmente grande scandalo e venne letteralmente massacrato dalla censura, ma è oggi finalmente fuori questione che si trattò di un'opera cinematografica che, nel suo genere, non sarà mai eguagliata negli anni a venire. Nel 1983 Ōshima realizzò Furyo (conosciuto anche con il titolo originale Merry Christmas Mr. Lawrence), interpretato da un ispiratissimo da David Bowie e dalla più importante star della musica giapponese Ryuichi Sakamoto, autore quest'ultimo anche della straordinaria colonna sonora, Furyo ebbe il gran merito di mettere a confronto la cultura occidentale e quella orientale, e la rigorosità del codice comportamentale giapponese, attraverso la storia di un'attrazione morbosa tra due omosessuali in un campo di concentramento giapponese, sottolineando nel contepo, meglio di chiunque altro, l'assurdità della guerra.Una volta, rispondendo a un giornalista che cercava di scoprire la ragione di certe sue scelte scandalose, Nagisa Oshima rispose: "Non importa che film si fanno, l'importante è essere liberi". Addio Nagisa, grande e indimenticabile Maestro!