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NAGORNO KARABAKH: Gli elettori scelgono la continuità. Ora si costruisca il futuro

Creato il 27 luglio 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 27 luglio 2012 in Nagorno-Karabakh, Slider with 0 Comments
di Emanuele Cassano

AnastasiaTaylorLind Nagorno Karabakh

L’esito delle tanto discusse elezioni presidenziali del 19 luglio in Nagorno-Karabakh, svoltesi tra non poche polemiche, e inoltre non riconosciute dalla comunità internazionale, ha confermato le aspettative che già alla vigilia vedevano come favorito assoluto Bako Sahakyan, presidente uscente, riconfermato dunque alla guida del Paese con il 66,7% dei voti. Sahakyan effettuerà così il suo secondo mandato da presidente della repubblica, riconfermandosi dopo la netta vittoria alle elezioni del 2007, dove raccolse l’85,12% dei voti totali, sbaragliando la concorrenza.

Sahakyan – già ministro dell’interno dal 1999 e capo dei servizi di sicurezza dal 2001 al 2007, anno in cui lascia la carica per presentare la propria candidatura alle presidenziali – viene rieletto in maniera abbastanza netta, avendo la meglio su Vitali Balasanyan, ministro durante il primo mandato di Sahakyan, il quale ha ottenuto il 32,5% dei voti, e su Arkady Soghomonyan, rettore dell’Università di Stepanakert, il quale ha avuto solo lo 0,8% dei voti totali. Il quarto candidato alla presidenza della repubblica, Valery Khachatryan, ha deciso di ritirare la propria candidatura ad una decina di giorni dal voto, non presentandosi così alle elezioni.

Il secondo mandato di Bako Sahakyan comincerà ufficialmente il 7 settembre, giorno in cui Sahakyan, attraverso una solenne cerimonia, dovrà prestare il giuramento ufficiale, prima di potersi insediare.

Da queste elezioni il Nagorno-Karabakh si aspetta molto, a partire da due punti di fondamentale importanza per la piccola repubblica caucasica: i diritti civili e la questione legata al riconoscimento. Due punti che il Paese, avviato verso altri 5 anni sotto la guida di Sahakyan, dovrà cercare di risolvere, tentando di districarsi tra i mille altri problemi, non troppo marginali, che si presentano.

Per quanto riguarda il problema dei diritti umani, attualmente il Nagorno-Karabakh è classificato da Freedom House – organizzazione non governativa internazionale che si occupa di democrazia, libertà politiche e diritti umani – come Paese “non libero”, al pari dei vicini Azerbaigian ed Iran, ma anche della Russia stessa. Secondo le ricerche condotte da Freedom House, il Paese sembra aver fatto passi indietro negli ultimi anni, per quanto riguarda la questione dei diritti umani e delle libertà civili. Un tempo il Karabakh era considerato un Paese “parzialmente libero”, come lo sono ad esempio Armenia, Georgia e Turchia, arrivando addirittura a scavalcare per un certo periodo la stessa Armenia nella graduatoria generale. La situazione, ultimamente, ha subìto però una flessione, portando il Paese a non garantire più le stesse libertà di un tempo. Questo problema dovrà essere affrontato, per garantire finalmente alla piccola repubblica una democrazia tanto attesa quanto necessaria.

L’altro punto fondamentale che il Paese ha fretta di risolvere, è la problematica questione legata al riconoscimento: il Nagorno-Karabakh, attualmente, a livello internazionale non è riconosciuto da nessun Paese ONU. Non sembra essere facile, infatti, trovare un compromesso che venga accettato sia dall’Armenia che dall’Azerbaigian, riguardo alla sorte del Nagorno-Karabakh, territorio che nessuna delle due parti è disposta a sacrificare. Se da una parte l’Armenia sembra avere accantonato il desiderio di voler far ricadere il Karabakh sotto la propria diretta sovranità, dall’altra non può di certo rinunciare a difendere a spada tratta l’autonomia dell’attuale repubblica, dichiaratamente filo-armena e popolata dalla stessa gente di Yerevan. Anche l’Azerbaigian è deciso a non muoversi dalla propria posizione: l’indipendenza del Nagorno-Karabakh è vista come illegittima, e il Paese, in seguito alla guerra civile, si è visto sottrarre, oltre al territorio corrispondente al vecchio Oblast sovietico, anche altri 7 rajon (distretti amministrativi) “cuscinetto” popolati da azeri, i quali sono stati costretti a sfollare. Le trattative di pace condotte fino ad oggi, sono state però infruttuose, per questo tensioni ed incertezza regnano ancora sovrane nel Paese.

Se con il nuovo mandato di Bako Sahakyan il Paese affronterà i suoi maggiori problemi, deciso a risolverli, l’intera regione ne risentirà in modo positivo. Sahakyan, in carica dal 2007, conosce bene il Paese e le sue problematiche, per questo da lui sembra lecito aspettarsi almeno un tentativo per cercare di portare il Nagorno-Karabakh a fare quel salto di qualità che molti ormai attendono.

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Tags: elezioni, Emanuele Cassano, Nagorno-Karabakh, Sahakyan Categories: Nagorno-Karabakh, Slider


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