Nano nano, caro Mork

Creato il 13 agosto 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Te ne sei andato, hai abbandonato questo mondo nella maniera più tragica e disperata. Mi domando quanto dovevi essere devastato e annientato dal male di vivere che ti affliggeva per compiere un gesto così estremo e definitivo. Non è incredibile quanto i grandi comici capaci di far ridere intere generazioni possano essere tristi e malinconici nella vita reale? Per il sottoscritto e probabilmente per milioni di persone nel mondo eri come un amico, una persona cara. Conosciuto e riconosciuto da tutti, amanti o meno del cinema, tanto era familiare il tuo volto, i tuoi occhi, il tuo tenero sorriso che t’illuminava e irradiava donandoti al contempo un’aria fragile e malinconica, unica nel suo genere. Ti avevo scoperto quando ero ancora un bambino grazie alle tue folgoranti apparizioni in un paio di episodi di Happy Days dove interpretavi l’alieno Mork che di lì a pochi mesi sarebbe stato il protagonista di un’altra celebre serie tv, Mork & Mindy. Chi non ricorda l’attacco della sigla italiana “mi chiamo Mork, su un uovo vengo da Ork” e il ritornellonano, nano, la tua mano, nano, nano, apri piano nano, nano, batti il palmo nano, nano, ora il fianco”? Eravamo sul finire degli anni ’70 e per te era solo l’inizio di una carriera che sarebbe stata costellata di ruoli e personaggi memorabili e indimenticabili, dal Popeye di Altman al trascinante dj radiofonico di Good Morning, Vietnam, dall’intenso professor Keating in L’attimo fuggente all’homeless Parry nel visionario La leggenda del re pescatore, passando per il Peter Pan invecchiato di Hook – Capitan Uncino, la voce del genio della lampada nel disneyano Aladdin, l’irresistibile tata di Mrs. Doubtfire fino ad arrivare alla toccante e umanissima figura dello psicologo in Will Hunting – Genio Ribelle che ti valse il primo ed unico Oscar come miglior attore non protagonista. Negli anni successivi la tua stella si era un po’ appannata, soprattutto a causa di alcuni film non all’altezza del tuo talento e della tua bravura che ti avevano spinto, all’inizio degli anni zero, a prendere vie nuove e inesplorate e a rimetterti in gioco impersonando figure scomode e sinistre in One Hour Photo e Insomnia. In molti non avevano gradito e apprezzato nel vederti calato in ruoli totalmente agli antipodi rispetto a quelli per cui eri divenuto famoso nel corso della tua lunga e brillante carriera. Dettaglio trascurabile, avevi vinto la tua sfida, avevi fatto vedere al mondo che eri più che credibile anche nelle vesti poco rassicuranti di personaggi disturbati e inquietanti. In fondo non te l’eri presa ma avevi capito che per alcune persone era difficile accettare il fatto che il loro attore preferito, che per anni li aveva fatti divertire, ridere, emozionare e commuovere, fosse anche in grado di metterli a disagio, scardinando in tal modo le loro certezze e sicurezze.

In questi giorni di metà agosto il web e i social network sono stati letteralmente inondati da articoli, ricordi, omaggi e pensieri rivolti alla tua persona, all’incredibile artista che eri e che sempre sarai. Sì, esatto, lo sarai sempre, perché come sai o come forse ti hanno rammentato in queste ore Marilyn, Marlon, il tuo amico John Belushi o Philip Seymour Hoffman, uno degli ultimi arrivati con cui avevi anche lavorato, tu e quelli come te siete destinati all’immortalità, ad essere ammirati ed amati anche dopo questa vita.

Fai buon viaggio capitano, mio capitano, nano nano caro Mork, arrivederci dolce Peter, goodbye Robin, chissà che un giorno non ci s’incontri di nuovo, magari su Ork o forse sull’Isola che non c’è.

Boris Schumacher


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