Napoli, da possibile capitale d’Italia a simbolo di tutti i mali

Creato il 21 ottobre 2014 da Vesuviolive

Angelo Forgione, attraverso la propria pagina Facebook, ha riportato una piccola “indiscrezione” sulle discussioni in Parlamento circa la scelta della capitale provvisoria d’Italia, la quale doveva essere scelta tra Firenze e Napoli. Ecco cosa ha scritto:

“Il deputato Giuseppe Ricciardi, napoletano, si dichiarò per Firenze, pur di non portare Vittorio Emanuele II a Napoli: «I napoletani non piangeranno la perduta autonomia, purché non vengano torineggiati o cavoureggiati.». Gennaro Di San Donato, salernitano, si espresse per Napoli, la città più importante d’Italia in quel momento: «Io non vi propongo Napoli come devozione d’un napoletano; vi propongo Napoli nell’interesse vero d’Italia; vi consiglio Napoli, perché auguro all’Italia una Parigi.»”.

La scelta poi ricadde su Firenze, come era ovvio, viene da pensare: questa città è più vicina a Torino, dunque meglio gestibile, non aveva un’importanza politica pari a quella di Napoli, la capitale (purtroppo decaduta) dello stato più importante e ricco della penisola italiana, come tale permeata dell’orgoglio derivante dalla consapevolezza di essere la principale città dell’appena nato stato unitario, riluttante all’annessione da parte del Piemonte. I piani per Napoli e tutto il Sud, inoltre, erano di sfruttamento e riduzione a colonia interna, programma perfettamente attuato se pensiamo a ciò che successe in quegli anni e a ciò che succede ancora oggi: Napoli non poteva mai diventare la capitale d’Italia, tanto più provvisoriamente, in quanto a conquista di Roma avvenuta sarebbe divenuta costei la capitale, anche se si trattava di un centro molto lontano dall’avere il peso di Napoli, circostanza che non poteva non far sorgere ancora malcontento tra i napoletani.

Le parole degli onorevoli citati, ad ogni modo, rendono benissimo l’idea di quello che ha significato annettere Napoli al Piemonte: il partenopeo sottolinea l’atmosfera di insofferenza verso i Sabaudi (e qui si afferma ancora che il Plebiscito del 1860 fu una farsa, altrimenti i napoletani sarebbero stati ben lieti di accogliere i fautori dell’Unità), mentre il salernitano fa capire che l’ex capitale del Regno delle Due Sicilie era l’unica italiana dal respiro europeo, l’unica in grado di competere con Londra e Parigi. Come fu risolta la “questione napoletana”? Si è cancellata la memoria di tutti gli abitanti del Mezzogiorno, è stata soffocata l’economia del territorio, si è repressa la cultura, si è incrementato l’accanimento nei confronti di Napoli, facendola diventare il simbolo e la causa di ogni male nazionale: dal 1861, fratelli di nessuno.


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