Napoli. Il Reale Albergo dei poveri, un patrimonio da salvare

Creato il 03 agosto 2014 da Vesuviolive

Opera monumentale dell’ingegno architettonico settecentesco Ferdinando Fuga, cardine del particolare esperimento “socialista” della monarchia illuminata di re Carlo III di Borbone, araldo massimo del progetto di emancipazione del Mezzogiorno duosiciliano successivamente al Vicereame spagnolo, il Reale Albergo dei Poveri, noto anche come il Reclusorio o il Serraglio, è l’opera di edilizia pubblica più grande d’Europa.

Inventato nel 1751, e in parte ancora incompiuto, presenta una facciata in cinque ordini di finestre, battuta da lesene liscie, e inquadrata da un timpano centrale di dimensioni megalitiche. L’ingresso centrale, con la sua doppia rampa di scale e gli enormi portali d’ingresso, introduce non solo a uno degli edifici più belli del Mediterraneo, ma anche, e soprattutto, a una storia più che onorevole.

Sulla scia del progetto di governo del ministro Bernardo Tanucci di abolizione del feudalesimo e dei privilegi ecclesiastici il Reale Albergo dei poveri non era un modo assistenzialista di cura del sottoproletariato urbano, ma il tentativo di mettere a lavoro, e rendere produttiva, una fascia della popolazione su una superficie manifatturiera in origine di 500.000 metri quadrati di superficie. Successivamente la Rivoluzione napoletana del 1799, sul ridimensionamento del progetto da parte di Ferdinando IV di Borbone e dell’architetto Francesco Maresca, il Serraglio divenne l’opportunità per rendere proficua e sicura una massa di estrazione plebea all’interno delle trasformazioni industriali delle Due Sicilie. Nel Reale Albergo dei poveri, attraverso una concezione economica della modernità come modernità del lavoro, si avviavano le avanzate politiche per il recupero e la formazione civica dei detenuti, per l’ammaestramento dei poveri a quelle arti e mestieri che li avrebbero resi autonomi ed emancipati dalla miseria.

Nel Settecento Palazzo Fuga era il laboratorio e il catalizzatore di un illuminismo economico e delle scienze economiche applicate per l’ammodernamento del Regno. L’esperimento secolare non escludeva il progetto di costruzione di una sanità pubblica capace di recuperare gli ammalati e gli orfani attraverso scuole pubbliche e di correzione. Attraverso la musica, il teatro, lo sport, il lavoro di officina, nell’Albergo si pensava all’alfabetizzazione, alla scolarizzazione, alla rieducazione minorile di giovani sbandati e criminali, alla riabilitazione dei sordomuti.

A circa 300 anni dalla sua edificazione Palazzo Fuga è ridiventato uno dei centri di cultura e scienza della città di Napoli. Molti i progetti di recupero e di rifunzionalizzazione dello stabile, tra cui quello di un unico polo museale napoletano, un centro polifunzionale per le attività civiche della metropoli, una sede inter-universitaria capace di ridurre la distanza e, addirittura, integrare, le realtà accademiche e industriali della Campania.

Non una singola di queste proposte è stata concretizzata; eppure la Storia è là, e ci guarda con occhi severi!

Quale futuro per il sogno illuminista del Reale Albergo dei Poveri?


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