Nel calcio, soprattutto in Italia, i risultati contano più di ogni altra cosa. Eppure c’è modo e modo di arrivare ad un determinato traguardo, positivo o negativo che sia. Alle volte capita di disputare partite di alto livello raccogliendo poco, altre di giungere al massimo risultato col minimo sforzo. Ebbene, c’è qualcuno che ha pensato di analizzare il modo di giocare delle venti squadre di Serie A, cercando di mettere sotto la lente d’ingrandimento le azioni offensive e difensive dei singoli club. L’idea è della società “Statistica”, che all’inizio del campionato ha avviato uno studio sul cosiddetto fattore PDO.
Si tratta di un acronimo sorto nel mondo dell’hockey e adattato al calcio dall’inglese James Grayson. Il PDO tende a evidenziare la media tra la percentuale realizzativa e quella di reti subite da una squadra in base alle occasioni create e subite. In pratica si valuta il numero dei tiri in porta di un club in una partita e ogni quanti tiri la stessa riesce a segnare; a ciò si aggiunge poi la statistica relativa ai tiri in porta subiti e a ogni quanti tiri si subisce gol. La formula è 10 X (percentuale di tiro + percentuale di salvataggi).
Gli esperti di tali rilevazioni hanno calcolato che in genere ogni compagine durante un campionato raggiunge una media pari a 1000. Per cui chi viaggia ad un punteggio nettamente superiore starà di certo avendo un ottimo rendimento, mentre chi è ben al di sotto della cifra considerata non se la starà passando molto bene.
Ecco, questo è proprio il caso del Napoli, che dopo la 37. ma giornata di Serie A è addirittura ultimo in questa speciale classifica:
Alla luce di queste statistiche, dunque, e del doppio risultato che la Lazio avrà a disposizione domenica sera, l’approdo ai preliminari di Champions League è tutt’altro che scontato. Come già detto, però, non sempre è necessario fare una grande partita per portare a casa la vittoria. E mai come questa volta il bel gioco non interessa davvero a nessuno.