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Napolitano: la manovra deve essere più efficace. Ma se già a sinistra minacciano scioperi per la possibile deroga all’art. 18!

Creato il 06 settembre 2011 da Iljester

Napolitano: la manovra deve essere più efficace. Ma se già a sinistra minacciano scioperi per la possibile deroga all’art. 18!

In Italia è impossibile riformare qualsiasi cosa, se non si passa attraverso il sì di sindacastri, di politicanti d’ogni risma, e per estenuanti quanto esasperate mediazioni tra i vari interessi lobbistici e politici. Perché prima vengono l’interesse particolare e la soddisfazione del proprio potere, e poi viene l’interesse generale.
La verità è però più articolata. È piuttosto realista il pensiero di chi sostiene che nel nostro paese – complice la costituzione più «bella» del mondo (secondo Bersani) – le opposizioni sono più forti della stessa maggioranza. Sul punto ormai non ci sono dubbi: ogni giorno viene dimostrato codesto assioma. È sufficiente notare che quando c’è da prendere serie decisioni, determinanti per il futuro del paese, non conta più chi governa, perché questi perde ogni diritto a imporre le proprie idee e la propria visione delle cose: conta chi sta all’opposizione e chi non ha nessun mandato popolare. Sono loro quelli determinanti. Perché la carta costituzionale – ripeto: la più «bella» del mondo, secondo la sinistra (e vorrei ben vedere!) – alla fine premia sempre la linea di chi perde le competizioni elettorali ed è minoranza nel paese. La sinistra appunto.
È paradossale, ma l’instabilità economica e politica italiana è proprio il frutto primo di un meccanismo e di una forma mentis politica che affonda le proprie radici nel comunismo culturale e politico che per decenni ha predominato nel nostro paese. Forse è vero che il PCI non ha mai governato, ma è altrettanto vero che è riuscito a imporre – fin dalla scrittura della nostra Costituzione – una dialettica maggioranza-opposizione del tutto anomala per un paese occidentale, dove si è ritagliato un ruolo primario (e direi determinante) nelle scelte fondamentali del nostro paese.
Ma la logica democratica (la logica dell’alternanza maggioranza-opposizione) richiede invece un altro spirito e un altro approccio. Un’altra filosofia. Governa, e dunque si assume le proprie responsabilità davanti al popolo, chi vince le elezioni: operando scelte politiche conformi alla propria cultura politica ed etica. Chi perde le elezioni, invece, sta a guardare, critica e si prepara a ribaltare gli esiti nel successivo turno elettorale.
In Italia no. In Italia siamo come i gamberi: il perdente, l’opposizione, pretende di governare con la maggioranza (se non al suo posto). I sindacati – benché non rappresentino che i loro iscritti – pretendono (!) di scrivere i disegni di legge per tutti e imporre il proprio programma. Insomma, chi è fuori dalle scelte elettorali, o perché non è stato designato a governare, o perché non ha ricevuto alcun mandato popolare, si sente sempre in diritto di interferire con le scelte politiche della maggioranza, fino a bloccare quasi del tutto ogni istanza riformatrice. Perché è difficile operare scelte di fondo, quando chi deve assumere quelle scelte è tirato per la giacchetta, ed è pressato da un clima di astio generale e da un meccanismo costituzionale che non gli lascia margine d’azione, se non con il placet anche del più piccolo dei partiti politici o dell’ultima delle sigle sindacali.
Questo patetico spettacolo si ripete da decenni, ma negli ultimi anni, con l’avvento del centrodestra, è diventato esasperato: quasi da barzelletta. Il clima è quello dell’usurpazione sempre e comunque. Il clima è quello di una sinistra che pensa di avere il diritto divino di governare, e chiunque arrivi a Palazzo Chigi che non sia essa sinistra, è considerato un clandestino: un parcheggiatore abusivo. E non importa se ci arriva con i voti. Importa che non è parte della sinistra. Se poi deve operare scelte fondamentali per il paese, allora la situazione diventa ancora più critica. Si arriva a parlare addirittura di golpe e di tentativo di demolire il paese, quando le scelte non sono gradite. E solo perché si devono assumere decisioni che vanno a incidere – guarda caso – proprio sui privilegi e le incrostazioni comuniste che ancora soffocano il nostro tessuto produttivo e la nostra cultura.
E arriviamo al Presidente della Repubblica. Egli oggi incita la maggioranza a fare di più. Giustamente: questa manovra fa schifo, perché (mia opinione) non ha tagliato dove doveva tagliare (i privilegi della politica e dei sindacati), e non ha iniettato misure di crescita efficaci. Eppure, proprio Napolitano dovrebbe sapere che oggettivamente nel nostro paese, con questa Costituzione, non è possibile andare oltre senza estenuanti mediazioni con ogni singolo parlamentare o con il sindacato di turno. Non è possibile diventare dei Roosvelt o dei Churchill, o una Tatcher, o un Reagan. Simili ipotesi sono inconcepibili, e condannerebbero la maggioranza a essere tacciata di fascismo. Perché nel parametro della sinistra italiana, è fascista qualsiasi cultura che non affondi le proprie radici nel comunismo. E la Costituzione purtroppo le dà ragione.

 

di Martino © 2011 Il Jester 


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