Nell’auditorium Napolitano risponde: “Non si tratta di opporre a situazioni critiche formule ideologiche ma bisogna pensare su basi serie nuovi progetti di sviluppo per la Sardegna. Esprimere protesta e malcontento è legittimo, purché non si sconfini nell’illegalità e nella violenza”, per cui “mai sono sufficienti vigilanza e richiamo”.
In mezzo c’è un malcontento, che è foriero di preoccupazione sociale, in altri termini di disagio. Per gli abitanti del “continente”, la Sardegna è terra esotica, per i Sardi, è la loro casa, arredata di tutte quelle contraddizioni tipiche di un popolo isolano, tra apertura ed esigenze identitarie.
Non può passare inosservato, tuttavia, l’assenza di un programma per la Sardegna, cioè l’assoluta mancanza di una politica territoriale che sia programma di sviluppo economico e sociale.
Il Presidente ricorda che i giovani sono il futuro della nazione e che la loro condizione è una “spina” per chi ha dovere di governo. Tuttavia, non c’è alcun programma in via di definizione che stia affrontando seriamente il problema. Il governo precedente aveva creato fucine di “escort”. Quello Monti produce una serie di interventi che, purtroppo, non vengono messi a sistema in un “programma politico per il superamento delle forme di disagio sociale giovanile”. Ad oggi, al di là degli ideali, nessuna istituzione nazionale sa bene come si procederà per liberare la zampa del leone dalla “spina” che lo rende aggressivo. Pertanto, l’unica consapevolezza diffusa è la tragicità della condizione giovanile.
Il discorso si sposta sul piano internazionale. Si parla di Grecia. Ieri è stato sottoscritto un “documento stimolante” tra i capi di Governo, che contempla anche interventi per favorire la crescita. L’accordo poteva anche non essere raggiunto e appariva a rischio fino a qualche giorno fa. Anche in questo caso il discorso cade su frasi e considerazioni che si ripetono quotidianamente da un periodo troppo lungo, per non sembrare sospetto. Il ritmo della vita dei cittadini non segue l’incedere lento e sconnesso della politica. Con quali strumenti, in quale modo e in quanto tempo la Grecia sarà messa nelle condizioni di prosperare ancora non si sa.
Ed è nella mancanza di “certezze” politiche che Napolitano viene definito servo dei banchieri e buffone. Senza strategie e progetti politici, il politico, seppur rappresentante di una istituzione e di onorata e rispettabile carriera, non serve.
L’ideologia non si esplica in contestazioni identitarie, ma nell’esternare principi assoluti che diventano involucri del nulla. E’ questo nulla che la politica deve tornare a riempire con progetti di politiche pubbliche tangibili e misurabili in termini di benessere sociale.