"Narrare la fine" di IVANO NANNI

Creato il 16 febbraio 2011 da Caffeletterariolugo
A seguito dell'incontro con Eugenio Baroncelli di venerdì 11 febbraio che ha presentato il suo ultimo libro "Mosche d'inverno. 271 morti in due o tre pose" edito da Sellerio.

Come un cronista di nera l'autore apre ai lettori i suoi taccuini dove annota diligentemente luogo e data del trapasso di personaggi noti o meno, spesso geniali artisti e scienziati inanellati gli uni agli altri casualmente, scelti per suggestione evocativa, per simpatia, curiosità.
I morti vecchi e quelli per un male sono la comunità più numerosa, da soli occupano due grandi sale di questa casa dei morti, poco meno sono quelli morti per scelta propria, sono molti anche quelli morti cari agli dei, e i cuori infranti, meno quelli per gioia e i fumatori; sono pochi, stanno in stanze piccole vicino ai piani nobili già occupati dalle schiere più numerose, e gli insonni? quasi passano inosservati, sono due : Kafka e Cioran. Un boemo e un romeno, due diverse specie di vampiri che convivono appesi a testa in giù pronti a vivere la loro stagione senza pace, e ci riescono benissimo.
Nella vastità temporale di questo condiminio, la piccola enciclopedia dei morti apre le sue pagine terse alla curiosità dei vivi, chiaroscurando a tratti leggeri le vite che se ne vanno concedendo all'epitaffio o al necrologio una nobiltà di genere che diventa il racconto di una sorpresa ineguagliabile. La morte sbriciola i paraventi del tempo e consegna all'eternità ogni vita, grande o piccola, ciò che la sparizione concede a chiunque è una dignità che indulge a qualche segno di pietà. Di questo piccolo prontuario di conclusioni, che si legge per conoscenza, curiosità e per conforto, ci abbaglia il riflesso dell'istante supremo, le parole che non cadono mai plumbee sulla pagina, i ritratti che si compiacciono di una cauta ironia. Leggendolo a salti (si può fare tranquillamente) si scopre una specie di umano cameratismo che induce i vivi a trattare quelli che sono morti come i vicini silenziosi di pianerottolo, quelli che non li senti più perché sono andati in vacanza. Di certo è un manuale di conversazione con noi stessi: visualizzando gli ultimi sospiri de gli estinti, vediamo il mondo come un oggetto che non ci appartiene, e che troppo spesso prendiamo per un giocattolo mentre è solo un grande, vastissimo camposanto, forse l'unica cosa al mondo che ci apparterrà per sempre. Epilogo: è un vademecum che tratta della fine con pietà e umorismo come fosse il principio di una nuova amicizia tra i morti e quelli che non sanno ancora di esserlo.
di Ivano Nanni

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