I Narrow Pass presentano il loro terzo lavoro discografico, A New Day. Detto in questi termini sembrerebbe una tappa di un percorso iniziato da poco, un pugno di anni forse, ma per risalire alle origini della band occorre tornare indietro di ben trentacinque anni. Le vicissitudini e l’iter evolutivo sono chiariti nel corso dell’intervista a seguire, scambio di battute che permette di penetrare nel profondo, dell’album e delle circostanze che hanno portato alla sua creazione. Ogni volta che entro in contatto con una nuova -per me- band, dedita ad un vero impegno musicale, l’appellativo “Prog” emerge sempre, accomunato a mille altre etichette che sembrano usate per incrementare il valore del brand, però… se dovessi definire il mio personalissimo concetto di “musica progressiva”, esprimendolo con un esempio musicale, potrei tranquillamente usare questo A New Day, che credo sia esattamente quello che vado cercando in tutte le occasioni, un cerotto capace di chiudere ogni mia piccola ferita, sia essa legata a momenti di gioia o ad attimi di sofferenza. Questo è il mio utilizzo della musica… una cura per la quotidianità, un mondo a cui mi aggrappo nelle situazioni in cui posso permettermi di scegliere, senza opposizione alcuna. Non sono in grado di posizionare questo album in una ipotetica classifica di merito, mi interessa poco, ma di sicuro è il contenitore musicale che più mi ha colpito negli ultimi mesi, e sarà mia cura andare alla ricerca della storia precedente dei N.P., che mi sono colpevolmente perso in questi anni. Sono molte le influenze che ho trovato, ma il riferimento maggiore mi riporta ai Genesis, per quella capacità di creare atmosfere rarefatte che imparammo a conoscere quando Tony Banks, arrivato in Italia, ci mostrò che cos’era il mellotron. A rimarcare il parallelo, la presenza di un ospite illustre, John Hackett, fratello di Steve, e portatore sano, per induzione, del seme originale di quella band… se poi aggiungiamo ospiti come Edmondo Romano, Fabio Gremo, Elisa Montaldo, Sandro Marinoni e Cathy O'Gara, viene facile intuire che la qualità del prodotto non poteva esser messa in dubbio. Però… per fare un bel disco non bastano grandi musicisti, ma occorre trovare l’idea, che si trasformerà in anima e caratterizzerà la sua storia futura. L’incontro tra Mauro Montobbio -leader e fondatore dei NP- con la musicista e scrittrice Beatrice Oldi, determina lo schioccare della scintilla, e a quel punto il racconto e le trame musicali si uniscono sino ad arrivare ad una perfetta sintesi. L’abbinamento di due diverse arti espressive -letteratura e musica- permette di dipingere un quadro completo e familiare, perché la necessità di dover scegliere, la tentazione di abbandonarsi allo sconforto e la decisione di proseguire con coraggio affrontando ogni tipo di pericolo, sono situazioni che incidono pesantemente sul nostro percorso di vita, e l’unicità della musica è quella che, mentre da un lato è in grado di descrivere perfettamente situazioni inquietanti, dall’altro diventa essa stessa cura e rimedio, conducendo ad un “New Day”, di cui tutti quanti abbiamo bisogno. Sono otto le tracce di questo concept album, strutturate con diverse sottosezioni, ma ciò che mi ha maggiormente colpito è il mood generale, un solido filo sonoro che non unisce soltanto gli episodi del racconto, ma riesce ad accorciare lo spazio tra epoche lontane, riproponendo, con un po’ di ammodernamento tecnologico, una musica che riesce ancora ad appagare il cuore e la testa. In questo viaggio tra spazio e tempo “l’antico” Mauro Montobbio è accompagnato stabilmente da fior fior di musicisti, come il Maestro G.B. Bergamo (grand piano, organo hammond), il batterista di lungo corso Luca Grosso, la fantastica vocalist Anna Marra e Alessandro Serri (vocalist, chitarre, basso, oboe, percussioni). Un vero disco prog non può prescindere da una grande copertina, e le circostanze che hanno fatto incontrare il pittore inglese Duncan Storr con la musica dei Narrow Pass, spiegate nelle prossime righe, sono il segno della bontà delle idee messe in campo, ma anche della cura dei dettagli e del lavoro capillare -cosa rara in questi tempi di fai da te e usa e getta- che ha condotto verso questo grande disco; nello specifico, la splendida parte visiva che accompagna al “New Day” passa attraverso le immagini de “L’albero della vita” e del “Saluto del Sole”.
Possibile la sinossi del disco? Un viaggio interiore ed esteriore... nel buio, fuori al freddo. La notte diviene un bozzolo all'interno del quale trovare il modo per un'alba di rinascita.
Un grande sforzo, un enorme impegno, un risultato sorprendente, una musica in grado di saziare chiunque abbia la sensibilità giusta per lasciarsi coinvolgere, e magari ringraziare per il regalo ricevuto. https://www.facebook.com/Narrow.Pass.Official
http://narrowpass.wix.com/narrowpass
D’obbligo una sintesi iniziale: come nascono i Narrow Pass e come si è evoluta nel tempo la loro musica?
Mauro Montobbio: I NP nascono intorno al 1980 da un'idea dei fratelli Guido e Mauro Montobbio, cantante e chitarrista rispettivamente. Il nome è la vaga traduzione in inglese di "Pietre Strette", località molto caratteristica ed evocativa del territorio in cui i Narrow Pass nascono, ossia il Promontorio di Portofino. Avendo condiviso per anni la passione per la musica "impegnata" di quel periodo d'oro (PFM - Pink Floyd - Santana - Genesis - Jethro Tull - Gentle Giant e molti altri) è stato naturale incanalare tutte queste influenze. Quasi subito si uniscono al progetto il batterista Marco Cavalera, il bassista Eugenio Cugnoli e il tastierista Dino Repetto. E' il 1980, ancora non ci sono i Marillion, ma nell'aria si respira già una musica da..."quelli che amavano i Genesis", quindi il sound, curiosamente, è molto simile a quello dei Marillion "Era Fish", un sound che da lì a poco esploderà come "Neo Progressive". Purtroppo non ci sono testimonianze discografiche di quel primo periodo. Mauro Montobbio lascia il gruppo nel 1982, i NP proseguono con un nuovo chitarrista prendendo un'impronta più "Progressive/Fusion fino al definitivo scioglimento a fine anni ‘80, senza alcun documento discografico ufficiale. Il progetto NP viene ripreso diversi anni dopo da Mauro, e ha la sua maturazione con il primo lavoro "A Room of Fairy Queen's", nel 2006, edito da Musea. In alcuni brani sono avvertibili le influenze anni ‘80-’81, ereditate dal primissimo nucleo del gruppo, unite a quelle più acustiche legate all'amore viscerale di Mauro per la musica di Anthony Phillips e Steve Hackett. Il secondo lavoro, "In this world and beyond" (2009/Musea), si distacca dal precedente ed assume tinte più celtiche, in gran parte legate alla collaborazione con la cantante folk biellese Valeria Caucino, già conosciuta da Mauro ai tempi della sua militanza con gli Eris Pluvia (1992). Per il terzo lavoro, preparato con tutta calma, si cambia ancora e Mauro decide di cercare un gruppo stabile. Dapprima l'incontro con il batterista Luca Grosso, drummer poderoso dalle molte collaborazioni nell'ambito prog e metal, poi il sodalizio con il cantante e chitarrista fondatore degli Eris Pluvia, Alessandro Serri, cui sono seguiti il Maestro G.B. Bergamo al pianoforte e la versatilissima cantante Anna Marra. Con tutti questi elementi prog/classici/Jazz/bossanoviani e rock, il risultato è il nuovo disco "A New Day", summa di tutte queste influenze.
Sono passati cinque anni dall’uscita del precedente album, il secondo, “In This World And beyond”: come si spiega un lasso temporale così importante, quello che conduce a “A New Day”?
Mauro Montobbio: Immagino sia stato un normalissimo periodo sabbatico in cui ho incanalato tutta l'esperienza precedente unita alla voglia di raccontare una storia. Sicuramente sapevo di voler creare un concept, e così è stato. C'era bisogno di maturare alcune cose... ritengo che non sia possibile pubblicare un qualsiasi lavoro se questo non è stato maturato prima a livello profondo. Non credo nei dischi a "pubblicazione fissa", con tutto ciò che ne consegue a livello commerciale.
Qual è l’anima di questo nuovo disco? Trattasi di lavoro concettuale?
Mauro Montobbio: Sì, un lavoro concettuale, concretizzatosi nell'incontro con la cantante/chitarrista folk, nonchè scrittrice, Beatrice Oldi. La sua storia legata al concetto del "coraggio", della curiosità, della voglia di sfida e di andare oltre, motivi a me cari in quanto riecheggianti del mito di Odisseo, si è trovata a coincidere in maniera davvero impressionante con il particolare momento personale che stavo vivendo. Beatrice Oldi: La storia ha dato una veste simbolica e narrativa a ciò che la musica raccontava già a livello emotivo, una storia che fa parte di tutti noi, perché tutti ci siamo trovati almeno una volta di fronte alla scelta fondamentale: abbandonarsi al dolore oppure trovare la forza di tenere la testa alta e gli occhi aperti, e guardare nel buio, per trovare la strada verso un nuovo giorno".
Quanta importanza date alle liriche, al messaggio, ai concetti che accompagnano la musica?
Mauro Montobbio: Personalmente prediligo la musica strumentale e preferisco delegare il messaggio musicale a strumenti che non siano la voce. L'ultimo lavoro, "A New Day", sembra contraddire in parte questa mia predilezione ma, ovviamente, la presenza di due cantanti nel nuovo gruppo porta ad esplorare nuovi territori.
Come è nato l’artwork di “A new Day”?
Mauro Montobbio: L'amicizia con il pittore inglese Duncan Storr (http://myweb.tiscali.co.uk/duncanstorr/), autore di numerose copertine per gruppi rock mondiali, e l'ascolto da parte di quest'ultimo del materiale dell'album e la lettura della storia, ha portato alla realizzazione di questo artwork di cui sono particolarmente orgoglioso. Non ringrazierò mai abbastanza Duncan, che mi contattò alcuni anni or sono dopo aver ascoltato ad una radio prog un brano dei NP tratto dal secondo album. Duncan è riuscito a rendere in maniera splendida il concetto del "Nuovo Giorno" con due splendide immagini: “L’albero della vita" e il "Saluto al sole". Un particolare ringraziamento va ai miei cari amici Simona e Carlo per aver saputo così sapientemente coordinare foto ed immagini.
A impreziosire la vostra creazione la presenza di John Hackett: amicizia? Scelta funzionale al progetto o il piacere di poter vantare un nome di spicco?
Mauro Montobbio: Troppo semplice e scontato rispondere... tutti e tre le cose! In effetti , grazie all'amico Vincenzo Ricca ho potuto "avvicinare" i miei eroi di sempre, i fratelli Steve e John Hackett, accanto ai quali avevo avuto l'onore di "soffiare" un paio di anni prima nel "The Rome Pro(G)ject" dello stesso Ricca. In particolare John Hackett ha dato quel suo contributo particolare che mi riporta ai bei tempi in cui sognavo sui solchi di "Spectral Mornings" piuttosto che di "The Geese and the Ghost" o "Voyage of the Acolyte".
Sono anche altri i vostri ospiti, conosciutissimi in ambito prog: me ne parlate?
Mauro Montobbio: certamente, parlo molto volentieri degli ospiti che hanno contribuito a questo lavoro, a partire dall'onnipresente Edmondo Romano, musicista tra i più completi e versatili del nostro panorama musicale, qui presente soprattutto con il suo sax soprano e con i suoi wistles e flauti bassi, nonchè tecnico sensibilissimo e responsabile del mix del disco. Altra gradita presenza, proveniente dal precedente lavoro, è quella del fiatista Sandro Marinoni, già musicista con gli "Arcansiel" e con i "Sado", autore di due notevoli camei flautistici. Particolarissima la partecipazione della cantante americana Cathy O'Gara, esattamente la voce di cui avevamo bisogno in "Metamorphosis", il brano più bluesy del lavoro. Soliti meritati complimenti per gli amici e colleghi musicisti genovesi Fabio Gremo e Elisa Montaldo, il primo per le eccellenti performances al basso, davvero un ottimo professionista, oltre che artista ispirato.
Come è avvenuta la suddivisione degli spazi vocali all’interno dell’album?
Mauro Montobbio: A parte il brano "Metamorphosis", cui la Storia di "A New Day" assegnava un ruolo graffiante ed aggressivo, il resto delle liriche andavano interpretate da una voce non troppo squillante ma profonda, una voce fuori dai soliti schemi prog, e qui Alessandro Serri dei grandi "Eris Pluvia" era decisamente a casa sua! Anna Marra si è unita al gruppo a lavori ormai quasi terminati ma è riuscita a "dare il bianco" in brani acustici importanti come "Fireflies", intrecciando la sua voce con il flauto di John Hackett ed in altri interventi nel disco in cui riesce a fare la differenza. Anna Marra: Il mio intervento all’interno del disco è stato quasi casuale, e il mio contributo è aumentato di brano in brano, come una sorta di “work in progress”, con il collega Alessandro e i consigli di Mauro. Molti interventi vocali sono stati quasi improvvisati, provati una volta o forse due, seguendo quasi una sorta di “flusso” melodico intuitivo, forte anche delle mie esperienze vocali e di “interplay” con i miei amici musicisti di un tempo, ma sempre presenti: il mio gruppo Obrigado! di Bossanova mi ha aiutato a “sentire” la musica come in un continuo rotolare sul ritmo, senza forzature, senza uno schema rigido: la stessa lingua portoghese/brasiliana (che assomiglia al genovese) porta alla morbidezza del fiato e quindi dell’emissione stessa. L’incontro con il prog è stato come bere una caipirinha con una spruzzata di whisky. Si mescolano i sapori, ma rimane un cocktail ibrido, stuzzicante e sicuramente nuovo, per chi ha l’orecchio e la “bocca” da intenditore.
Ascoltare il vostro album fa ritornare indietro nel tempo… a momenti musicalmente felici: che spazio pensate possa avere la musica progressiva nel 2015, se pensiamo alla divulgazione verso le nuove generazioni?
Mauro Montobbio: Io mi auguro sempre che il termine "musica progressiva" venga sempre più spesso sostituito da quello di "musica impegnata", una musica che non può mai costituire un "sottofondo", che costringe a fermarsi, riflettere, pensare, sognare. Questa è una musica che permette a chiunque lo voglia e lo sappia fare di esprimere in maniera compiuta i propri sentimenti, di comunicare con gli altri, una musica con la quale i giovani possano ricominciare a sognare e a desiderare un mondo migliore.
Quali i prossimi passi dei Narrow Pass? Qualche data live?
Mauro Montobbio: Diversi progetti in corso: per presentare il nuovo lavoro ed anche quelli precedenti, sia a livello di concerto rock che unplugged; prevediamo di essere pronti dall'autunno. In parallelo procederà la stesura del nuovo materiale... ce n’è' già in abbondanza!
Songs / Tracks Listing 1. A New Day Part One: One Day, One Night (Instrumental) Part Two: Don'r Dare! 2. The Challenge (Instrumental) Part One: Early Steps Part Two: Omen Part Three: Black Wings 3. Fireflies 4. Acquiring Wisdom 5. Metamorphosis 6. Flaming Snakes 7. Hard Work (Instrumental) 8. Xroads
Line-up / Musicians G.B. Bergamo / grand piano, hammond organ Mauro Montobbio / guitars, guitar synthesizers, keyboards, synths Luca Grosso / drums, percussions Alessandro Serri / vocals, guitars, bass, oboe, percussions Anna Marra / vocals
With: Edmondo Romano (Eris Pluvia, The Ancient Veil, Höstsonaten) / saxophones, flutes Fabio Gremo (Daedalus, Il Tempio delle Clessidre) / bass Elisa Montaldo (Il Tempio delle Clessidre) / grand piano Sandro Marinoni (Società Anonima Decotruzionismi Organici) / flute Cathy O'Gara / vocals John Hackett / flutes
Releases information Label: Musea Format: CD, Digital December 22, 2014