Aveva esattamente 60 anni l'Italia Unita quando, nel 1921, nacque Gino Narseti, ma fu amore a prima vista ed oggi Gino, ormai novantenne, le resta fedele anzi ostenta il suo patriottismo ad ogni occasione solenne.
Approfittando del breve respiro che ci concedono le celebrazioni di gennaio e febbraio che lo vedono impegnato in prima persona, ci fermiamo e parliamo un po' di lui, della sua storia e, non a caso, cominciamo da quel 6 aprile del 1941, primo giorno di guerra per Gino Narseti.
Siamo nel nuovo angolo-sede dell'Associazione Italiana Reduci nell'ex Collegio dei Gesuiti al primo piano, poco lo spazio, grande se vi metti una bandiera. Sui muri foto ed anche alcuni lavori di mio padre che rimandano alla prigionia ed ai campi di concentramento.Ma tra noi vecchi è difficile dare senso compiuto ai nostri discorsi e poi c'è tanto da dire, ed allora mi ha buttato giù due righe che ripropongo. Punto di partenza, l'abbiamo premesso, l'aprile 1941, vent'anni all'anagrafe ma allora a quell'età si era già uomini; punto di arrivo il 9 ottobre 1945 festa di S. Donnino e giorno del suo ritorno a Fidenza.
Guerra e prigionia di Gino Narseti
"Il
mio primo giorno di guerra è avvenuto alla frontiera con lo stato
Jugoslavo il 6 aprile 1941 con la 5^ compagnia chimica nebiogeni. La
resistenza del nemico è stata quasi inesistente per cui tutte le
postazioni logistiche in campo nemico furono occupate senza
perdite umane e senza alcun danno al nostro materiale bellico compresi i
mezzi di trasporto.
Dal
19 aprile 1941 la nostra armata ebbe il compito di presidiare tutto
il territorio Jugoslavo per tutelare la popolazione ed i punti
strategici per le forze occupanti, (assieme alle truppe tedesche)
dagli attacchi giornalieri che ci venivano da parte dei partigiani di
Tito.
La
maggior parte dei nostri compagni morirono contro la guerriglia
partigiana in quanto agivano sempre di notte e su un territorio a
loro conosciuto.
In
data 31 agosto 1942, dopo quattordici mesi in terra jugoslava la
nostra compagnia venne trasferita in Africa settentrionale con la 43^
compagnia nebbiogeni mobile.
Il
trasferimento avvenne dal porto di Trapani a quello di Biserta via
mare e di notte a bordo di piccoli natanti veloci con un mare in
tempesta da far paura, questo per evitare di essere visti ed intercettati
dalle corazzate inglesi in perlustrazione nel Mediterraneo. Lo sbarco
nel porto di Biserta avvenne senza complicazioni a terra, il pericolo
veniva dal cielo con assidui bombardamenti.
In
Africa settentrionale dopo la travolgente avanzata della VIII armata
inglese, al comando del generale Montgomerj le armate italo-tedesche
vennero cacciate dalla Cirenaica e dalla Libia e fatte progioniere in
Algeria.
Dopo
alcuni giorni di prigionia in un campo francese fui prelevato assieme
a tanti altri prigionieri italiani da un comando americano e
trasferito su una nave con destinazione Stati Uniti d'America.
"L'odissea degli italiani delle terre occupate, inviati a lavorare nelle miniere di carbone dell'Inghilterra e degli Stati Uniti, è documentata dalle stesse dichiarazioni nemiche. Le truppe di colore soffocano con le armi ogni tentativo di ribellione. Ecco l'arrivo in un porto statunitense di uno scaglione di questi nuovi schiavi bianchi." Ecco come veniva proposto ai lettori della Domenica del Corriere lo sbarco dei prigionieri italiani negli Stati Uniti. Ben diversa la valutazione da parte del nostro Narseti
Lo sbarco avvenne a New York nei primi giorni di giugno 1943, percorremmo in treno 6000 Km. per raggiungere la località di S. Bernardino (California) e fummo sistemati in una casa colonica a stretta sorveglianza di militari U.S.A. armati (a ricordarci, semmai lo scordassimo, che eravamo prigionieri di guerra) ed adibiti a lavori agricoli. In quel momento c'era la raccolta della frutta. A fine giugno fummo trasferiti al campo militare di Florence nello stato dell'Arizona per la raccolta del cotone. Dopo l'armistizio dell'otto settembre 1943 i nemici di prima diventarono alleati e mi fu proposto di collaborare con le forze armate statunitensi. Il mio consenso avvenne sotto giuramento e firmai l'adesione di servire in guerra gli Stati Uniti D'America. Subito dopo mi tolsero dal campo di prigionia e mi dettero la divisa militare con una patacca da tenere sul braccio sinistro con scritto lo stato di provenienza cioè l'Italia. Pochi giorni dopo mi misero al lavoro assieme ai cittadini statunitensi nell'arsenale di Odgen Ars nello stato dello Utah per il controllo delle armi leggere in partenza per il fronte del Pacifico. Nel mese di ottobre 1945 venne l'ordine di rientrare in Patria via mare. Sbarcato a Napoli con mezzi di fortuna raggiunsi Fidenza nel giorno di S. Donnino il 9 ottobre 1945, trovai la casa distrutta ma i miei cari erano sfollati ed in buona salute."Narseti Sig. Gino è Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana
L'onorificenza gli è stata conferita il 02/06/1993
Per lo spirito che animava gli italiani a Biserta vedi: http://fidenza-luoghi.blogspot.com/2011/03/poetidicasa.html