Vi starete chiedendo che correlazione hanno i termini del titolo di questo post, si ok, sappiamo tutti che la Nasa ha spedito in orbita con Atlantis un nexus S per l’ultima missione del programma shuttle STS-135, ma mettetevi comodi, vi racconto una storia.
Siamo nel 1991, presso il Massachussetts Insitute of Technology (MIT), il professore David Miller entra in classe e mostra ai suoi allievi il film Star Wars, niente male come primo giorno di corso, fino a quando non arriva la scena in cui Luke Skywalker ha una discussione con un droide volante, li il film viene stoppato ed il professore si rivolge ai propri allievi dicendo: “Voglio che mi costruiate uno di questi.” e cosi fu.
Gli allievi del corso grazie alla collaborazione del dipartimento della difesa americano ed alla NASA costruirono 5 satelliti volanti della grandezza di un pallone da pallavolo, chiamati Synchronized Position Hold, Engage, Reorient, Experimental Satellites (SPHERES), tre dei quali sono sulla stazione spaziale internazionale dal 2006.
Close up dei tre satelliti SPHERES che volano indisturbati dentro la ISS.
Ogni satellite SPHERE ha al suo interno tutto il necessario, alimentazione, propulsione, equipaggiamento per la navigazione e l’analisi computerizzata, tutto autonomo; ma le potenzialità degli SPHERES non potevano essere immaginate sin dall’inizio, e quindi gli studenti del MIT li hanno dotati di porte di espansione per munire i satelliti di alimentazione, strumentazione ed accessori aggiuntivi, come appunto, un Nexus S.
L’uso di uno smartphone android è il risultato della ricerca per rendere gli SPHERES comandabili da remoto, inizialmente questo tipo di satelliti erano stati costruiti per scopi diversi, e per renderli comandabili da remoto si è reso necessario introdurre un modulo di comando aggiuntivo.
“Connettendo uno smartphone android possiamo rendere gli SPHERES immediatamente più intelligenti. Adesso hanno una camera per scattare foto e registrare filmati, sensori per aiutarli a condurre delle ispezioni, un unità di calcolo molto potente ed una radio wi-fi che useremo per trasmettere i dati in tempo reale verso la ISS e il controllo missione.” Queste sono le parole di DW Wheeler, capo ingegnere del dipartimento Intelligent Robotics Group presso la Ames Research Center.
Il punto Forza (mai gioco di parole fu più azzeccato) di questo dispositivo è, manco a dirlo, la disponibilità di Android – o per meglio dire la disponibilità del codice sorgente di Android – che consente agli ingegneri software della NASA di customizzarlo come un computer compatto, di basso costo e di bassi consumi.
“And because the platform is open-source, we anticipate that the public will be able to develop Android software that can be used in our experiments.”
Queste le parole di Mark Micire, software engineer presso la Intelligent Robotics Group della NASA.
Dal 2006 ad adesso sono stati condotti più di 25 esperimenti con gli SPHERES, per ad esempio sviluppare nuove tecniche di docking automatico, o per l’assemblaggio e la riparazione di satelliti artificiali. Tutto questo tramite algoritmi pre-programmati e con piani di volo ben organizzati prima delle missioni.
Con l’aiuto di android adesso si potrà invece comandare a distanza gli SPHERES, dalla ISS o direttamente dal controllo missione a Terra, in modo da garantire più tempo agli astronauti per condurre esperimenti sulla ISS lasciando le operazioni di routine per il mantenimento quotidiano della stazione agli SPHERES.
Due dei primi esperimenti che saranno condotti con i nuovi SPHERES Android-muniti saranno la simulazione di un ispezione remota all’interno della Stazione Spaziale per vedere come i satelliti saranno capaci di immagazinare i dati tramite la camera ed il microfono degli smartphone, il secondo riguarda le interviste che normalmente vengono condotte usando due astronauti: l’intervistato e il “cameraman” che regge la videocamera; adesso ci sarà solo l’intervistato e la videocamera sara uno SPHERES comandato remotamente da Terra.