La ricerca in oltre 100mila galassie non ha ancora trovato extraterrestri. Ma la Nasa pensa sia probabile che li scopriremo tra 2025 e 2045.
C’è vita nell’Universo (a parte la Terra, naturalmente). Ne sono convinti in tanti, prima fra tutti la Nasa, specialmente dopo la scoperta della presenza di acqua in diversi punti del Sistema solare. Il problema, se mai, è capire quanto sono lontane le forme di vita extraterrestri, e quanto tempo ci vorrà per scovarle. Sempre secondo l’agenzia spaziale statunitense, è “probabile” che“scopriremo gli alieni” tra il 2025 e il 2045. L’unica cosa certa, comunque, è che non abbiamo ancora trovato niente: la più grande missione scientifica per la ricerca di forme di vita extraterrestri, condotta dagli scienziati della Penn State University, ha esaminato oltre 100mila galassie, con l’aiuto del Wide-field Infrared Survey Explorer (Wise), in cerca di segnali infrarossi sospetti, ma non ha rilevato, almeno per ora, alcun evento imputabile ad altre forme di vita. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivistaAstrophysical Journal.
“L’idea che sta dietro la nostra ricerca”, spiega Jason T. Wright, professore di astronomia e astrofisica al Center for Exoplanets and Habitable Worlds della Penn State University, “prevede che, se un’intera galassia fosse stata colonizzata da una civiltà avanzata, l’energia prodotta dalle tecnologie di tale civiltà sarebbe osservare nelle lunghezze d’onda del medio infrarosso – proprio quelle che Wise è in grado di rivelare, anche se è stato costruito per un altro scopo”.
Anche se non hanno trovato gli alieni, comunque, gli scienziati hanno osservato qualcosa di interessante: 50 delle 100mila galassie osservate, infatti, emettono livelli “insolitamente alti” di radiazione nel medio infrarosso, forse imputabili a qualcheprocesso astrofisico naturale ancora sconosciuto. “I nostri risultati mostrano”, aggiunge Wright, “nessuna delle 100mila galassie che Wise è in grado di osservare con sufficiente risoluzione è popolata da una civiltà avanzata. È molto interessante, perché si tratta di galassie vecchie miliardi di anni, che dovrebbero avere quindi l’età giusta per ospitare forme di vita avanzate. Ci sono due possibilità: o non ne esistono, o non usano ancora abbastanza energia da permetterci di riconoscerle”.
Comunque, la luce infrarossa non è l’unica firma di eventuali forme di vita extraterrestri. Come spiega Ethan Siegel su Forbes, infatti, si potrebbe guardare anche altro: “Quando c’è vita su un pianeta, questa inizia inevitabilmente convertendo energia da una sorgente, il che implica la trasformazione di un tipo di molecole in un altro tipo di molecole. Possiamo quindi cercare, per esempio, ossigeno in presenza di azoto (come sulla Terra), anidride carbonica, vapore acqueo, metano. E sappiamo come farlo: tramite la spettroscopia”. L’analisi, cioè, dello spettro della luce emessa, che rivela informazioni cruciali sulla composizione chimica della sorgente. A quanto pare, dunque, c’è solo da aspettare ancora un po’.